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Tra critiche, recensioni e giudizi finali si perde di vista il senso della ristorazione

La ristorazione è come la nostra acqua, e “nuotare” in essa tutti i giorni non ci rende necessariamente bravi, belli e puliti, se la diamo sempre per scontata. Anche chi fa ristorazione si deve porre delle domande

di Guerrino Di Benedetto
 
22 settembre 2014 | 18:16

Tra critiche, recensioni e giudizi finali si perde di vista il senso della ristorazione

La ristorazione è come la nostra acqua, e “nuotare” in essa tutti i giorni non ci rende necessariamente bravi, belli e puliti, se la diamo sempre per scontata. Anche chi fa ristorazione si deve porre delle domande

di Guerrino Di Benedetto
22 settembre 2014 | 18:16
 

Una storiella. Due pesci nuotano insieme liberamente come tutti i giorni, ad un tratto incontrano un pesce più vecchio che nuota in direzione opposta alla loro e vedendoli belli giovani così li saluta: “Buon giorno ragazzi, com’è l’acqua oggi?”. I due pesci si guardano perplessi e senza dare risposta continuano a nuotare. Poi uno dei due dice all’altro: “E che diavolo è l’acqua?”.

Questa storiella di D.F. Wallace, mi ha fatto riflettere molto su alcuni comportamenti e atteggiamenti intorno alla ristorazione e al suo mondo. A volte troviamo degli chef che sono talmente presi dal loro mondo e dal loro ego che sembrano ignorare gli altri, perdendone di vista le esigenze, i bisogni, le emozioni. Abbiamo poi dei clienti che pensano che la ristorazione debba essere solo come la vogliono loro, e giù a criticare tutto e tutti, come se non ci bastassero già i “critici integrati”, per usare una terminologia vetero sessantottina.



Penso che la ristorazione sia la nostra acqua, e il fatto di “nuotare” in essa tutti i giorni non ci rende necessariamente bravi, belli e puliti, se la diamo sempre per scontata. Anche chi fa ristorazione penso si debba porre delle domande: su di sé, sul suo lavoro, sul presente e sul futuro, sui prodotti e sui produttori e magari anche su chi gli cucina intorno, di qualsiasi idea sia.

Questo vale anche per i clienti. Leggo le loro recensioni su “TroppAdvisor”... sì, lo scrivo così perché a volte sono troppe le cose che si scrivono. Del resto di ogni cosa che ammiriamo o degustiamo o conosciamo si possono esprimere solo due giudizi finali, “mi piace” o “non mi piace”, nel mezzo ci sono solo incazzature.

Ecco cari lettori, cuochi e non solo, ammiriamo la ristorazione come una bellezza necessaria per vivere come l’aria. Dobbiamo mangiare ogni giorno, sforziamoci di capire il cibo e chi lo produce o lo elabora usando magari più la testa per capire e non solo per criticare. Mi torna in mente una celebre frase di Sherlock Holmes: «Io sono un cervello, Watson. Il resto del mio corpo non è che una semplice appendice». Un piccolo sforzo verso la verità per capire gli altri.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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