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Alla guida di Fipe e Confcommercio ci vogliono anche i piccoli imprenditori

Nel corso degli Stati generali del commercio, svoltisi a Milano, i piccoli commercianti hanno fatto sentire la loro voce, protestando in piazza contro la liberalizzazione delle aperture e contro la Grande distribuzione

di Matteo Scibilia
Responsabile scientifico
 
07 febbraio 2013 | 16:19

Alla guida di Fipe e Confcommercio ci vogliono anche i piccoli imprenditori

Nel corso degli Stati generali del commercio, svoltisi a Milano, i piccoli commercianti hanno fatto sentire la loro voce, protestando in piazza contro la liberalizzazione delle aperture e contro la Grande distribuzione

di Matteo Scibilia
Responsabile scientifico
07 febbraio 2013 | 16:19
 

Il 4 febbraio scorso hanno avuto luogo a Milano gli “Stati generali del commercio”, promossi dalla Regione Lombardia per fare il punto su quanto realizzato dalla Regione nel settore del commercio nel corso della legislatura che sta volgendo al termine e per elaborare «idee e proposte per il sostegno al settore in vista della prossima legislatura regionale». Nel corso della mattinata si è svolto il confronto istituzionale dando la parola ai rappresentanti delle associazioni di categoria e dei sindacati del comparto, mentre nel pomeriggio si sono realizzati in contemporanea tre “focus” tematici su consumi, commercio e politica.



In riferimento a questo incontro, con la protesta dei piccoli commercianti contro la grande distribuzione, ritengo che sia arrivato il momento che anche nel mondo dei pubblici esercizi la protesta diventi motivo di critica, sollevando il problema che anche in Fipe-Confcommercio la presenza della “grande ristorazione commerciale” (tipo Autogrill, McDonald’s e altre catene) è in contrasto con le aziende di tipo familiare, ossatura del nostro sistema.

Non è possibile che il contratto di lavoro (e non solo) sia gestito dai sindacati e dai rappresentanti di queste grandi aziende, che possono utilizzare incentivi e modalità di lavoro a cui i piccoli non possono neanche lontanamente accedere. E incredibilmente, allo stesso tavolo, nel direttivo Fipe ci sono le aziende dei ticket restaurant, quindi la controparte e i pubblici esercizi, condizionati da clausole e commissioni capestro, clienti delle stesse società dei tickets. Non è una situazione possibile e più sopportabile.

Un grande sindacato come Confcommercio non può, purtroppo, rappresentare tutto e tutti, senza distinzioni di grandezza aziendale. Un esempio tipico: le norme di sicurezza sul lavoro e di igiene sono ben diverse in Autogrill rispetto a un bar con due dipendenti. Bisogna cambiare.

La protesta dei piccoli commercianti
A proposito della protesta della piccola distribuzione contro il provvedimento di liberalizzazione delle aperture festive e contro la Gdo, riportiamo qui sotto integralmente una lettera aperta (datata 5 febbraio) di Gianluca Brambilla (nella foto sotto), consigliere della Camera di commercio di Monza-Brianza e vicepresidente di Confcommercio Monza-Brianza, che ha partecipato attivamente alla manifestazione.


Ieri ho partecipato agli Stati generali del commercio. Ho capitanato un gruppo di commercianti che si sono resi disponibili a far sentire la loro voce (con tanto di fischietti) smettendola di essere garbati e mettendoci la faccia. Abbiamo recitato la parte dei “duri e puri” di Confcommercio contro i boss di Federdistribuzione. Abbiamo ottenuto un importante risultato: abbiamo dimostrato che non è vero che i commercianti non si mobilitano, anzi!

Gianluca BrambillaSe ieri ogni Ascom Lombarda avesse fatto il lavoro del Direttore Poppi e della Giuliana, in Regione sarebbero arrivati decine di pullman e il Palazzo avrebbe tremato. Se è vero che Federdistribuzione è divisa da Confcommercio, devo anche rilevare che Confcommercio è divisa su come relazionarsi in futuro con la Gdo. Da una parte il Segretario Generale Costa che non vuole più nessun tipo di dialogo, come credo il Direttore Generale Rivolta mentre alcuni settori, forse lo stesso Presidente Sangalli, sarebbero per un recupero delle relazioni. Molti tacciono prudentemente (e opportunisticamente) attendendo l’evoluzione dei fatti.

Come la penso io? Ve lo spiego subito. Ieri ho capito una cosa: la differenza che c’è tra noi (i Carnelli, i Sala, i Preziosa ecc) ed i soci di Federdistribuzione, che spesso sono piccoli imprenditori come noi ma che hanno aderito ad un insegna, un gruppo d’acquisto, un franchising, è il livello di autonomia imprenditoriale.

Non è vero che noi siamo “piccoli” e loro “grandi”! È che noi siamo gelosi della nostra libertà di fare impresa, vogliamo essere al 100% padroni a casa nostra e non accettiamo di perdere un minimo di sovranità nelle nostre decisioni. Loro, invece, compresi i grandissimi come Esselunga oppure Auchan, si alleano in continuazione tra di loro (con le varie centrali acquisti e di negoziazione) e fanno sinergia conto i fornitori; si uniscono e fanno lobby a Roma e nelle Università; fanno gruppo e, come ieri, intervengono ai convegni con i loro massimi dirigenti che stabiliscono relazioni personali con i funzionari della Regione (dei paraculi spaventosi, quasi imbarazzanti).

Da oggi non userò più il termine “piccoli” e “grandi”. È superato e non rappresenta la realtà delle forze in campo. Da oggi dirò “Regolamentisti” (cioè noi di Confcommercio) e “Ultraliberisti” (quelli di Federdistribuzione). Noi siamo per un mercato regolato, ordinato, pianificato in orari e aperture, in saldi e promozioni, che tuteli l’autonomia del singolo. Noi siamo per regole che permettano ad un’azienda di vivere decorosamente. Noi mettiamo l’imprenditore sullo stesso piano del consumatore in materia di diritti e doveri. Loro sono per il liberismo totale che pone il cliente-consumatore-individuo (me lo hanno detto ieri loro!) al di sopra di tutto, anche delle loro vite personali (che poi è la vita dei loro dipendenti, non quella dei dirigenti che la domenica vanno a sciare con la moglie, mica in negozio).

A quale conclusione voglio arrivare? È semplice! Se veramente i soci di Confcommercio vogliono sopravvivere a questa Grande Crisi Moderna, se vogliono essere Regolamentisti sul serio, se sono desiderosi di difendere la loro autonomia ed essere liberi in casa propria, devono accettare di alzare le chiappe ogni volta che c’è da difendere i propri interessi: OGNI SANTA VOLTA! Se pensano invece che l’azione sindacale si esaurisca pagando la quota associativa e delegando al Presidente pro tempore dell’Ascom la tutela dei loro interessi come avveniva ai tempi di Pini (padre) o Carnelli (padre), non hanno capito che i tempi sono cambiati. Per essere padrone a casa tua devi scendere in piazza a tutelare i tuoi interessi. Per contrastare gli Ultraliberisti che strizzano l’occhio ai consumatori (stiamo aperti h 24 per 7/7 per voi cari clienti...) dobbiamo far sentire la nostra presenza nei Palazzi da quei paraculi di Politici ed Amministratori Pubblici.

Non ci credete? Ieri il Vicepresidente Borghi mi diceva che è intervenuto per calmare le truppe perché Cobolli Gigli aveva iniziato a tremare (fisicamente) e quando io sono andato a tranquillizzato, lui spaventato dalla mia mole, mi ha abbracciato! Sì ragazzi, dobbiamo esserci FISICAMENTE. Dobbiamo essere PRESENTI DI PERSONA! Dobbiamo TESTIMONIARE PERSONALMENTE e dobbiamo dimostrare di ESSERE UNITI ED ESSERE NUMEROSI, come ci insegna la Storia. Se il Palazzo non trema, ti saluto!!

Vi sembro eccessivo? State pure a casa vostra, nelle accoglienti mura dei vostri negozi e vedrete che fine faremo... non entrerà più nessuno! Gli Ultraliberisti ci avranno bagnato il naso! Orgoglioso di essere parte di Confcommercio, vi saluto, applaudendo tutti coloro che lunedì scorso in auto e ieri in Regione hanno capito che per il bene del nostro futuro bisogna metterci fisicamente la faccia!

Video: Brianza Channel Tv

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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