È la frutta fresca a far segnare il maggior crollo dei prezzi con un calo del 7,5% rispetto allo scorso anno che spinge alla deflazione il settore dell’alimentare e delle bevande analcoliche (-0,5%) con un trend di ben cinque volte superiore al calo medio dell’inflazione dello 0,1%. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi all’inflazione negativa ad agosto che non accadeva dal 1959.
Gli effetti negativi della spirale recessiva tra deflazione e consumi si evidenzia nell’ortofrutta con il crollo degli acquisti degli italiani che nel 2014 sono sceso addirittura ben al di sotto del chilo al giorno per famiglia, un valore inferiore a quelli raccomandati dal Consiglio dell'Organizzazione mondiale della sanità, mettendo a rischio le imprese e la salute consumatori ed il reddito delle imprese.
In generale l’andamento dei prezzi riflette una situazione difficile sul lato degli acquisti alimentari che nel 2014 hanno toccato il fondo e sono tornati indietro di oltre 33 anni sui livelli minimi del 1981, sulla base di una analisi Coldiretti dei consumi finali delle famiglie a valori concatenati dell’Istat.
Gli italiani nei primi anni della crisi hanno rinunciato soprattutto ad acquistare beni non essenziali, dall’abbigliamento alle calzature, ma poi hanno iniziato a tagliare anche sul cibo riducendo al minimo gli sprechi e orientandosi verso prodotti low cost. Nel primo semestre del 2014 il carrello della spesa degli italiani si è ulteriormente svuotato con una flessione degli acquisti per latte e formaggi (-5%), e per l'ortofrutta (-2%), nonostante la generale riduzione dei prezzi.
In calo addirittura le uova (-3%) che tradizionalmente sostituiscono la carne nei momenti di difficoltà economica. Un segnale di difficoltà che è confermato dal fatto che più di otto italiani su dieci (81%) non buttano il cibo scaduto con una percentuale che è aumentata del 18% dall’inizio del 2014, secondo il rapporto 2014 di Waste watcher knowledge for Expo.
«Dati che, purtroppo, attendevamo - dichiara Confesercenti sulle rilevazioni Istat - ma che non per questo sono meno gravi. Gli allarmi lanciati anche da noi nei mesi scorsi, si sono rivelati fondati: l’Italia è entrata in deflazione. Uno scenario che dimostra, ormai oltre ogni dubbio, la gravità della crisi del mercato interno, che è prioritario risolvere».