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Ristoratori come i tassisti Il caso di un locale di Lodi

Il ristoratore Luigi Granata racconta la situazione in cui si trova il suo locale a Lodi e si augura che si possa mettere fine all’assenza di regole chiare e valide per tutti sia per la ristorazione che per i tassisti

 
30 giugno 2014 | 10:22

Ristoratori come i tassisti Il caso di un locale di Lodi

Il ristoratore Luigi Granata racconta la situazione in cui si trova il suo locale a Lodi e si augura che si possa mettere fine all’assenza di regole chiare e valide per tutti sia per la ristorazione che per i tassisti

30 giugno 2014 | 10:22
 

In seguito alle recenti proteste dei tassisti milanesi, scesi in piazza per protestare contro Uber, il servizio di noleggio auto con conducente che di fatto offre un servizio di taxi in assenza di licenza, Matteo Scibilia, ristoratore e responsabile scientifico di “Italia a Tavola”, ha delineato un parallelismo tra la situazione dei tassisti e quella dei ristoratori. In entrambi i casi si può ravvisare una concorrenza sleale e l’assenza di norme valide per tutti coloro che offrono sostanzialmente lo stesso servizio.

Un ristoratore, Luigi Granata, ha risposto alle riflessioni di Scibilia raccontando la situazione in cui si trova il suo locale a Lodi, e augurandosi che si riesca prima o poi a mettere fine all’assenza di regole chiare e rispettate da tutti nel settore della ristorazione così come in quello dei taxi.


Gent.mo sig. Scibilia,
Condivido pienamente quanto da lei scritto nell’articolo di Italia a Tavola n. 220 - giugno 2014 “Ristoratori e tassisti”. Lei ha centrato pienamente il problema. Vi è stato poi anche il decreto Bersani 2007 (liberalizzazione delle licenze), e parlando con clienti e colleghi avevo predetto che saremmo arrivati a questo punto. Aggiungiamo inoltre che in questa giungla si rischia di perdere quel patrimonio culinario che tanto ha contraddistinto la cucina italiana.

Il mio locale (Ristorante Tre Gigli all’Incoronata - piazza della Vittoria, Lodi) si trova in fondo ad una galleria che sbuca sulla piazza principale. Ebbene, in questa piazza ci sono due bar/ristoranti e nove bar che fanno da mangiare (diverso, come dice lei, dal cucinare), se poi aggiungiamo che nelle vie adiacenti ve ne sono altri sei può bene immaginare come si lavora. Tutto questo solo nella zona centrale. E i cinesi? Cosa fare?

Prendiamo esempio dai tassisti e chiudiamo i ristoranti, sempre a vantaggio di bar, oppure facciamo uno sciopero pacifico, quello fiscale, al fine di far sentire le nostre ragioni ed ottenere che si ripristino le vecchie regole? Ritengo che in una città ci debba essere un numero di attività in rapporto alla popolazione della stessa. Spero di non averla annoiata ed in attesa di poter risolvere tutti assieme questo problema invio cordiali saluti.

Luigi Granata
Ristorante Tre Gigli all’Incoronata - Lodi

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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