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Bar tuttofare, e l’aperitivo non decolla

di Alberto Lupini
direttore
 
02 dicembre 2013 | 15:06

Bar tuttofare, e l’aperitivo non decolla

di Alberto Lupini
direttore
02 dicembre 2013 | 15:06
 

La ricerca è forse un po’ di parte. È realizzata per conto del gruppo Pavesi e comunicata attraverso il brand che vende sfilatini e sfoglie ad uso domestico. Come dire che “fa gioco” enfatizzare un incremento del rito dell’aperitivo in casa. Sta di fatto che almeno sui grandi numeri fotografa un trend che rappresenta anche in questo caso la crisi generalizzata. Se il 46% degli italiani sceglie un “fai da te” casalingo, non è perché siamo diventati tutti barman, o almeno baristi esperti. È che ci sono meno soldi e dovendo tagliare qualcosa la voce aperitivo, insieme a pranzo o cena, ha perso in molti casi la qualifica del “fuori casa”.

Certo un Negroni, un Bellini o un “della casa” consumati in un gradevole locale restano insuperabili, ma forse negli ultimi tempi si era un po’ rinunciato a qualcosa di speciale e anche gli 8 o 10 euro di media per un analcolico erano diventati pesanti per chi ne fa un rito quotidiano a cui difficilmente rinuncia.

Tornando alla ricerca, due elementi ci potrebbero forse aiutare a capire questo momento e cercare di riportare questo gesto di consumo ad un livello più alto negli esercizi pubblici. In primo luogo c’è il drastico abbassamento dell’età verso i giovanissimi, per i quali è solo un’occasione di stare insieme. Non vogliamo dire che qualunque cosa di alcolico ci sia nel bicchiere va bene, ma non crediamo di essere molto lontani. Solo gli over 45 sarebbero interessati a stuzzicare qualcosa prima di cena, senza un’occasione particolare. Per i trenta-quarantenni sarebbe un momento di relax, e anche qui non si capisce quanto conti la qualità di cosa si beve. La condizione di quasi disinteresse verso il contenuto è talmente generalizzata che in molti casi è facile sentire qualche giovane che chiede un “Prosecchino di Franciacorta”...

L’altro cambiamento, che dalla movida milanese è debordato in tutta Italia, è l’aperitivo inteso come sostituto di una cena e il food diventa l’elemento di richiamo maggiore rispetto al beverage. Qui la crisi si è innestata con i tentativi di troppi bar di fare cassetta, andando magari oltre le aspettative della stessa clientela o contro il buon senso. Montagne di pasta, tranci di focacce, fette di salame invece che fagioli e chi più ne ha più ne metta, girano da mezzogiorno al tardo pomeriggio fra frigoriferi e microonde, spesso con rispetto delle norme Haccp solo virtuali.

Conta mangiare e non già gustare un drink, un cocktail o comunque un buon vino. Se molti bar si sono trovati in crisi in questi ultimi mesi è perché hanno rinunciato a puntare su qualcosa che li poteva distinguere, trasformandosi in tavole calde. L’aperitivo ha perso il suo status che qualifica un locale e ha trascinato con sé l’immagine ormai degradata del locale. Non è vero che tutti sanno o possono fare tutto. In un ristorante serio, se non c’è un barman, in caso di aperitivo ci si limita a delle bollicine. Molti baristi hanno invece voluto occupare troppi spazi. E in ciò va evidenziata anche la distrazione di molti produttori, soprattutto di spirits, che hanno trascurato di investire sulla distinzione e la qualificazione dell’offerta. Non tutti sono come Campari che sa rappresentare al meglio un’atmosfera e un bisogno.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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04/12/2013 18:17:15
1) Analisi perfetta, è tutta colpa della liberalizzazione delle licenze
Analisi perfetta! Condivido totalmente l'analisi fatta dal VS. Dott.Alberto Lupini. Credo che bisognerebbe ritornare ad un livello di professionabilità un poco più alta, sia nella gestione di un bar, sia nella gestione di un ristorante ed in parte anche nella gestione di un Albergo. Da quando c'è stata la liberalizzazione delle licenze dei pubblico esercizio, abbiamo assistito all'apertura di un numero incredibile di esercizi senza che all'origine di queste iniziative ci fossero un minimo di preparazione e di consapevolezza per ciò che ci si accingeva a intraprendere. Il risultato di tutto questo, è sotto l'occhio di tutti coloro che vogliono vedere la triste realtà.
Gian Battista Gaddoni
Ristoratore-Albergatore
Albergo Ristorante Canè


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