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Maria Teresa Bandera è presidente Apes Nuovi programmi per i pizzaioli europei

L’assemblea dei soci Apes ha nominato all’unanimità Maria Teresa Bandera, già segretario generale dell’associazione, nuovo presidente. Vittorino Coatti è vice presidente. Stabiliti anche i vari di programmi di formazione

 
16 ottobre 2013 | 09:43

Maria Teresa Bandera è presidente Apes Nuovi programmi per i pizzaioli europei

L’assemblea dei soci Apes ha nominato all’unanimità Maria Teresa Bandera, già segretario generale dell’associazione, nuovo presidente. Vittorino Coatti è vice presidente. Stabiliti anche i vari di programmi di formazione

16 ottobre 2013 | 09:43
 

Maria Teresa BanderaIl presidente Antonio Primiceri, ultimamente, diceva nei suoi discorsi: «Il risultato che volevo, l’ho ottenuto: il pizzaiolo ha ora una sua dignità professionale» e nessuno, di chi sapeva e aveva vissuto con lui quei tempi, osava contraddirlo. L’assemblea generale Apes ha deliberato ora la nomina di presidente a Maria Teresa Bandera (nella foto), che da sempre ha accompagnato Antonio Primiceri nel suo lavoro e con lui ha condiviso le varie scelte che hanno permesso ad entrambi di arrivare alle mete odierne di notorietà comunicativa. Vice presidente Vittorino Coatti, e nuovo segretario generale Monica Gradilone, già direttore dei corsi professionali dell’associazione.

L’assemblea ha altresì deliberato nuovi personaggi chiave per l’attività in programmazione:
- Referente per le dinamiche professionali: Alessandra Zerbin
- Referente Interculturale: Giorgio
- Associati Apes: Generoso Ferrara 
- Ricerca e Sviluppo: Luca Mantovani
- Referente per la Formazione: Enrico Pezza Referente
- Iniziative Speciali: Domenico Todisco Referente
- Iniziative Expo 2015: Giancarlo Pesenti

I nuovi programmi dell’Associazione:

  • Certificazione delle competenze nel percorso formativo per le pizzerie
  • Riconoscimento e certificazione di qualità per gli istruttori e formatori didattici Apes
  • Le Vie della Pizza: percorso virtuale dall’Italia e nel mondo
  • Pizza Pane e Pasta Fresca a San Paolo
  • Emigrazione e solidarietà
Alla fine degli anni '70, dopo gli anni dell’austerity, nel settore della ristorazione e dell’alta gastronomia, la pizzeria e il pizzaiolo erano raffigurati come i suoi parenti poveri. La stessa città di Napoli, da cui era partito nell’immaginario collettivo il grande marketing a favore della “pizza napoletana”, sembrava non dare spazio e valore, proprio in casa sua, a questa particolare figura professionale.

La fondazione dell’Associazione pizzaioli europei e sostenitori, nel 1981, fu un vero colpo di genio ad opera di uno sparuto gruppo di ristoratori che avevano avuto l’ardire di definirsi umilmente “pizzaioli”. Alcuni di loro erano pizzaioli emigrati all’estero (da cui la scelta di associazione europea). Il consiglio nominò Antonio Primiceri, presidente europeo e Luigi Mengozzi, presidente italiano.

Antonio, era sì figlio d’arte, suo padre era un apprezzato pizzaiolo dell’epoca, ma a questa arte aveva affiancato la sua passione di ragazzo curioso del mondo: scrivere! E divenne ben presto giornalista, conducendo e introducendo capillarmente l’associazione verso programmi di comunicazione mirata: giornali e televisioni parlarono del fenomeno pizza.

La famosa "Pattuglia Acrobatica" nacque dall’idea di un altro giornalista-scrittore, suo amico, Vincenzo Buonassisi, presidente dei Probiviri dell’Apes e si moltiplicarono i concorsi e i seminari sui tanti temi professionali che vedevano coinvolta questa categoria.

Risultato di questa “infiltrazione” capillare nel mondo? Aziende e industrie scoprirono ben presto la valenza economica della pizza e si fiondarono con entusiasmo verso nuovi tipi di produzioni alimentari, ma anche e soprattutto, verso attrezzature mirate, in modo da sostenere al meglio questa attività emergente che riscuoteva sempre più consensi entusiastici, sia presso i clienti, sia presso i consumatori.
 
Quando sorsero altre associazioni sull’onda di questo primo successo, i concorsi dei pizzaioli iniziarono a moltiplicarsi e Antonio Primiceri pensò bene di uscirne. Amava tutto ciò che era nuovo, inusitato, unico. Indirizzò quindi l’attività sociale verso un diverso modo di comunicare: in primo luogo la vera formazione professionale (che dovrebbe essere alla base di ogni mestiere), alla certificazione dell’attività, alla formazione formatori e infine allo stesso consumatore attraverso incontri mirati, non tanto alla mera degustazione di prodotto, ma alla conoscenza degli ingredienti, su una base salutistica, idonea e soprattutto consona alle moderne scelte dietetiche.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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