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L'insulina alta predispone all'obesità Importante diminuire grano e derivati

Livelli ematici alterati di insulina possono predisporre all’obesità, perciò è importante adottare un'alimentazione basata sulla riduzione dell’indice glicemico, povera di carboidrati e tutto ciò che deriva dal grano

di Tiziana Colombo
 
07 settembre 2014 | 15:32

L'insulina alta predispone all'obesità Importante diminuire grano e derivati

Livelli ematici alterati di insulina possono predisporre all’obesità, perciò è importante adottare un'alimentazione basata sulla riduzione dell’indice glicemico, povera di carboidrati e tutto ciò che deriva dal grano

di Tiziana Colombo
07 settembre 2014 | 15:32
 

Ho avuto la fortuna di porre delle domande per i lettori al professor Giuseppe Di Fede, direttore sanitario di Imbio, Istituto medicina biologica, su di un tema che purtroppo tocca da vicino molte persone: l’obesità; questo per chiarire delle perplessità e dei dubbi, che le persone affette da questo disturbo o chi sta vicino a chi ne soffre, spesso esprimono.



Possono alti livelli di insulina contribuire all’obesità?

Un nuovo studio afferma di sì. Una causa principale di obesità potrebbe essere l’instaurarsi, in forma cronica, di livelli nel sangue elevati di insulina. Ciò è quanto emerge da una sperimentazione appena pubblicata su Cell Metabolism che, di fatto, va a mettere in dubbio la diffusa credenza che l’aumento dei livelli di insulina sia secondaria all’obesità e alla resistenza insulinica.

Questo nuovo studio contribuisce a chiarire il dilemma se sia nato prima l’uovo o la gallina in questo argomento, attraverso la dimostrazione che animali con persistenti bassi livelli insulinici tendono a rimanere in forma indipendentemente da quanto sia grassa e consistente la loro dieta. In pratica l'alimentazione proteica (proteine animali) e anche grassa, di per se non contribuisce a far ingrassare, anzi, aiuta a mantenere stabili i livelli della glicemia (zucchero nel sangue) e di conseguenza i livelli di produzione di insulina da parte del pancreas, rimangono ridotti.
 
I risultati costituiscono una delle prime evidenze dirette nei mammiferi, che livelli ematici alterati di insulina costituiscono un fattore predisponente l’obesità. I risultati sono coerenti con studi clinici che hanno dimostrato che l’assunzione terapeutica al lungo termine di insulina da parte di pazienti obesi, predispone questi ad un aumento del peso.

Troppe volte si è discusso sulla questione se l’insulina sia positiva o negativa. Ma in realtà la risposta è: nessuna delle due. Ciò non vuol dire che i pazienti diabetici debbano interrompere la propria terapia insulinica. Assolutamente. Piuttosto occorre precisare che esistono degli intervalli entro i quali i livelli di insulina risultano essere ottimali. Sicuramente tutto ciò conforta l’importanza di adottare diete e schemi nutrizionali basati sulla riduzione dell’indice glicemico, con l'aiuto di un medico o biologo nutrizionista.

Ma quali sono i cibi che fanno aumentare i livelli di zuccheri e di conseguenza insulina?
In primis il grano e i derivati fanno aumentare i livelli di zucchero post prendisole (dopo mangiato) in maniera elevata. Anche i cibi integrali hanno questo potere, quindi non pensiate che se consumiamo alimenti non raffinati, siamo “protetti” dagli effetti dell'insulina. Poi lo zucchero bianco, alimenti raffinati e industriali, alcolici, dolci, salse e condimenti.



La produzione di grasso, origina proprio dai carboidrati, dagli zuccheri raffinati, dal pane, pasta e tutto ciò che deriva dal grano. Il grasso prodotto de novo, si accumula a livello dei visceri addominali, muscoli, cervello, influenzando il metabolismo dell'intero organismo. L'invecchiamento biologico, di conseguenza, è più veloce, quanto più è alto il livello zucchero nel sangue, e i livelli glicemici sono influenzati dal tipo di alimentazione.

Possiamo fare prevenzione?
È possibile conoscere il livello di predisposizione individuale a sviluppare resistenza insulinica e/o diabete di tipo due. Tramite due test diagnostici, siamo in grado di poter fare diagnosi di predisposizione. L'intolleranza agli zuccheri la possiamo individuare con il test Alcat, grazie ad un semplice prelievo di sangue, possiamo rilevare il grado di intolleranza non solo agli zuccheri ma a tutti gli alimenti correlati, grano, frumento, zucchero bianco e di canna, fruttosio, riso e frutta.

Un regime alimentare da seguire dopo l'esito del test Alcat, sarà consigliato dal medico nutrizionista con regime dietetico di tipo a rotazione degli alimenti non tollerati. Un altro test di medicina preventiva per la diagnosi di resistenza Insulinica o diabete tipo 2 viene fatto con test genetico. Uno spazzolino dedicato al prelievo di cellule di sfaldamento della mucosa orale, preleverà il materiale sufficiente per analizzare il Dna relativo alla predisposizione genetica in questione. Anche qui, dopo il risultato seguiranno delle indicazioni nutrizionali e terapeutiche se necessario.

Brutti ma buoni
I brutti ma buoni sono biscotti tipici dell'Italia settentrionale. Anche se la loro forma imprecisa gli dà un aspetto sgradevole, il loro sapore è assolutamente unico. Piccoli dolci, simili agli amaretti ma più leggeri e fragili, composti di chiara d'uovo montata, zucchero e mandorle. Il nome viene dal loro aspetto (sono “bitorzoluti” e di torma irregolare) e dal sapore gradevole. Si offrono a fine dopo il dessert vero e proprio, come “passatempo” e tenuti in ambiente asciutto si conservano a lungo. Il liquore al mirto si sposa alla perfezione con questi dolcetti ideali da consumare in qualunque momento della giornata.

Ingredienti (per 40 pezzi circa):

  • 3 albumi
  • 7 cucchiai di zucchero di canna bianco
  • 300 gr di mandorle con lo buccia tritate e tostate
  • 2 cucchiai di cacao amaro gluten free
Preparazione: Accedente il forno e tostate le mandorle. Montate a neve gli albumi e circa a metà preparazione aggiungete poco alla volta lo zucchero continuando a montare fino ad ottenere un impasto spumoso, lucido e un po' colloso. A questo punto aggiungere le mandorle tostate e il cacao e con una spatola mescolate lentamente dal basso verso l'alto. Con un cucchiaio fare dello forme della grandezza di un paio di cm. e appoggiateli su di una teglia rivestita con carta da forno. Cuocete in forno già caldo a 150º per circa 25 minuti. Quando risultano ben asciutti e si staccano con facilità dalla carta sono pronti. Questi biscotti sono molto sensibili alla cottura, che può variare o secondo del tipo di forno, elettrico o a gas.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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