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Crolla la produzione di miele in Italia Tra le cause pesticidi e clima

L’inquinamento ambientale e l’utilizzo di pesticidi hanno provocato la diminuzione della produzione di miele in Italia, dove solo nel 2016 se ne produrranno 400 tonnellate in meno rispetto all’anno precedente

di Mariella Morosi
 
09 settembre 2016 | 15:11

Crolla la produzione di miele in Italia Tra le cause pesticidi e clima

L’inquinamento ambientale e l’utilizzo di pesticidi hanno provocato la diminuzione della produzione di miele in Italia, dove solo nel 2016 se ne produrranno 400 tonnellate in meno rispetto all’anno precedente

di Mariella Morosi
09 settembre 2016 | 15:11
 

Per il miele italiano il 2016 sarà archiviato come uno dei peggiori degli ultimi 35 anni. Se ne produrranno oltre 400 tonnellate in meno rispetto al 2015. Le cause sono da ricercare nell’inquinamento ambientale dovuto all’uso di pesticidi in agricoltura e, soprattutto quest’anno, alle condizioni climatiche avverse. L’allarme è stato lanciato a Roma dalla Conapi, il Consorzio nazionale apicoltori, rappresentato dal presidente Diego Pagani che, insieme a Giancarlo Naldi dell’Osservatorio nazionale miele, ha reso noto il rapporto annuale. È intervenuto al convegno Andrea Olivero, viceministro alle Politiche agricole, alimentari e forestali, con delega all'apicoltura.



La crisi della produzione di miele non è solo italiana ma è estesa all’intera Europa, comprese aree geografiche come i Paesi dell’Est, solitamente grandi produttori. Oltre alla presentazione del dato estremamente negativo, è stata sottolineata l’importanza di sensibilizzare l’opinione pubblica e le autorità competenti su questa crisi e sui rischi ad essa connessi, non solo per la sopravvivenza economica del comparto, ma anche per l’equilibrio dell’intero eco-sistema.

«Il miele italiano è sicuramente un’eccellenza - ha detto Andrea Olivero - e tra i migliori lavorato in purezza e le api sono bioindicatori della salute dell’ambiente. Per questo serve una strategia complessiva e condivisa di tutto il comparto. Il ministero delle Politiche agricole intanto si impegna a rafforzare il compito di mantenere alto il livello di vigilanza e di dare continuità alle iniziative di sostegno al settore».

Il solo miele di acacia bio è passato dalle 437 tonnellate prodotte nel 2015 alle 184 tonnellate di quest’anno; quello di acacia convenzionale è precipitato da 266 a 91 tonnellate; quello di agrumi è sceso da 54 a 35 tonnellate per la produzione bio e da 174 a 148 tonnellate per quella convenzionale. Tutto questo nonostante il costante aumento degli alveari messi a produzione (22.200 contro i 19.916 del 2015 nel caso del miele di acacia bio, 15.069 contro i 13.055 del 2015 per quello convenzionale; 3.255 contro 2.212 del 2015 per quello di agrumi bio).

I dati forniti mostrano come nel 2016 la produzione di miele sia andata addirittura peggio del 2008, la più scarsa in assoluto a causa dei danni causati agli alveari dall’uso dei neonicotonoidi nelle colture del mais. Ne scaturì, da parte della rete nazionale di monitoraggio Apistico, il progetto di ricerca Apenet sulle problematiche legate allo spopolamento delle famiglie delle api. Nel nuovo progetto BeeNet, che sarà realizzato con il massimo coordinamento con le regioni, dalle api biondicatori dell’ambiente, si desumeranno le problematiche legate agli avvelenamenti da pesticidi.

I dati Conapi non si discostano dall’analisi di Giancarlo Naldi dell’Osservatorio nazionale miele, che però aggiunge anche una nota positiva, ovvero che il settore è in crescita e soprattutto che è in crescita la professionalità.

«Sulle oltre 42mila aziende censite in Italia - ha detto Naldi - ben 20mila hanno partita Iva, per cui si tratta di professionisti che producono reddito con questo tipo di attività». Per Diego Pagani la sopravvivenza degli alveari è strategica perché oltre il 70% delle piante di cui si nutre l’uomo è impollinata dalle api. È necessario quindi agire in stretta collaborazione con gli apicoltori che sono in realtà allevatori.

«Chiediamo agli estimatori del prodotto - ha aggiunto Naldi - di porre la massima attenzione a ciò che acquistano, controllando attentamente l’etichetta. Soprattutto quando il prodotto è scarso, con inevitabile aumento del prezzo, si moltiplicano fenomeni di contraffazione, mentre sugli scaffali arrivano mieli di provenienza estera di dubbia qualità. L’Italia ha scelto una tracciabilità più forte rispetto ad altri Paesi».

La Conapi nata nel 1985 dall'unione di varie cooperative di apicoltori rappresenta un modello completo di filiera del miele, dalla scelta dei territori alla produzione fino al confezionamento e alla commercializzazione con il brand Mielizia. Il prodotto lavorato ammonta a 2.500 tonnellate - di cui il 40% biologico - proveniente da 75mila alveari in tutt'Italia di 600 apicoltori.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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