Tonnellate di bresaola destinata ai salumifici della Valtellina lavorata da carne scongelata e scaduta. L'hanno scoperta alcuni funzionari dell'ispettorato centrale di controllo della qualità del ministero delle Politiche Agricole nel corso di un controllo effettuato il 18 maggio scorso in uno stabilimento per la lavorazione di carni in provincia di Milano, dove sono state sequestrate 2,5 tonnellate di carne bovina proveniente dall'Uruguay "in evidente stato di alterazione" e con "colore e odore anomali".
La carne era stata registrata con una scadenza dell'8 maggio e faceva parte di una partita da 4,6 tonnellate destinata a uno stabilimento della Valtellina per il confezionamento della bresaola. La carne è stata scongelata il primo maggio ma poi, data la pessima qualità del prodotto, è stata riconfezionata con l'indicazione della scadenza 8 maggio, e rispedita alla ditta di provenienza, la quale ha rigirato poi 2,1 tonnellate ad un altro stabilimento della Valtellina che l'ha effettivamente lavorata per produrre la bresaola. L'intera partita ha un valore che si aggira intorno ai 34mila euro.
L'indagine, a Milano, è condotta dal pm Nicola Balice. Allo stato è stata iscritto una sola persona nel registro degli indagati, secondo gli inquirenti, la scoperta rientra in un fenomeno ben più vasto ai danni della salute dei consumatori.
Zaia: Deplorevole la speculazione sulla carne per bresaola
«In questo periodo è sulla bocca di tutti l'influenza che nel nostro Paese è perlopiù mediatica e non ha nessun rapporto con l'alimentazione. altri invece sono gli attentati che vengono indirizzati alla salute del consumatore: sono costretto a elencare l'ennesimo, deplorevole caso di vergognosa speculazione ai danni della salute dei consumatori». Il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia commenta il sequestro effettuato dall'Ispettorato Controllo di Qualità di 2,5 tonnellate di carne bovina decongelata e destinata a produrre bresaola della Valtellina Igp.
«Questa operazione è un'ulteriore sconfitta subita da chi attenta alla salute a cui noi opponiamo controlli minuziosi che riportiamo alle autorità competenti. Ogni sequestro di cibo avariato, oltre al valore specifico - aggiunge il Ministro - serve da deterrente a vasto raggio e fa comprendere che nessuna tolleranza verrà mai adottata nei confronti di chi attenta alla salute dei cittadini».
«A dimostrazione della quantità e della pessima qualità di questi prodotti - aggiunge il ministro Zaia - sto continuando a riempire il 'frigo degli orrori” che ha dentro tutte quelle porcherie che abbiamo sequestrato in questi mesi».
Triplicato nel 2009 l'import di carne uruguayana per la bresaola
Nel 2009 sono più che triplicate (+355%) le importazioni in Italia di carne bovina dall'Uruguay che sono in gran parte destinate alla produzione di bresaola della Valtellina. è quanto afferma la Coldiretti, sulla base di una analisi dei dati Istat relativi al primo bimestre dell'anno, nel chiedere l'immediato avvio di controlli sanitari dopo il sequestro di 4.588 chili di carne avariata di provenienza uruguaiana destinata alla produzione di bresaola in uno stabilimento della Valtellina.
La stessa Unione Europea ha avanzato seri dubbi sulla qualità della carne importata dai paesi del Sudamerica tanto che a partire dal 31 gennaio 2008 le importazioni di carne bovina dal Brasile sono autorizzate solo se provenienti da un elenco di allevamenti selezionati «che rispettano interamente gli obblighi comunitari in materia di importazione». Anche per questo le importazioni dal Brasile sono crollate e si sono impennate quelle dall'Uruguay che hanno raggiunto ben 1,6 milioni di chili nei primi due mesi del 2009 (+355%).
Resta il fatto che l'uso strumentale di una denominazione di grande eco come la bresaola per giustificare importazioni a basso costo ed elevato rischio sanitario è un grave attentato ai veri interessi dell'agricoltura italiana e dei suoi imprenditori a vantaggio del falso Made in Italy che nulla ha a che fare con la materia prima nazionale. Per questo è necessario estendere a tutti i prodotti l'obbligo di indicare la provenienza della materia prima impiegata per consentire scelte di acquisto consapevoli ai consumatori.
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