Più forte di così non sarebbe possibile.
Antonello Maietta ha vinto la sfida per la riconferma alla guida dell’Ais col 75% dei consensi e in un nome di un progetto di coesione e sviluppo della professionalità di una categoria che, negli ultimi anni, è cresciuta di ruolo e importanza per la promozione del vino e in genere dell’enogastronomia.
Per un presidente dell’associazione sommelier più forte c’è però a fare da contraltare la perdita di una componente “pesante” (anche solo per le connessioni col business) come quella di Bibenda e
Franco Maria Ricci (che da Roma è sceso in campo contro l’Ais di cui era il patron dietro le quinte) e il perdurare di una situazione tutta italiana in cui le associazioni dei sommelier sembrano più numerose di quelle dei pizzaioli...
La sommellerie italiana è di fatto divisa in troppi gruppi. Oltre all’Ais ci sono gruppi nati per scissione da questa: la nuova fondazione di Ricci e l’Aspi guidata da Vaccarini, che è l’unica ad essere inserita nell’Asi (l’associazione internazionale del settore). Ci sono poi la Fisar e l’Onav (l’organizzazione degli assaggiatori sempre più in crescita di associati) e tante altre sigle che hanno presenze al più regionali.
In compenso non c’è una scuola di formazione che rilascia titoli professionali veri e c’è una grande confusione fra i professionisti (a loro volta divisi fra wine maker, testimonial, promoter, enotecari, commercianti e figure da ristorante) e i tanti appassionati che grazie ai vari corsi di qualche settimana si fregiano di una qualifica a volte imbarazzante (per loro...).
Eppure il sommelier svolge un ruolo centrale per il sistema Italia e tutti avremmo da guadagnare ad avere un’unica organizzazione capace di rappresentare al meglio, ma in modo differenziato, professionisti e appassionati-dilettanti.
La stessa cosa varrebbe per i cuochi e i ristoratori, ma qui ci sono in ballo sigle sindacali, interessi aziendali e contratti di lavoro. Per i sommelier potrebbe essere più facile lavorare ad un progetto unitario che dia ordine e un po’di pulizia al settore. Fa un po’ pensare il fatto che l’Ais pre rottura con Franco Maria Ricci pubblicava con lo stesso marchio guide nazionali sui vini che erano in contrasto con quelle delle federazioni regionali.
Ad Antonello Maietta, forte del consenso prima ricordato, rivolgiamo l’appello-invito perché prenda l’iniziativa in mano e si faccia promotore di una
unità fra le varie sigle. Chi poi non ci starà, pazienza. Ma intanto si potrebbe immaginare un progetto capace di presentare il mondo dei sommelier italiani più forte ed efficace. La spinta potrebbe venire da un appuntamento come l’Expo 2015 dove cinesi, russi o brasiliani difficilmente potrebbero capire perché ad occuparsi di vino in Italia ci siano persone con divise o cravatte di colori diversi...