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Pubblici esercizi lombardi in difficoltà Stoppani: «No alla concorrenza sleale!»

Preoccupato dalla situazione allarmante dei pubblici esercizi lombardi, il presidente della Fipe scrive all'assessore al Commercio della regione, sollecitando interventi incisivi a tutela delle imprese. Regolamentazione delle sagre, soppressione della criminalità e revisione della programmazione comunale gli obiettivi prioritari

27 marzo 2014 | 15:20
Pubblici esercizi lombardi in difficoltà 
Stoppani: «No alla concorrenza sleale!»
Pubblici esercizi lombardi in difficoltà 
Stoppani: «No alla concorrenza sleale!»

Pubblici esercizi lombardi in difficoltà Stoppani: «No alla concorrenza sleale!»

Preoccupato dalla situazione allarmante dei pubblici esercizi lombardi, il presidente della Fipe scrive all'assessore al Commercio della regione, sollecitando interventi incisivi a tutela delle imprese. Regolamentazione delle sagre, soppressione della criminalità e revisione della programmazione comunale gli obiettivi prioritari

27 marzo 2014 | 15:20
 



Fipe-Confcommercio (Federazione italiana pubblici esercizi) scende in campo sulla questione dei pubblici esercizi in Lombardia e sui gravi problemi che stanno affrontando. Succede in seguito al convegno “Dillo alla Lombardia”, voluto dal presidente della Regione, Roberto Maroni, per verificare come le società lombarde recepiscano e poi applichino le misure adottate dalla Legislatura, ad un anno dal suo insediamento.

Preoccupato dall’assenza di una degna tutela nei confronti dei pubblici esercizi, costretti ad affrontare il calo dei fatturati, la concorrenza sleale e la perdita di produttività, il presidente di Fipe, Lino Stoppani, vuole approfondire il suo intervento al convegno, e si rivolge in una lettera ad Alberto Cavalli, assessore al Commercio, turismo e terziario della Regione Lombardia, nella speranza che si raggiunga una soluzione definitiva.

Revisione della programmazione comunale, regolamentazione delle sagre, installazione dei videogiochi nei pubblici esercizi, e lotta alla criminalità nel settore sono le questioni su cui Stoppani richiama con forza l’attenzione e chiede interventi immediati.

L’intervento del presidente Stoppani nasce, non a caso, nel periodo in cui in Italia e soprattutto a Milano è partito il conto alla rovescia per Expo 2015, la cui risonanza è tale da non poter lasciare invariate certe situazioni che influiscono negativamente sul sistema imprenditoriale italiano. La speranza è dunque quella di introdurre una maggiore disciplina, che non lasci spazio all’interpretazione personale, causa di gestioni improprie, che sfociano nella rovina dei pubblici esercizi, oggi chiaramente in grave difficoltà.

Riportiamo qui di seguito alcuni estratti della lettera di Stoppani all'assessore Cavalli.


Il comune di Milano [...] sta adottando un regolamento per la disciplina delle attività di somministrazione, nel quale è prevista, per motivi di interesse generale, la programmazione delle aperture in 7 zone della città da sottoporre a tutela. Da questo regolamento sono state escluse le attività artigianali (pizzerie d’asporto, kebab, ecc) che non effettuano il consumo immediato sul posto, in quanto non previsto dalla legge regionale [...].
 
Lino StoppaniQuesta situazione oltre a creare disparità di trattamento tra esercizi che hanno lo stesso mercato di riferimento, annulla in larga parte gli scopi che vuole raggiungere il regolamento che vedono, al primo posto, la riduzione della concentrazione degli esercizi in queste zone per migliorare la sostenibilità ambientale, sociale e la viabilità. A questo proposito chiedo, pertanto, alla Regione che le regole riguardanti la sostenibilità ambientale, sociale e di viabilità previste per i pubblici esercizi vengano estese anche alle attività artigianali di produzione di beni alimentari [...].

Inoltre, molti interventi legislativi hanno favorito, da un lato, la dequalificazione del settore, stressando l’offerta sul lato concorrenziale, e, dall’altro, hanno foraggiato una concorrenza sleale, consentendo anche a chi non è chiamato ad osservare le nostre stesse regole di somministrare, come nei casi della somministrazione non assistita, degli agriturismi e delle sagre [...].

In questa direzione si chiede alla Regione di intervenire e di dettare alcune regole precise, quali per esempio:

  • La creazione del marchio “Sagra tipica della Lombardia”, da concedersi esclusivamente alle sagre che valorizzino il territorio e i prodotti tipici locali. Di conseguenza gli alimenti serviti durante gli eventi dovranno provenire, per una forte percentuale (40% ?), da prodotti inseriti nell’elenco regionale dei prodotti agroalimentari tradizionali o comunque classificati come Dop, Igp, Doc e Docg dalla Regione Lombardia;
  • L’approvazione di un calendario da parte dei Comuni, con un numero massimo di manifestazioni, di durata ragionevole stabilito dal regolamento comunale, che devono rispettare i requisiti previsti dalla Regione;
  • La fissazione di un limite temporale all’esercizio di somministrazione di bevande e alimenti durante le sagre e le feste popolari;
  • Il vincolo di destinazione degli incassi a finalità benefiche.
  • L’individuazione dei soggetti organizzatori, che devono essere associazioni senza scopo di lucro;
  • Il monitoraggio da parte degli organizzatori che i compiti relativi alla sicurezza degli ambienti e alle norme igienico sanitarie siano svolti con professionalità e responsabilità, assicurando competenza e preparazione del personale volontario.
  • Il rispetto del territorio, facendo attenzione all’impatto ambientale e curando in particolare strutture, uso di detersivi biologici e smaltimento rifiuti”. [...]
Il settore vede poi, continuamente, interventi normativi che incidono in modo negativo sulle possibilità offerte dal mercato e di conseguenza sulla redditività dell’impresa, come i recenti interventi della regione Lombardia in tema di video giochi.
 
Anche se adottati per finalità condivisibili, finalizzati a contrastare un fenomeno sociale vero e grave come il gioco d’azzardo patologico, il complesso normativo approvato dalla Regione renderà difficile installare nuovi video giochi nei pubblici esercizi, a cominciare dalla distanza, di almeno 500 metri, che, questi ultimi, devono tenere da determinati luoghi sensibili, come istituti scolastici, luoghi di culto, impianti sportivi [...].

È mortificante per un Rappresentate di Categoria constatare la facilità con la quale la Criminalità aggredisce il sano tessuto imprenditoriale, sfruttando le contingenti gravi difficoltà di molte Imprese, aggressione oggi impedita o rallentata soprattutto grazie all’encomiabile attività di Magistratura e Forze dell’Ordine, che intercettano investimenti nel settore.
 
È un aspetto delicato e complesso, ma oltre ai danni sociali che le operazioni comportano, trasferiscono dequalificazione nel settore, dumping sui prezzi, interrogativi sugli avviamenti commerciali riconosciuti, oltre che a cattiva immagine, che danneggia il settore e le tante persone perbene che vi lavorano.

L’eccesso di semplificazione che è stato introdotto, non potrebbe essere in qualche modo corretto, riprendendo il tema dei requisiti professionali e morali e la previsione di qualche certificazione aggiuntiva, rimossa per un liberismo che porta poi alle degenerazioni che ho responsabilmente rappresentato?

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