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Il settore del brandy trema ancora Mancano i controlli sui mercati esteri

Il mancato rispetto delle regole imposte da Bruxelles da parte di alcuni Stati membri sull’invecchiamento dei brandy sta provocando danni enormi alle distillerie italiane. Assodistil denuncia questa concorrenza sleale

 
16 aprile 2014 | 10:32

Il settore del brandy trema ancora Mancano i controlli sui mercati esteri

Il mancato rispetto delle regole imposte da Bruxelles da parte di alcuni Stati membri sull’invecchiamento dei brandy sta provocando danni enormi alle distillerie italiane. Assodistil denuncia questa concorrenza sleale

16 aprile 2014 | 10:32
 

Gravi alterazioni della concorrenza a causa della mancata armonizzazione delle regole europee sull’invecchiamento delle acquaviti di vino, contemplate dal regolamento Ue sulle bevande spiritose. Dopo la lunga querelle contro la Francia, che ha visto riconosciute le istanze dei produttori italiani di brandy ed acquaviti di vino per il ripristino delle legalità, AssoDistil denuncia ora una pesante turbativa di mercato che, attualmente, è facilitata anche dall’assenza di adeguati sistemi di controllo negli Stati membri diversi dall’Italia, principalmente in Spagna.



«Mentre in Italia grazie all’ottimo operato del Mipaaf e dell’Agenzia delle Dogane i controlli fiscali sul periodo di invecchiamento dei brandy sono attuati in maniera estremamente rigorosa - afferma il presidente Assodistil, Antonio Emaldi - in altri Paesi tali controlli non offrono garanzie equivalenti o, in alcuni casi, non sono nemmeno contemplati. Il problema è generalizzato e si riscontra tanto nei Paesi con forte tradizione vitivinicola come la Spagna, quanto negli stati membri di recente ingresso dell’Ue».

In Italia vige uno dei sistemi di controllo più attenti di tutti gli Stati membri: i prodotti made in Italy sono sotto osservazione fin dall’ingresso delle materie prime in distilleria per giungere all’imbottigliamento. Il periodo di invecchiamento indicato in etichetta è, grazie a tali verifiche, corrispondente al periodo in cui i brandy nostrani hanno riposato in legno.

Al contrario, denuncia l'associazione degli industriali distillatori, «nonostante tutte le norme e gli organismi di controllo a livello comunitario, vi sono operatori di altri Stati membri che possono operare illegittimamente nella totale assenza di controlli efficaci e uniformi, immettendo sul mercato brandy e acquaviti di vino invecchiate per un periodo inferiore a quello riportato nei documenti di accompagnamento».

Tale situazione è aggravata dalla forte oscillazione, negli ultimi anni, dei prezzi dei vini da tavola, utilizzati come materie prime. A tal proposito, AssoDistil spera che un primo positivo riscontro possa giungere dalla risposta che la Commissione dovrà fornire alla recente interrogazione sul tema, presentata dal Giancarlo Scottà al Parlamento europeo.

«Su questa ennesima battaglia - sottolinea il presidente Emaldi - abbiamo richiesto ed ottenuto il sostegno del Mipaaf, al quale va il nostro plauso. Ma ci sarà bisogno anche della collaborazione dell’Agenzia delle Dogane affinché si coordinino con le omologhe amministrazioni degli altri Stati membri e siano rispettati i periodi di invecchiamento dei brandy e delle acquaviti di vino nella Ue».

In tal senso, rilancia il numero uno dei distillatori, «Auspichiamo che i sistemi e le nuove tecnologie delle Dogane, che hanno portato, ad esempio, una drastica riduzione dei tempi di sdoganamento dei nostri prodotti in uscita dall'Italia, possano essere impiegati anche per un maggiore controllo sui prodotti che circolano in Europa».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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