L’enogastronomia sembra avere finalmente un posto di primo piano negli obiettivi del
Governo. Al punto che da qui al 2020 si punta ad aumentare di quasi la metà il valore delle esportazioni (da 32 a 50 miliardi per l’intero comparto, e da 5 a 7,5 miliardi di euro solo per il vino). Un piano che si affianca ad una vera rivoluzione nel settore che attraverso 18 diverse riforme (raggruppate nel progetto
#campolibero) punta a creare occupazione (ridando dignità alla parola “contadino”) e semplificare, combattendo burocrazia e sprechi anche in agricoltura.
La filiera agroalimentare viene riconosciuta come strategica per lo sviluppo del Paese e dopo anni di chiacchiere e di politici inconcludenti ci troviamo di fronte ad impegni e progetti concreti (con tanto di scadenza) basati su buon senso e rigore. E quel che più conta, assunti direttamente come impegno da
Matteo Renzi che non casualmente li ha personalmente annunciati in occasione della sua visita al
Vinitaly.
Un’occasione che già di per sé rompe gli schemi e le tradizioni perché è la prima volta in 48 anni che alla fiera del vino interviene un Presidente del Consiglio. Mentre, altro fatto assolutamente inconsueto, il ministro delle Politiche agricole
Maurizio Martina è stato a Verona per ben 3 giorni, partecipando a convegni e dibattiti. Una dimostrazione di attenzione e concretezza che da sola spalanca le porte a quell’ottimismo e a quelle speranze che in tanti attendiamo per fare il giro di boa e lasciarci alle spalle una crisi che ci ha ridotto in ginocchio.
Sarà anche una politica fatta di progetti da concretizzare, come dicono le opposizioni. Ma finalmente possiamo parlare di progetti seri con scadenze precise e comprensibili a tutti.
Certo anche in questo caso, come per altre riforme varate dal Governo in queste settimane, ci troviamo di fronte a
contestazioni e levate di scudi da parte di enti inutili o associazioni di categoria che difendono più i loro assetti che non gli interessi delle imprese agricole. Così come un certo modo di fare politica ha fatto il suo tempo, anche per i sindacati, dei lavoratori come delle imprese, è giunto il momento di voltare pagina.
Servono nuove idee, nuove motivazioni per stare insieme e rafforzare un sistema Paese che deve contare più che mai sui nostri valori tipici. L’enogastronomia può essere un’arma vincente per riorganizzare gli assetti economici del Paese rimettendo in moto il gusto e lo stile italiano. In poche parole dando valore
al bello e al buono che giunge sulla nostra tavola. Una ricchezza che insieme all’arte, al paesaggio, alla moda ed al design il mondo ci invidia e che noi dobbiamo riuscire ad integrare fra loro facendo riemergere quella creatività che nei campi come negli atelier rappresenta in modo unico al mondo l’essere italiani.
Proprio dai campi può ora ripartire il Rinascimento della nostra economia, e che sia un fiorentino a promuoverlo non può essere che di buon auspicio. Alla faccia dei troppi gufi da spennare. E a questo punto siamo orgogliosi di aver premiato Renzi 3 anni fa con un
Award per il suo impegno di sindaco a sostegno dell’enogastronomia fiorentina. Ora ci piacerebbe poterlo premiare di nuovo per quanto avrà fatto a livello nazionale.