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Al Palermo Food Fest la buona cucina come strumento per annullare le barriere

Un momento di confronto tra professionisti, diversi per cultura, lingua e provenienza: il Palermo Food Fest è il luogo in cui la buona cucina è l’ ingrediente principale per annullare barriere geografiche o ideologiche

di Palma d’Onofrio
 
29 ottobre 2015 | 11:34

Al Palermo Food Fest la buona cucina come strumento per annullare le barriere

Un momento di confronto tra professionisti, diversi per cultura, lingua e provenienza: il Palermo Food Fest è il luogo in cui la buona cucina è l’ ingrediente principale per annullare barriere geografiche o ideologiche

di Palma d’Onofrio
29 ottobre 2015 | 11:34
 

Siamo a Palermo. L’estate, in altri luoghi d’Italia, comincia a sbiadire visi e ricordi, ma non qui, stare all’aperto è un benefit che si acquisisce solo vivendo in questo luogo situato nel cuore del grande mare mediterraneo. La location, non a caso è la fiera del Mediterraneo e, il virtuale Cicerone di questo festival è lo street food. Quale luogo migliore per celebrare questa modalità di cibarsi, Palermo, non è forse la città delle panelle, del pane c’a meusa, delle arancine? Il cibo di strada qui vanta ricette divenute capisaldi della cultura gastronomica siciliana e nazionale. Ricette nate dal dedalo di culture che si sono succedute su questa terra e che hanno forgiato l’eclettismo dei siciliani, Palermo è, quindi, il luogo giusto per creare un evento che metta a confronto cibo e cultura.



Ben trenta i paesi invitati ad accompagnare il visitatore alla scoperta di tradizioni e culture lontane, Israele, Russia, Singapore, Polonia… solo per citarne alcuni. Un tour che si snoda tra stand e truck, l’aria festosa da sagra paesana di un tempo è densa di stigghiole, di felafel, di fish&chips, fiumi di birra accompagnano le degustazioni. Un enorme palco campeggia su tutti, sulla cui ribalta ogni sera si succedono artisti e gruppi musicali, tra i tanti ingredienti che si stanno elaborando negli stand, la musica è quella che accomuna tutti e che contribuisce a rendere l’aria ancor più festosa. I balli scatenati della tarda serata ne sono la riprova. Personaggi straordinari attendono i visitatori negli stand, su tutti spicca l’energia, la bravura e la simpatia di Leon Lemaster (Israele), chef di levatura internazionale, arrivato a Palermo a rappresentare il suo paese, non si nega a domande, ci racconta i suoi piatti, felafel, insalate speziate, Mhakoda - una pietanza a metà strada tra una frittata e uno sformato, fatto con uova, cipolle e ben 17 spezie - da ultimo, una strepitosa insalata di fichi d’India.



Sembra banale ma, per noi che siamo abituati a mangiare il frutto in purezza oppure, come vuole l’ultima tendenza, protagonista di primi piatti, mangiare i fichi d’India conditi con cannella, amaretto, scorza di limone e zucchero di canna, è un’esperienza assolutamente da riprovare, almeno finché la stagione ce lo permetterà. Accompagnatela, a fine pasto, con un sorbetto al limone, il risultato sarà un dessert fresco e profumato, parola di chef Leon. Vederlo, più tardi, insieme allo chef Jossie Elbaz (Singapore), scatenarsi sul palco al suono della mitica Ymca, mi ha fatto sorridere, soprattutto pensando che sarebbe inimmaginabile vedere alcuni chef nostrani, mediatici e irraggiungibili, fare la stessa cosa.

Alla simpatia di chef Lemaster e chef Elbaz si affianca quella straripante e genuina di Nino “u ballerino”, palermitano Doc, il re dello street food. Il suo locale è meta obbligatoria per chi vuole farsi irretire dal cibo di strada palermitano; nel truck, qui in fiera, o nel suo locale nel centro città, Nino dispensa cibo e sorrisi. A suon di musica, compone, sotto gli occhi dell’avventore, il pane c’a meusa - panino con la milza - o il vassoio con “i cazzilli”, crocchettine di patate, con contagiosa energia.



Mettete insieme un gruppo di gastronomi, giornalisti, chef, ed ecco la delegazione pugliese, per conto de “l’Accademia di Gastronomia Storica” e di “Mordi la Puglia” arrivata nella città siciliana a rappresentare la cucina pugliese. Dopo un primo momento di adattamento, i nostri chef, Gianni Viceconte, Luca Cappelluti, Fabio Quaranta, Vincenzo Martinelli, trascinati dal carisma di Sandro Romano, hanno sfoderato le armi dello street food pugliese, rispondendo a felafel e arancine, preparando panzerotti e zeppole, raccontati ed elargiti al pubblico tra sorrisi, danze e simpatia. Mai sfidare i pugliesi, non sai mai quali carte “gastronomiche” tirano fuori!

E poi la Nip (nazionale italiana pizzaioli) con i suoi funamboli pizzaioli, la Federazione italiana pasticceria, gelateria e cioccolateria che ha sformato gigantesche cassate e vagonate di croccanti cannoli; tanti gli chef che hanno animato le varie serate, tra piatti della tradizione e moderne interpretazioni. La “salsiccia di tenerumi, pomodorini e ricotta su vastedda del Belice e miele di castagno” o “ il salmone marinato con bufala, fichi freschi, cucunci e olio alla cenere”, due antipasti dello chef Roberto Lombardo, rappresentano esattamente il connubio perfetto tra modernità e tradizione, due piatti interessanti ed esaltati dall’abbinamento con il Tranùi, di Fattorie Azzolino, un mix di cataratto, inzolia e chardonnay, intrigante e che parla di Sicilia.

Un evento che ha avuto un buon seguito tra il pubblico palermitano ma che ha, soprattutto, saputo creare, sotto la regia di Massimo Giambelluca, un momento di confronto tra professionisti, diversi per cultura, lingua e provenienza, momenti che arricchiscono e accrescono chiunque. Noi ci portiamo a casa la consapevolezza che la buona cucina, ovunque si realizzi, è sempre l’ ingrediente principale per annullare barriere geografiche o ideologiche. E di questi tempi di esodi e globalizzazione forzata non è poco. La cucina, premio nobel della pace, ma qualcuno ci ha mai pensato?

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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