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Mandrarossa all'Open Colonna A Roma il buon vino e cibo della Sicilia

All'Open Colonna di Roma approda dalla Sicilia la brigata Mandrarossa, marchio di punta delle cantine Settesoli. Degustazioni tipiche per l'intera giornata, per diffondere la tradizione enogastronomica siciliana

di Mariella Morosi
 
05 novembre 2013 | 10:44

Mandrarossa all'Open Colonna A Roma il buon vino e cibo della Sicilia

All'Open Colonna di Roma approda dalla Sicilia la brigata Mandrarossa, marchio di punta delle cantine Settesoli. Degustazioni tipiche per l'intera giornata, per diffondere la tradizione enogastronomica siciliana

di Mariella Morosi
05 novembre 2013 | 10:44
 

da sinistra: Antonello Colonna e Bonetta dall'OglioConclusa la vendemmia, la Brigata Mandarossa con un carico di buone bottiglie e cibi contadini si è rimessa in marcia per far conoscere tutto il buono della Sicilia, e in particolare delle felici terre di Menfi (Ag), il triangolo d'oro del vino siciliano. La festosa carovana è approdata all'Open Colonna di Roma dove lo chef Antonello Colonna (nella foto) è stato felice di ospitare ai fornelli le intraprendenti signore cuciniere capitanate da Bonetta dall'Oglio (nella foto), cuoca di casa Mandrarossa e ambasciatrice della cucina tradizionale delle terre sicane. Il cibo e il vino, del resto, sono le più tenaci espressioni dell'identità di un territorio.

Da tempo Mandrarossa, marchio di punta delle Cantine Settesoli, una cooperativa che conta 2mila soci e gestisce 6mila ettari vitati, ha avviato un progetto per recuperare le tradizioni della tavola contadina di queste terre a spiccata vocazione agricola, con attività di ricerca, rielaborazione e condivisione. La gestualità delle 25 donne della Brigata nel lavorare impasti, stendere la pasta, soffriggere e sfilettare ha affascinato Londra e presto, dopo Roma, affascinerà la Germania.

I dolci della festa, poi nucatoli e stelle, canniferi e cannoli di ricotta, sono il vertice assoluto, specialmente se accompagnati da un dolce come il Caladeitufi Doc Mandrarossa di vendemmia tardiva. Nella luminosa cornice del terrazzo del palazzo delle Esposizioni, da sei anni ristorante guidato dallo chef Colonna che vi ha trasferito da Labìco la sua famosa Porta Rossa, per un'intera giornata si sono svolte degustazioni guidate ed assaggi delle tipicità siciliane, dai formaggi come la vastedda del Belice e la ricotta ancora nei canestri di giunco, dai busiati alle infigghiulate, dalle sciavate al macco di fave con cicoria.

E poi pani al sesamo, olive, olio, cereali, pistacchi e mandorle: tutta la base di forme e sapori antichi, stratificati dalle diverse civiltà che si sono succedute nell'isola, dalla fenicia alla greca, dall'araba alla normanna fino alla spagnola. C'erano le tradizioni contadine, ma anche il territorio era presente con i vini, espressioni di vigneti che si estendono dalle colline fin quasi al mare dell'estremo sud della Sicilia.

Un mosaico di altitudini, esposizioni e pendenze ideali per varietà diverse, con proprietà frammentarie, di dimensione medio-piccola e gestite da una sola famiglia. Insieme a vitigni tradizionali come Grecanico, Grillo e Nero D'Avola, prosperano Merlot, Syrah, Chardonnay,Fiano,Viogner, Petit Verdot, Alicante Bouschet, Fiano e Sauvignon Blanc. Ne nascono vini di grande personalità e piacevolezza, in purezza o in blend.

In degustazione a Roma sono stati offerti soprattutto i vini territoriali, quelli che esprimono il piu' stretto legame col territorio. Nessuna etichetta porta nomi di fantasia, anche in questo è stato mantenuto il legame con i luoghi e le loro storie. Tra i bianchi molto apprezzati Urra di Mare e Santannella e tra i rossi il Bonera, il Cavadiserpe, il Timperosse e il Cartagho, insieme a tutta la linea dei monovarietali, i Cosatadune Grecanico Grillo e Nero d'Avola e i Mandrarossa Chardonnay, Fiano, Viognier, Syrah Cabernet Sauvignon e Merlot.

Degustazioni no stop si sono svolte al banco d'assaggio, allestito nel grande spazio centrale, oltre che presso le sei postazioni terra-cibo-vino in abbinamento ai piatti preparati dalle signore di Menfi, disponibili a dare ricette e a raccontare i segreti della cucina di casa. Erano stati realizzati il Banco dell'orto, dell'Olio e delle Erbe, degli impasti e del pane, quello della pasta fatta a mano, quello dei formaggi e dei dolci.

Due le degustazioni tecniche dedicate alle etichette di mare e di terra. Lo chef Antonello Colonna ha affiancato ai fornelli Bonetta Dall'Oglio e le sue signore, ha chiesto e assaggiato, entusiasta di una cucina semplice e gustosa. Ha anche assicurato che da ora in poi i vini Mandrarossa saranno in carta all'Open Colonna. È stata una giornata di festa in trasferta per i rappresentanti della comunità di Menfi a cui non poteva mancare Vito Varvaro, presidente della Settesoli, cantina solidamente legata ad una visione imprenditoriale moderna condivisa dai soci sia nel campo che in cantina.

Oggi gestisce il più grande vigneto d'Europa, con 6mila ettari vitati nell'Agrigentino tra Menfi, Montevago e Santa Margherita di Belice e tre stabilimenti.Ma più che i 50 anni della storia Settesoli quel che conta è il futuro dei giovani. C'è un loro ritorno all'agricoltura ma il problema - e non solo in Sicilia - è quello del reddito che essa può dare. «Siamo nelle mani del trade - ha detto Vito Varvaro - e le scelte devono essere manageriali.

Sono importanti i marchi ma anche i vitigni, e l'agricoltura per sopravvivere deve essere legata al turismo». E le iniziative in questa direzione non mancano, come i Vineyard Tour tra i filari nel periodo della vendemmia, e le degustazioni guidate delle signore della Brigata in giro per il mondo. Il bilancio della vendemmia 2003 - per Roberta Urso, responsabile delle relazione esterne - è stato più che positivo.

Si è cominciato presto a raccogliere, già a fine luglio con il Pinot Grigio, fino a concludere all'inizio di ottobre con il Grecanico e il Cabernet Sauvignon. Le temperature al di sotto della media stagionale e le escursioni termiche tra il giorno e la notte hanno favorito l'equilibrio vegeto produttivo dei vigneti con buone aspettative di ottimi bianchi e rossi equilibrati. Attualmente la produzione annua è 25 milioni di bottiglie ma si punta in tempi non lontani a raddoppiarle razionalizzando le potenzialità del territorio.

Al gradimento del prodotto per qualità e per l'ottimo rapporto qualità-prezzo si aggiungono incoraggianti numeri dell'export. Per le esigenze specifiche dei vari mercati, la linea Settesoli è quella per la Grande Distribuzione italiana e quella Inycon per l'estero. Molte le misure a salvaguardia dell'ambiente, qui adottate prima che altrove, come il fotovoltaico e in collaborazione con Attilio Scienza da tempo qui ci si impegna in vigneti sperimentali e microvinificazioni e nella ricerca di vitigni dimenticati che non hanno neppure un nome.

Della Sicilia del vino nella sua complessità si è parlato successivamente, sempre nella capitale, al Complesso del Vittoriano dove è allestita la grande mostra sul vino, al convegno “Verso il 2015. La cultura del vino in Italia”, alla presenza delle istituzioni dell'isola, di Diego Planeta, per decenni al timone della Settesoli, e di numerosi produttori.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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