Dove eravamo rimasti? Chiudevo il pezzo del numero scorso sulla “diagonale” dell’anno (OperaWine) elogiando l’audacia della bolgherese Ornellaia nel riproporre in degustazione l’Ornellaia 2003 ad oltre 10 anni di distanza. Vino che ha arginato egregiamente le insidie di un millesimo africano dimostrando di poter sfidare il tempo senza il minimo cedimento. E da un’annata giocata (brillantemente) in difesa è giusto passare alla nuova uscita, ovvero la versione 2011.
La parola a Leonardo Raspini, general manager della Tenuta: «Il 2011 appare vendemmia di grande struttura, di densità tannica sulla quale si innestano aromi di complessità notevole. Prima nel bicchiere e poi nell’assaggio, ogni nota sembra vibrare senza fine. E ci è piaciuto dargli proprio questo carattere nel descriverlo per la nostra Vendemmia d’Artista 2011 a simboleggiare che questo è un vino che pensiamo si proietti nel futuro all’infinito».
Un progetto, quello della Vendemmia d’Artista 2011, affidato al canadese Rodney Graham, che ha “vestito” 111 grandi formati con etichette esclusive aventi come fonte di ispirazione temi poetici dedicati, appunto, all’Infinito. Venendo al blend costitutivo (a prevalenza di cabernet sauvignon, 51%), pochi gli adattamenti con il merlot (32%) che lascia qualche punto percentuale in favore del cabernet franc (fondamentale per la spazialità del vino, 11%) e del petit verdot (essenziale per la ramificazione del tannino, 6%).
Il primo incontro invernale con Ornellaia 2011 mi aveva subito messo sull’avviso. Nell’inevitabile rimando alle suggestioni di tante altre degustazioni in anteprima (quello di metà febbraio in cantina è ormai un nostro ricorrente rendez-vous) il pensiero torna ad annate di primissimo piano quali 2001 e 2006. I test successivi hanno confermato e rafforzato quelle indicazioni.
Siamo indubbiamente di fronte ad uno dei migliori Ornellaia di sempre per profondità cromatica, intensità olfattiva, con un palato dapprima imperniato sulla pienezza del frutto a bacca piccola, poi via via più complesso ed intrigante, dal timbro ligneo perfettamente integrato che introduce ad un finale tostato, balsamico, speziato di grande compattezza e persistenza. Sarà un piacere seguirne la lunghissima curva evolutiva. Magari riparlandone per OperaWine 2030.
Ornellaia
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