Parliamoci chiaro, il difetto sta nel manico ed è la conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, che i marchi Dop o Igp non bastano per garantire la genuinità e la salubrità di un prodotto. Non può certo essere un solo caso accertato a mettere in dubbio la credibilità di un sistema certamente virtuoso, ma è indubbio che dalla scorsa settimana l'immagine della Bresaola della Valtellina è in discussione. Da sempre si sapeva che la carne utilizzata per uno dei prodotti simbolo della Valtellina non era certo autoctona. E questo è uno dei problemi di fondo di un disciplinare un po' bizzarro. La provenienza dal Sud America è andata talmente aumentando anno dopo anno che una delle più importanti aziende del settore è oggi partecipata da un gruppo zootecnico brasiliano. Ma fino allo scandalo dei giorni scorsi si diceva che si acquistava carne in Argentina prima, in Brasile poi ed ora in Uruguay solo perché non se ne trovava abbastanza di alta qualità in Italia e in Europa...
Lo scoprire che la carne può non essere di qualità, e addirittura congelata e avariata, ha gettato nello sconforto la gran massa degli estimatori di un prodotto ritenuto fra quelli di più alta gamma per quanto riguarda la carne conservata. E a maggior ragione preoccupa il sostanziale silenzio fino a oggi dei politici locali e i tentativi un po' goffi del Consorzio di salvare un'immagine decisamente imbrattata da quest'azione che colpisce al cuore un territorio emblema di serietà e qualità.
Fa piacere sentire il Consorzio della bresaola rassicurare sulla non entrata in commercio di quelle partite fatte con carne avariata. Peccato che la tutela è venuta da altri enti e dal sequestro ordinato dalla magistratura. Ma chi può garantire che quell'azione a delinquere non sia già stata compiuta in passato e, soprattutto, che non abbia coinvolto in precedenza anche altre aziende? Poiché siamo fra coloro che credono all'onestà della stragrande maggioranza dei produttori valtellinesi chiediamo al Consorzio un gesto simbolico: l'espulsione dell'azienda che ha compiuto questo reato contro il buon nome della bresaola e contro la salute pubblica (il reato è stato accertato). E se si vuole aspettare per finto garantismo la sentenza, almeno si sospenda cautelativamente l'azienda dal poter utilizzare il marchio Igp. Ugualmente va vietato ogni rapporto commerciale con l'azienda milanese che ha venduto queste partite di carne avariata a cui ha cambiato la data di scadenza.
In attesa che qualcuno vada in carcere, la trasparenza è l'unica azione che può restituire l'onorabilità ai produttori onesti. Poi, col tempo, si potrà anche pensare di cambiare il disciplinare o incentivare un allevamento di bovine in loco come proponeva lucidamente oltre un anno fa l'assessore regionale Luca Ferrazzi, così da garantire realmente una tracciabilità e una filiera di qualità. Al momento si deve però uscire in fretta da un'emergenza che può portare a un progressivo distacco da una bresaola sotto sospetto, così come sempre succede in Italia. Tocca al Consorzio e ai politici locali cercare di evitare un disastro dalle conseguenze pesantissime. In assenza di ciò il mercato potrebbe punire tutti indiscriminatamente. E questo sarebbe un vero dramma perché potrebbe portare alcune aziende, in crisi, ad abbassare ancora di più i livelli di qualità degli approvvigionamenti.
Ciò che serve è un vero scatto di reni dei politici che non possono pensare solo di promuovere i prodotti italiani quando è facile. Anzi, a volte è talmente facile che non si pensa ai rischi che ciò può provocare nel sistema. Per restare in Lombardia basterebbe ricordare le polemiche scatenate fra i ristoratori bresciani non certo felici del fatto che l'on. Viviana Beccalossi, già apprezzata assessore regionale all'agricoltura, abbia elogiato a Brescia le scelte di McDonald's per l'utilizzo di prodotti alimentari italiani. Francamente non crediamo che il 'promuovere” i fast food, fino a ieri nella 'black list” ministeriale, possa arrecare molti danni alla ristorazione seria, ma è indubbio che un po' più di tatto in un momento di crisi come questo non avrebbe certo fatto male. Se si deve lodare una catena Usa al centro di polemiche solo perché usa grana padano o carne Cremonini, cosa si dovrebbe dire dei 100mila ristoranti italiani che da sempre usano prodotti italiani? Soprattutto se magari propongono le bresaole 'giuste” e non quelle che qualche politico vorrebbe oggi difendere con un colpevole silenzio a copertura d chi ha truffato...
Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.net
Articoli correlati:
Carne scaduta dall'Uruguay. Lombardia, i controlli sono una garanzia
Tonnellate di carne scaduta per la produzione di bresaola
La Cucina della Ciociaria contesta il nuovo panino cafone di McDonald's