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Bevande, bocciato l'emendamento che alza la quantità di frutta

L’emendamento che avrebbe dovuto portare la quantità minima di frutta nelle bevande dal 12 al 20% è stato bocciato in commissione Politiche europee alla Camera, scatenando le proteste nei confronti del ministro Martina

 
26 marzo 2014 | 17:54

Bevande, bocciato l'emendamento che alza la quantità di frutta

L’emendamento che avrebbe dovuto portare la quantità minima di frutta nelle bevande dal 12 al 20% è stato bocciato in commissione Politiche europee alla Camera, scatenando le proteste nei confronti del ministro Martina

26 marzo 2014 | 17:54
 

La commissione Politiche Ue della Camera ha bocciato l'emendamento del Pd alla legge comunitaria che porta al 20% il minimo di frutta (attualmente al 12%) nelle bevande analcoliche a base di frutta prodotte e commercializzate in Italia. Negli ultimi anni si è parlato molto della norma che di fatto metteva in commercio bibite al gusto di arancia senza contenerne, tuttavia, neanche una minima percentuale: si tratta della cosiddetta "aranciata senza arance", contro cui Italia a Tavola ha intrapreso una battaglia che ha portato la Camera a bloccare, nel 2009, un provvedimento che avrebbe penalizzato sia i consumatori che i produttori agrumicoli.

Il 26 marzo, è stato invece eliminato l'effetto dell'emendamento Pd che innalzava la quantità minima, già approvato a gennaio, contro il parere del governo Letta, che venne battuto in commissione Agricoltura. Dure le proteste dei deputati Pd nei confronti del ministro dell'Agricoltura, Maurizio Martina.



Ieri il sottosegretario Sandro Gozi aveva reso a sorpresa parere contrario sull'emendamento del Pd che innalzava la quantità minima di frutta che deve essere contenuta nele bevande analcoliche, prodotte in Italia. Un no che aveva mandato su tutte le furie i deputati del Pd. L'emendamento oggi è stato bocciato, scatenando le protese dei democratici.

Michele Anzaldi«Martina è il ministro delle Politiche agricole o delle multinazionali?», ha dichiarato l'on. Michele Anzaldi (nela foto a destra), deputato del Pd. «È singolare che invece di difendere gli interessi dei nostri agricoltori e consumatori, il ministro sulla quota di frutta nei succhi preferisca tutelare le grandi aziende e vada contro il voto espresso dalla commissione Agricoltura su impulso proprio del Pd».

«L'aumento della quota di frutta nelle bevande analcoliche - spiegano i deputati Pd - rappresenta una conquista che tutela maggiormente la salute dei consumatori, come dicono i medici, e dà impulso ai nostri produttori, in particolare quelli medi e piccoli. Una misura che sorprendentemente il ministro all'Agricoltura non ha voluto sostenere, andando contro il suo stesso settore di competenza. Un atteggiamento poco comprensibile: nel momento in cui i parlamentari del Pd mostrano di saper resistere alle pressioni, la sconfessione arriva proprio dal titolare del ministero competente».

Roberto MoncalvoLa Coldiertti precisa invece che l'aumento della quantità di frutta nelle bevande analcoliche avrebbe portato ad un un consumo di 200 milioni di kg di arance all'anno. «Dobbiamo prendere atto - dichiara il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo (nella foto a sinistra) -  che le più bieche lobby industriali sono riuscite ad avere il sopravvento sulla logica della salute e della qualità».

«La decisione - continua Moncalvo - getta nella più assoluta prostrazione i produttori di frutta, soprattutto del meridione e danneggia i consumatori italiani, in particolare i bambini che avrebbero diritto ad alimenti di qualità superiore».

Dello stesso avviso, il presidente di Assobibe, Aurelio Ceresoli (nella foto in basso a destra), che sostiene: «La proposta è un boomerang e rischia di danneggiare non solo i produttori, ma anche gli agricoltori e i consumatori. Le parlo da consumatore: oggi già esiste una vasta scelta tra bevande con diverso tenore di frutta e si possono comprare succhi contenenti anche il 50% o addirittura il 100% di frutta. Ma se l'emendamento che innalza il tenore minimo di frutta dal 12% al 20% nelle bibite rinfrescanti dovesse passare, varebbe solo per chi le produce in Italia. Quindi i nostri scaffali sarebbero invasi da bevande estere con percentuali di frutta inferiori, con danno enorme per le aziende italiane. Dietro quel 12% c'è uno studio sul gusto e sul gradimento dei consumatori. Un'aranciata o una limonata con il 20% di frutta sarebbero molto più aspre, quindi bisognerebbe aumentare la quantità di zucchero».

Aurelio CeresoliPensando ai produttori di frutta che hanno perso la possibilità di aumentare le vendite, Ceresoli afferma: «La quantità di frutta utilizzata per i succhi è irrisoria e usarne di più non sposterebbe di molto l'ago della bilancia. E non è così automatico che i produttori vadano a comprare più frutta in Italia».

Più moderata la Cia, che allarga la responsabilità a livello europeo, confidando nell'azione di Bruxelles. «Dispiace lo stop all'innalzamento della percentuale di frutta nelle bevande - dichiara la Cia - ma la questione, sempre abbastanza controversa, è e rimane europea. La palla deve passare a Bruxelles dove va deciso un provvedimento comune che riguardi tutti i 28 paesi membri».

In merito ad alcune dichirazioni non del tutto corrette della stampa nazionale, il ministero delle Politiche agricole è intervenuto, precisando che: “la norma non è riferita ai succhi di frutta, altrimenti regolamentati, bensì alle bevande analcoliche (per esempio il limoncino o le aranciate gassose), e solo a quelle prodotte in Italia”.

“Il parere già espresso dal precedente Governo in Commissione agricoltura sulla questione - continua il Ministero in una nota - era diretto ad evitare il rischio di far incorrere l’Italia in una nuova procedura d’infrazione, in quanto la Commissione europea ha evidenziato, tra l'altro, che l’aumento dal 12% al 20% del tenore di succo “naturale” nelle bevande analcoliche non è stato supportato da adeguate giustificazioni scientifiche e che la norma non è conforme con il principio della libera circolazione delle merci”.

“Il Ministero precisa inoltre che le ricostruzioni dei fatti che attribuiscono al Ministro, Maurizio Martina, l'espressione di un parere negativo, non corrispondono alla realtà. Il Ministro ha condiviso la scelta del Governo, rappresentata dal Sottosegretario Gozi, di rimettersi al parere della Commissione Politiche dell'Unione europea a causa dei numerosi e delicati rilievi mossi sulla praticabilità dell'emendamento stesso. Il Ministero continuerà a lavorare e sostenere tutte le iniziative compatibili con il quadro europeo volte a sostegno di un comparto così importante come per l'intero settore agricolo e agroalimentare”.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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