Da tempo perdura la polemica, tutta italiana, sul fatto che il nostro turismo continua a perdere colpi. In troppi danno la colpa alle tariffe di hotel e ristoranti che, mediamente, sarebbero più care per mete analoghe nel resto d’Europa (senza mai spiegare bene di cosa si tratta). C’è chi, riferendosi al Mediterraneo, parla di
costi più alti del 10% in media.
Ma davvero possiamo pensare che la colpa della costante caduta di competitività del nostro turismo sia dovuta solo alle tariffe dell’ospitalità? Davvero si può pensare che l’eventuale differenza fra il prezzo di una pizza o di una camera a Rimini o a Capri, rispetto alla Grecia o alla Spagna, sposti verso quei Paesi i flussi turistici? Vista la differenza del costo della vita fra nord e sud Italia (un aperitivo a Brindisi costa la metà che a Bergamo...), come si calcola la media di questi importi? E in verità a chi fa gioco dare la colpa ad albergatori o ristoratori (che pure spesso ne approfittano) se gli stranieri scelgono sempre più altre mete?
Se i nostri traghetti sono i più cari del Mediterraneo, non potrebbe essere una spiegazione del perché calano le presenze nelle isole (Sardegna in testa)? Se i nostri musei sono aperti a orari alterni o in balia di dipendenti che nemmeno sanno le lingue (come a Pompei), non è per questo che i turisti preferiscono il Louvre o la National Gallery? Se la camorra ci fa balzare alle cronache internazionali “anche” per la Terra dei fuochi, questo non dà ragione a chi preferisce la verde Irlanda o l’entroterra della Croazia?
Se non siamo capaci di tutelare e promuovere sul serio i nostri prodotti alimentari, non è che magari i turisti preferiscono consumare il finto Patanegra in Spagna piuttosto che nelle nostre sagre tarocche? Se non abbiamo una rete internet efficiente e negli alberghi fino a ieri bisognava registrarsi per utilizzare una connessione (a pagamento), non era una buona ragione per andare in altri Paesi? Se non abbiamo un sistema nazionale che fa promozione, ma ci affidiamo a scalcinate campagne delle Regioni l’una contro l’altra armata, non è un valido motivo per vedere i tour operator indirizzarsi verso altre località più facilmente spendibili?
L’elenco di domande retoriche potrebbe continuare all’infinito, ma rischieremmo di annoiare soltanto. La verità è che, al di là delle responsabilità degli operatori (che sono comunque tante), serve un salto di qualità nelle iniziative dello Stato, a partire dall’attivazione di sinergie vere per creare servizi efficienti e meno costosi, nonché una drastica riduzione del numero delle imprese in attività, troppo piccole e frazionate. Non possiamo più permetterci di avere il più alto numero di albergatori al mondo... Solo dopo avere sistemato queste cose ci potremo occupare se davvero il costo di un caffè in piazza san Marco o di una camera con vista sulle Dolomiti possono essere fuori mercato.