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Alla scoperta della Napoli più suggestiva Tra ristoranti tipici e magici panorami

Napoli è una città che sa incantare i turisti da tutto il mondo, ma anche i napoletani che le dedicano del tempo per una visita particolare. Tanti i ristoranti, i bar e gli hotel dove vivere un'esperienza unica

di Vincenzo D’Antonio
 
05 aprile 2014 | 15:52

Alla scoperta della Napoli più suggestiva Tra ristoranti tipici e magici panorami

Napoli è una città che sa incantare i turisti da tutto il mondo, ma anche i napoletani che le dedicano del tempo per una visita particolare. Tanti i ristoranti, i bar e gli hotel dove vivere un'esperienza unica

di Vincenzo D’Antonio
05 aprile 2014 | 15:52
 

Le festività pasquali sono imminenti, così come il successivo weekend lungo del 25 aprile e il successivo ponte del 1° maggio. Sarà molto il tempo libero che potremmo dedicare alle attività che spesso, per mancanza di tempo, trascuriamo. In quest’ottica molto intrigante, suggestiva e facilmente percorribile diviene l’ipotesi di una non frettolosa visita a Napoli, da visitare con l’animo virtuosamente curioso del turista, sapendo nel contempo divenire temporary citizen di una città che sa naturalmente accogliere.



Napoli, museo a cielo aperto, dove sempre prevale un moto di spensieratezza ed allegria, nonostante i non vaghi motivi di tristezza. Iniziamo il nostro tour dall’imponente piazza del Plebiscito, contornata da un lato dall’imponente Basilica di San Francesco di Paola, il cui colonnato rimembra San Pietro, e dal lato opposto dal Palazzo Reale.

Adiacente a questi l’elegante teatro San Carlo, tra i teatri più belli del mondo, il più antico teatro d’opera d’Europa. Proprio di fronte alla facciata principale del teatro, l’elegante Galleria Umberto I, detta dai napoletani “L’ombrello di Napoli” per come anche incidentalmente tale funzione assolve in occasione di improvvisi rovesci di pioggia.

Si continua salendo lungo via Chiaia e poi per un breve tratto scendendo fino a raggiungere piazza dei Martiri, dai napoletani detta anche “il salotto di Napoli”, dove si trova un posto buono per un ottimo caffè, ottime sfogliatelle (frolle e ricce) e tutto quanto ancora di tradizione napoletana, dolce e salato, si abbia voglia di degustare, siamo infatti al Gran Caffè La Caffettiera.

Se il girovagare ci porta sulla collina di Posillipo, un mondo a sè stante di una Napoli che guarda l’eponimo Golfo e perciò un panorama di quelli che poi si portano per sempre negli occhi e nel cuore, e siamo all’orario di cena, ecco, il rito della cena napoletana sapremo officiarlo al ristorante Rosiello laddove per ortaggi e frutta è letterale il km zero. I frutteti e un grande orto sono prospicienti il bel locale.



Piacevolissima scoperta della ristorazione napoletana stracittadina, siamo al Corso Vittorio Emanuele, al civico 141, è il ristorante Veritas, creatura del patron Stefano Giancotti. Due sale, arredi eleganti, carta dei vini importante e ben redatta, di encomiabile onestà i ricarichi, in cucina il bravissimo, talentuoso Gianluca D’Agostino che fa giungere il suo benvenuto mediante una delicata, squisita mazzancolla scottata.

L’antepasto intriga per accostamento: insalata di polpo arricciato con crema di patate. Di impeccabile esecuzione il primo piatto: orecchiette con dentice, fagiolini, emulsione di riccio di mare e limone. Nel piatto non solo il mare, ma anche effluvi da agrumeto. Nei calici la gagliarda Falanghina by Tenuta Alfonso Spada, frutto del competente consiglio del maitre Pasquale Marzano. A concludere una creazione dolce dello chef: un cannolo aperto con anice, menta, canditi e pera sciroppata.

Un’altra piacevolissima sorpresa della ristorazione “luciana”, ovvero della zona di Santa Lucia è data dal Ristorantino dell’Avvocato. Ed è stato principe del foro, avendo poi meditatamente appeso la toga al chiodo, il patron del locale, avvocato Raffaele Cardillo. Cucina ad immediata forte connotazione. La carta dei vini propone etichette di quelle che si trovano soltanto se si sanno cercare. E nei calici allora, durante la cena, il bel rosato Mongolfiere a San Bruno, by Fattorie La Rivolta, fatto dal wine maker Vincenzo Mercurio da sole uve aglianico.

Trino e molto buono l’antipasto: insalatina di mare con agretti, zenzero e limone, cappuccino di seppie (pescato locale), terrina di pesce in manto di zucchine e gamberi. Buono il primo piatto dalla non semplice esecuzione: Spaghetti al nero di seppia con seppie, carciofi e cipollotto. Saporito il secondo: pezzogna (freschissima) al forno con flan di carciofi. A chiudere la sfogliatella rivisitata al limone. Qualora il piacevole girovagare in pieno centro ci riportasse a via Chiaia, sapremmo scovare il vicoletto giusto e pranzare ad una delle più autentiche trattorie napoletane: Locanda ‘Ntertella.

Fa d’uopo, di grandissimo interesse, la visita al complesso monumentale di Santa Chiara: la Chiesa, il Chiostro maiolicato (imperdibile) ed il Monastero; qui l’orecchio capta, è la memoria che gorgheggia, le note della famosa e struggente canzone Munasterio 'e Santa Chiara.

Maria CacialliSiamo a Spaccanapoli. Pochi passi e si giunge al Pio Monte della Misericordia. Ci si ferma estasiati ad ammirare uno dei capolavori di Michelangelo, le Sette Opere della Misericordia. Altro capolavoro di Michelangelo, la Flagellazione di Cristo è esposto al Museo Nazionale di Capodimonte, ubicato all’interno del Palazzo Reale di Capodimonte. Ancora a Spaccanapoli, nella Cappella Sansevero, imperdibile il Cristo Velato, un prodigio scultoreo non così famoso come meriterebbe.

Da percorrere la bella via San Gregorio Armeno, la strada dei presepi con in bella mostra gli improbabili pastori, certamente non della tradizione, figuranti i personaggi della vivida attualità. Non si può non visitare, da solo già varrebbe la visita di Napoli, il museo archeologico Nazionale. Chiave di lettura per comprendere Pompei ed altresì per ammirare la collezione dei Farnese.

Da pochi anni è visitabile anche la Napoli sotterranea. Labirinti scavati nel tufo, da antichissime funzioni di cisterne e quindi, praticamente, acquedotto della città, fino al provvidenziale ruolo di rifugi per la popolazione durante la seconda guerra mondiale.
L’offerta alberghiera a Napoli è ben articolata e doviziosa.

Per baricentrica ubicazione (vicinissima la funicolare), per suggestione del suo passato (monastero del sedicesimo secolo), per accorta sapienza di restauro, per la bellezza del panorama che si gode dalle camere ed ancor più dalla vasta terrazza dove si fa colazione, nonchè dall’ultimo piano (vi è piscina), consigliamo l’Hotel San Francesco al Monte al Corso Vittorio Emanuele 328.

Nel mentre, siamo diventati temporary citizen e perciò, naturalmente, una volta al giorno si placa il sano appetito godendo di una magnifica pizza. Se in zona Spaccanapoli, da Maria Cacialli (nella foto) ovvero La Figlia del Presidente; se in zona Mergellina da Ciro Salvo 50 Kalò. E poi arriva il momento di andare via. Lasciare Napoli. Da quel momento, succede perchè deve succedere, si va via da Napoli. Ma mai, proprio mai, Napoli andrà via da noi.

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