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Perron, presidente di Assobirra: «Cresca la cultura della birra»

La produzione italiana è in mano a multinazionali praticamente per il 90%. Materie prime per la maggior parte importate, soprattutto da Francia, Germania e Repubblica Ceca. Dopo il calo dei consumi (-9%) dei primi quattro mesi del 2009, si spera che con la stagione calda ci sia una ripresa

 
10 giugno 2009 | 11:31

Perron, presidente di Assobirra: «Cresca la cultura della birra»

La produzione italiana è in mano a multinazionali praticamente per il 90%. Materie prime per la maggior parte importate, soprattutto da Francia, Germania e Repubblica Ceca. Dopo il calo dei consumi (-9%) dei primi quattro mesi del 2009, si spera che con la stagione calda ci sia una ripresa

10 giugno 2009 | 11:31
 

Piero PerronPiero Perron (nella foto), presidente di Assobirra, è intervenuto a Torre de' Roveri (Bg), nel centro di formazione permanente della Quattroerre, alla presentazione di 'Professione: birra”, iniziativa che si propone di educare gli operatori del settore Horeca sul pianeta birra.

Come mai la sua presenza alla presentazione di questa iniziativa?
«Ci interessa tutto quello che ha a che fare con l'educazione alimentare e il consumo responsabile. Il nostro compito principale sono le pubbliche relazioni, dare alla birra in Italia quella maggiore dignità che deve avere, quindi ci interessa anche questa iniziativa. Ci sono già ristoranti che propongono una lista delle birre, ma sono ancora pochi. Penso che la cultura della birra abbia ancora parecchia strada da fare».

Come stanno andando i consumi di birra in Italia?
«Nei primi quattro mesi del 2009 abbiamo registrato un calo di consumi intorno al 9%, imputabile un po' alla stagione piuttosto fredda e piovosa e un po' alla crisi economica generale. Pensiamo che con il primo caldo i consumi riprenderanno».

Cosa pensa del fatto che la produzione di birra in Italia è in mano a multinazionali praticamente per il 90%? La sola Heineken ha il 32% del mercato nazionale.
«Queste grandi società hanno razionalizzato la produzione, ma stiamo tranquilli: la birra non è delocalizzabile, gli stabilimenti resteranno in Italia, vicini ai luoghi di consumo. La birra, soprattutto quella alla spina, va bevuta al più presto dopo la messa in commercio».

A proposito di freschezza, come sta andando il consumo della birra alla spina?
«Si è attestata sul 15% del totale, ma era arrivata al 20%. C'è stata una leggera flessione».

Da dove provengono le materie prime per la produzione?
«La produzione italiana di malto copre il 40% del fabbisogno, il resto viene da Francia e Germania. Anche il luppolo viene per la maggior parte da Germania e Repubblica Ceca: del resto, per produrlo di qualità ci vuole un clima continentale che in Italia non c'è».

Cosa pensa dei birrifici artigianali che anche in Italia si stanno moltiplicando?
«Non è un settore facile. Occorre tanta passione per questo lavoro, per presentare sul mercato birre originali, che si facciano apprezzare perché valgono e dicono qualcosa di diverso rispetto ai grandi birrifici. Non abbiamo nulla in contrario, anzi una parte di questi birrifici sono iscritti alla nostra associazione».

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