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Frutteti italiani, calo del 33% in 15 anni Scomparsi 140mila ettari di piante

In 15 anni gli alberi da frutto si sono ridotti di un terzo, con la scomparsa di 140mila ettari di piante di mele, pere, pesche, arance, albicocche e altri frutti alla base della nostra Dieta mediterranea. Il disboscamento delle campagne italiane è il risultato di un'invasione di frutta straniera, con importazioni salite del 37%

 
28 luglio 2015 | 15:11

Frutteti italiani, calo del 33% in 15 anni Scomparsi 140mila ettari di piante

In 15 anni gli alberi da frutto si sono ridotti di un terzo, con la scomparsa di 140mila ettari di piante di mele, pere, pesche, arance, albicocche e altri frutti alla base della nostra Dieta mediterranea. Il disboscamento delle campagne italiane è il risultato di un'invasione di frutta straniera, con importazioni salite del 37%

28 luglio 2015 | 15:11
 

Rischia di sparire il frutteto italiano, che si è già ridotto di un terzo (-33%) negli ultimi quindici anni con la scomparsa di oltre 140mila ettari di piante di mele, pere, pesche, arance, albicocche e altri frutti, che rischiano di far perdere all’Italia il primato europeo nella produzione di una delle componenti base della dieta mediterranea. È l’allarme lanciato in occasione della Giornata dell’ortofrutta al Padiglione Coldiretti a Expo con migliaia di agricoltori provenienti dalle campagne delle regioni insieme al presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, e al ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, e con la distribuzione di 20mila chili di frutta tra l’Esposizione di Milano e le iniziative nelle diverse regioni.



La superficie coltivata a frutta in Italia è passata da 426mila ettari a 286mila, un crollo netto del 33% in 15 anni. A determinare la scomparsa delle piante da frutto è stato il crollo dei prezzi pagati agli agricoltori che non riescono più a coprire neanche i costi di produzione. Il taglio maggiore ha interessato i limoni, con la superficie dimezzata (-50%), seguiti dalle pere (-41%), pesche e nettarine (-39%), arance (-31%), mele (-27%), clementine e mandarini (-18%).

Complessivamente la superficie italiana investita ad ortofrutta supera appena un milione di ettari, l’8% della superficie agricola utilizzata (Sau) a livello nazionale e produce il 26% della produzione agricola italiana (plv). La produzione ortofrutticola italiana oscilla mediamente attorno ai 23 milioni di tonnellate, di cui il 46% in volume di ortaggi in piena aria il 29% di frutta, il 12% di agrumi, il 7% di ortaggi in serra, il 6% di patate, lo 0,5% di leguminose. Il disboscamento delle campagne italiane è il risultato di una vera invasione di frutta straniera con le importazioni che negli ultimi 15 anni sono aumentate del 37% ed hanno quasi raggiunto i 2,1 miliardi di chili ma anche di un progressiva riduzione dei consumi da parte delle famiglie.

«Un trend drammatico che ha effetti pesanti sul piano economico e occupazionale per le imprese agricole, ma anche dal punto di vista ambientale e per la salute dei consumatori», ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel sottolineare che «occorre intervenire per promuovere i consumi sul mercato interno e per sostenere le esportazioni, che in quantità sono rimaste pressoché le stesse di quindici anni fa. Ci sono infatti segnali positivi di ripresa dell’economia che non vanno sottovalutati, come l’inversione di tendenza nei consumi di frutta in Italia che non si registrava dall’inizio della crisi, mentre opportunità possono venire anche dall’estero per il tasso di cambio favorevole».



A preoccupare è il blocco delle esportazioni dei prodotti ortofrutticoli dell’Ue verso la Russia a causa dell’embargo deciso da Putin, in vigore dal 7 agosto 2014 e recentemente prorogato al 6 agosto 2016, che porta a perdite dirette e indirette al settore ortofrutticolo nazionale. Perdite dirette per mancate esportazioni e indirette a causa di un appesantimento generale del mercato comunitario che deve essere compensato da misure adeguate da parte dell’Unione Europea.

Serve anche rimuovere gli ostacoli strutturali che determinano uno svantaggio competitivo per le nostre imprese, con regole armonizzate sulle importazioni dall’estero dove spesso vengono utilizzati prodotti chimici vietati in Italia, controlli qualitativi più stringenti anche sulla reale provenienza della frutta in vendita, senza dimenticare i costi aggiuntivi dovuti dall’arretratezza del sistema di trasporti, come il recente caso dell’autostrada siciliana ha drammaticamente evidenziato.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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