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I viticoltori indipendenti di Sette Terre promuovono il territorio bergamasco

“La terra, l’ambiente, la qualità, l’anima di Bergamo nel bicchiere”, questo è lo slogan che anima Sette Terre, l'Associazione viticoltori indipendenti, che rende i consumatori orgogliosi del vino del proprio territorio

di Roberto Vitali
 
24 luglio 2014 | 11:51

I viticoltori indipendenti di Sette Terre promuovono il territorio bergamasco

“La terra, l’ambiente, la qualità, l’anima di Bergamo nel bicchiere”, questo è lo slogan che anima Sette Terre, l'Associazione viticoltori indipendenti, che rende i consumatori orgogliosi del vino del proprio territorio

di Roberto Vitali
24 luglio 2014 | 11:51
 

Dopo lo statuto con atto notarile, mancava solo il logo per completare l’identikit della nuova “Associazione Viticoltori Indipendenti di Bergamo-Sette Terre”. È stato presentato nella sede di una delle sette aziende vitivinicole associate, Casa Virginia di Villa d’Almè (Bg). Nella circostanza è stato premiato con mille euro chi ha ideato il logo vincitore, che la giuria ha scelto tra gli 87 presentati nei termini fissati dal bando. Vincitore è risultato il logo ideato da Roberto Adobati, 24 anni, di Alzano Lombardo (Bg), titolare con altri due coetanei dello studio grafico “Ardesia” di Bergamo.



Lo slogan scelto dall’associazione (“La terra, l’ambiente, la qualità, l’anima di Bergamo nel bicchiere”) è molto esplicito della volontà e dell’entusiasmo che animano i protagonisti. Come ha ripetuto nell’incontro di ieri il presidente Carlo Ravasio, il nome Sette Terre è stato scelto perché sette sono i terreni vocati che rappresentano le peculiarità vitivinicole di ciascuna azienda: Maiolica, Marna di Bruntino, Volpinite, Sass de Luna, Arenaria, Flysch e Torbiditi.

«Sono alcune delle tipologie di terreno - ha commentato l’agronomo Giacomo Groppetti - che caratterizzano gli 80 chilometri della fascia collinare bergamasca, da Sotto il Monte a Costa Volpino. E - si sa - la tipologia del terreno, insieme all’esposizioni e ad altri fattori climatici, fanno la tipicità e la bontà del vino».

Le sette aziende che compongono l’associazione sono - oltre a Casa Virginia - la Caminella di Cenate Sotto, Cascina Lorenzo di Costa Volpino, Eligio Magri di Torre de’ Roveri, Le Corne di Grumello del Monte, Sant’Egidio di Sotto il Monte e Valba di Cenate Sopra, per un totale di 58 etichette prodotte complessivamente nelle denominazioni Valcalepio Doc e Bergamasca Igt. Un’associazione di produttori indipendenti che vuole aprire un dialogo con le istituzioni pubbliche e private per promuovere insieme l'identità storica, culturale, ambientale e sociale del territorio bergamasco.

Far sì che i turisti arrivino a Bergamo per gustare la sua enogastronomia di qualità. Ad ascoltare questi auspici due parlamentari Ds, Elena Carnevali e Antonio Misiani, e i sindaci dei sette Comuni in cui hanno sede le aziende associate. Tra i buoni propositi - come ha ricordato il vicepresidente Antonio Lecchi - la ricerca di un nome unico per tutto il vino bergamasco, per identificare insieme vino e territorio. Per non ingannare il consumatore, il marchio “Sette Terre” andrà solo sulle bottiglie di vini che una apposita commissione di esperti avranno giudicato con voto minimo di 85/100.

«L’obiettivo della nostra associazione - ha spiegato ancora il vicepresidente Antonio Lecchi - è quello di rendere i consumatori bergamaschi orgogliosi del vino del proprio territorio. Il progetto consiste nel mettere in atto alcuni cambiamenti, forse anche radicali, nel rapporto di comunicazione, nella qualità e nel coinvolgimento degli stessi consumatori. Il tutto incentrato sul rispetto della terra, quella stessa che ci ospita, ci sopporta, ci accoglie e permette la nostra coltivazione».

«È partendo dalla terra - ha aggiunto Lecchi - che dobbiamo capire se i passi fatti fino ad ora sono quelli giusti. I vitigni che oggi coltiviamo sono indicati per il nostro territorio La nostra Associazione obbliga le aziende a programmare interventi di sperimentazione, ciascuna nel proprio terreno, per provare varietà autoctone o innovative e per individuare il vitigno che meglio possa esprimere la sua identità realizzando così, naturalmente, la qualità».

da sinistra: Roberto Adobati e Carlo Ravasio
Nella foto, da sinistra: Roberto Adobati e Carlo Ravasio

E sul nuovo modo di comunicare di Sette Terre, Antonio Lecchi spiega: «Un altro punto del progetto è trovare una terminologia che dia identità alla qualità del vino bergamasco. Siamo stanchi di sentire usare la parola “vitigni internazionali”, o la parola “taglio bordolese”, noi vogliamo produrre vino di qualità con “l’anima di Bergamo nel bicchiere”. La terra è un passato che insegna, noi dobbiamo solo osservare e imparare a rispettare chi ci ospita: insieme troveremo la giusta armonia per produrre la qualità. La storia è già vissuta, noi dobbiamo vivere il futuro, forse anche sognando».

Tutti molto centrati i loghi pervenuti dai concorrenti, ma tra gli 87 lavori presentati, il marchio disegnato dal vincitore - un’onda di vino racchiuso in un calice che diviene lo skyline di Bergamo Alta - è spiccato per dinamismo ed efficacia. L'anima di Bergamo è nel bicchiere, non resta che degustarla.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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