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Tour gastronomico a Napoli alla scoperta dei sapori mediterranei

Dal pesce alla pizza fino al km zero, l'offerta enogastronomica di Napoli è capace di soddisfare ogni palato; tra le vie più caratteristiche della città sorgono ristoranti e caffè considerati tra i simboli della città

di Vincenzo D’Antonio
 
17 settembre 2014 | 11:51

Tour gastronomico a Napoli alla scoperta dei sapori mediterranei

Dal pesce alla pizza fino al km zero, l'offerta enogastronomica di Napoli è capace di soddisfare ogni palato; tra le vie più caratteristiche della città sorgono ristoranti e caffè considerati tra i simboli della città

di Vincenzo D’Antonio
17 settembre 2014 | 11:51
 

Parla Napoli. E parla di se stessa e dei suoi due limitrofi, magici e vulcanici territori. Napoli dai mille volti tanto declamati e cantati ed a volte crudemente vituperati soprattutto da chi poco e male la conosce, si palesa con due complementari sembianze: la Napoli alta con elegante connotazione mitteleuropea, e la Napoli bassa, prospiciente il mare, emblema vivissimo e vivace del Mediterraneo, di cui è una delle principali città.

Si sceglie, questa volta, di passeggiare in questa Napoli Mediterranea, partendo dal fulcro accademico: l’Università Federico II, con la facciata principale sul cosiddetto “rettifilo”, secondo toponomastica ufficiale Corso Umberto I. Si attraversa Piazza Municipio, con il Molo Beverello lato mare e la casa comunale lato monte, si lambisce il famoso Teatro San Carlo e si giunge, confortevole la sosta, allo storico Caffè Gambrinus per celebrare l’aperitivo.



Ed eccoci a Piazza del Plebiscito, tutta provvidenzialmente isola pedonale. Il maestoso Palazzo Reale è ricordo vivo di una Napoli capitale del Regno delle Due Sicilie fino a due secoli addietro. E poi l’area “luciana”, ovvero il quartiere Santa Lucia con la sua eponima via principale. E proprio in via Santa Lucia si fa una sosta per ottima cena al Ristorantino dell’Avvocato. È stato principe del foro, avendo poi meditatamente appeso la toga al chiodo, il patron del locale, avvocato Raffaele Cardillo. Cucina ad immediata forte connotazione. La carta dei vini propone etichette di quelle che si trovano soltanto se si sanno cercare.

E nei calici allora, durante la cena, il bel rosato Mongolfiere a San Bruno, by Fattorie La Rivolta, fatto dal wine maker Vincenzo Mercurio da sole uve aglianico. Trino e molto buono l’antipasto: insalatina di mare con agretti, zenzero e limone, cappuccino di seppie (pescato locale), terrina di pesce in manto di zucchine e gamberi. Buono il primo piatto dalla non semplice esecuzione: Spaghetti al nero di seppia con seppie, carciofi e cipollotto. Saporito il secondo: pezzogna (freschissima) al forno con flan di carciofi. A chiudere la sfogliatella rivisitata al limone.



E dopo i saluti calorosi con il patron, si continua a percorrere Via Santa Lucia fino a giungere al lungomare ed a Castel dell’Ovo. Si passeggia avendo il mare a sinistra fino a scorgere, inconfondibile e maliarda la sua sagoma, la mitica Capri. Essere sul lungomare ed ammirare Capri è come dotarsi di bussola. Infatti Capri segna precisamente il Sud. E torniamo a quanto si diceva in incipit. Napoli ha due limitrofe aree vulcaniche. Alla sua destra guardando Capri, e quindi ad Ovest, i Campi Flegrei; ad Est il Vesuvio, con le sue falde e la sua costa. I Campi Flegrei, così ridenti ed opimi, sono anche quanto di più vicino al luogo mitico degli inferi si possa immaginare.

Va visitata la Solfatara, spicchio selenico catapultato qui. Le sue fumarole con sbuffo perenne di vapore: la sempiterna energia che fa girare il mondo. I suoi laghi: Lucrino ed Averno, avamposti degli inferi e formidabili ricoveri per le flotte romane. I resti di Cuma con i templi di Giove e di Apollo che guardano il mare e la madre Ischia, e l’antro della Sibilla, le cui oracolari comunicazioni, se ancora attualmente formulate, tanto potrebbero dirci. Il Castello di Baia, a testimonianza di passato fulgido non soltanto durante la ricca era romana ma anche durante il periodo aragonese.

Si rientra a Napoli per ottima cena da Rosiello laddove per ortaggi e frutta è letterale il km zero. Frutteti e grande e generoso orto sono prospicienti il bel locale. Ed è cucina dell’orto e, posta la clemenza dei marosi, cucina di mare quella che esibisce Rosiello, ristorante che lo scorso anno ha festeggiato i suoi primi 80 anni. Ben frequentato da clientela abituale ed esigente, qui non si perdonerebbe neanche il peccato veniale di esecuzione di cucina pregevole ma non impeccabile. Lo spaghetto coi pomodorini del piennolo è perfetto nella sua esemplare semplicità, e la semplicità è difficile a farsi, diceva Brecht.



La genovese, tipicità tutta napoletana, qui trova apoteosi in sontuoso abbraccio con i paccheri. L’orto, si diceva, impera e scandisce a tavola il naturale succedersi delle stagioni. Sontuosa e mai graveolente la parmigiana di melanzane. Quando possibile, affidabili gli approvvigionamenti da pescatori amici, tartare di merluzzo e carpacci di ricciola. Pregevoli e saporiti i dolci fatti in casa, soprattutto le crostate. Di alto livello la carta dei vini; campani ma non solo ed etichette mai banali.

Trascorse due notti confortevoli all’Hotel Naples, ci si sposta adesso per immergersi nel magmatico fluido vesuviano e si presceglie come temporaneo domicilio una tra le più belle dimore del famoso Miglio d’Oro. E difatti l’albergo è denominato Miglio d’Oro, è ad Ercolano, nelle immediate vicinanze degli scavi archelogici, visitare i quali è cosa irrinunciabile. L’hotel Miglio d’Oro è ricavato da una magnifica villa settecentesca. È contornato da parco, ha piscina. Si rivela soggiorno ideale per sentirsi a proprio agio nell’area vesuviana.

Oltre a visitare i vicini scavi di Ercolano, si visitano anche gli scavi di Pompei. Gioco di venti, ed in quegli ultimi giorni di agosto del 79 d.C. Pompei viene distrutta da caduta di cenere, lapilli e pomici ed Ercolano dal fango. Ultimata la visita, ci si prepara per cena memorabile. E difatti il ritorno al presente ci rituffa nel gaudioso passato delle tavole pompeiane allorquando troviamo, in creativa e geniale vena di rifacimenti anastatici di ricette pompeiane, il bravissimo Paolo Gramaglia, patrone e chef del President, in sala coadiuvato dalla bravissima moglie Laila.

La successione delle sue portate, eleganti gli arredi, impeccabile la mise en place, è contrappunto di melodiosa armonia tra presente e passato. Memorabile, per perfezione di piatto e per apprezzamento scenico il suo Vesuvio fuochi e fiamme ovvero il pesce San Pietro agli agrumi vesuviani e mandorle. Un perfetto piatto flambé. Il Vesuvio, appunto, il gigante che sonnecchia e che un giorno, sta scritto, vorrà sonoramente risvegliarsi. Un giorno, lontanissimo da oggi.

Non ancora si è degustata pizza. Possibile? Qui siamo non distanti da una delle migliori pizzerie della Campania (e allora, forse, del mondo): Francesco e Salvatore Salvo, a San Giorgio a Cremano. La tensione all’eccellenza qui la si vive nel quotidiano e comporta un ulteriore salto di qualità nell’individuazione di fornitori di elevata affidabilità portatori di componenti di quel prodotto finito, lo si chiami pizza al tavolo, che grande e genuina delizia deve arrecare a Sua Maestà il Cliente. I fratelli Francesco e Salvatore Salvo, in ciò divenendo virtuoso caso di scuola, palesano ogni ingrediente, di esso orgogliosamente dichiarando che nella gran parte dei casi di prodotto Dop oppure Igp trattasi e sempre ne indicano il fornitore.

Per ogni pizza vi è l’indicazione dell’olio extravergine adoperato in uscita forno, nonché birra e vino consigliato. A mo’ di sinossi, le ultime pagine del menu riportano la lista dei fornitori con spettro informativo che ne consente rintracciabilità. Eccellente è la “mastunicola”, con caciocavallo podolico, maiale nero casertano ed un pepe nero mica qualsiasi, giammai, bensì il pepe nero rimbas, dalla Malesia, che conferisce alla pizza la gustosa e connotante piccantezza.



Ottima e sontuosa la “capricciosa”, con pomodoro San Marzano Dop, acciughe di Cetara, salame di Agerola (Na) ed i carciofini di Maida, eccellente realtà di lavorazione degli ortaggi cilentani. Ottime birre ed ottimi vini in carta e, fatto pressochè unico in pizzeria, anche servizio al calice di alcuni prestigiosi vini. Con occhi non bastevoli a serbare memoria di quanto l’orgogliosa Napoli ha voluto offrirci del suo versante occidentale e del suo versante orientale, con emozioni introitate ed esperienze forti e dolci, ci si accomiata da questi posti. Questi posti così belli!

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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