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Frumento duro, la mappatura del genoma apre le porte a prodotti più salutari

Il completamento della mappatura del genoma del frumento duro ricopre un'importanza notevole nell’ambito della qualità dei prodotti derivati e anche per lo studio di malattie collegate al grano duro

 
13 luglio 2016 | 17:47

Frumento duro, la mappatura del genoma apre le porte a prodotti più salutari

Il completamento della mappatura del genoma del frumento duro ricopre un'importanza notevole nell’ambito della qualità dei prodotti derivati e anche per lo studio di malattie collegate al grano duro

13 luglio 2016 | 17:47
 

È stato completato il sequenziamento del genoma del frumento. Ad annunciare questo importante risultato è stato il Consorzio internazionale per il sequenziamento del genoma del frumento duro. Una scoperta che apre nuovi scenari nel settore agricolo, visto che sarà possibile selezionare delle varietà di frumento più resistenti a certi fattori climatici.

A giovare di questo passo avanti della ricerca sarà anche la salute dei consumatori, con la sequenza del genoma sarà infatti possibile migliorare le caratteristiche del frumento, in modo da offrire prodotti più salutari. Questo avanzamento scientifico ricopre un'importanza notevole anche nell'ambito dello studio di malattie umane collegate al consumo di grano duro come la celiachia.



«Il completamento della mappatura del genoma del frumento - commenta il ministro Maurizio Martina - è un traguardo raggiunto che ci riempie di orgoglio. Grazie ai nostri ricercatori l'Italia si conferma uno dei Paesi guida nello sviluppo degli studi scientifici nel settore agroalimentare. Un grande ringraziamento va allo staff dei ricercatori del Crea, che ha svolto un ruolo molto importante per raggiungere l'obiettivo. Si tratta di un punto di partenza fondamentale anche per lo sviluppo di uno dei filoni più importanti del nostro piano ricerca da 21 milioni di euro sulle biotecnologie sostenibili, che vede il frumento tra le aree più importanti di intervento. Un piano che punta a tutelare ancora meglio i fondamentali del modello agricolo nazionale: biodiversità e sostenibilità».

«I grandi cambiamenti climatici a cui è esposta l’Italia e la regione mediterranea - ha commentato Luigi Cattivelli, coordinatore del progetto e direttore del Centro per la genomica vegetale del Crea - costituiscono una sfida per la cerealicoltura e la disponibilità della sequenza del genoma del frumento duro rappresenta uno strumento essenziale per selezionare nuove varietà più produttive e resistenti agli stress, la cui coltivazione risulti economicamente conveniente anche nelle condizioni prospettate dai nuovi scenari climatici».
 
«I centri di ricerca italiani - ha sottolineato Aldo Ceriotti, coordinatore del contributo del Cnr - hanno avuto un ruolo importante in questo progetto. Il Cnr, attraverso il progetto Bandiera Miur “InterOmics”, ha contribuito a diversi livelli, e in particolare ha fornito tutte le informazioni di sequenza che sono state poi assemblate per ottenere una descrizione accurata del genoma del frumento duro. Il frumento duro è un’importante fonte di proteine, amidi e fibre. Con la sequenza del genoma a nostra disposizione sarà più facile migliorarne le caratteristiche qualitative e soddisfare le esigenze dell’industria e dei consumatori».

«Le ricadute applicative di questo progetto - ha osservato Roberto Tuberosa, coordinatore delle ricerche condotte presso l’Ateneo bolognese - aumenteranno la competitività della filiera della pasta e consentiranno di offrire al consumatore alimenti più salubri ed in grado di prevenire varie malattie croniche. La disponibilità della sequenza consentirà inoltre di capire meglio l’evoluzione e l’origine del frumento da pasta e offrirà opportunità uniche per valorizzare al meglio la biodiversità genetica dei frumenti antichi».

Il completamento di questo progetto consolida la leadership italiana nella ricerca sul frumento duro e offre nuove opportunità per sviluppare una cerealicoltura più redditizia ed ecosostenibile. Da parte italiana il progetto è stato finanziato dal Cnr attraverso il progetto bandiera Miur “InterOmics”, dal Crea e dall’Università di Bologna.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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