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Crisi economica e nuove abitudini fanno scomparire la dieta mediterranea

Allarme dei nutrizionisti: in Italia si sta perdendo l’abitudine di seguire la dieta mediterranea. La crisi ha impoverito il piatto e lo stile di vita imperante sta spingendo verso il precotto o il cibo confezionato. È emerso a Venezia a “The future of science”, l’incontro promosso da Veronesi e dedicato alla fame nel mondo

22 settembre 2014 | 12:09
Crisi economica e nuove abitudini 
fanno scomparire la dieta mediterranea
Crisi economica e nuove abitudini 
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Crisi economica e nuove abitudini fanno scomparire la dieta mediterranea

Allarme dei nutrizionisti: in Italia si sta perdendo l’abitudine di seguire la dieta mediterranea. La crisi ha impoverito il piatto e lo stile di vita imperante sta spingendo verso il precotto o il cibo confezionato. È emerso a Venezia a “The future of science”, l’incontro promosso da Veronesi e dedicato alla fame nel mondo

22 settembre 2014 | 12:09
 

La crisi economica e il cambiamento degli stili di vita “uccidono” la dieta mediterranea, riconosciuto come un regime alimentare sano, oltre che come uno dei “must” dell’Italian style. In molte aree del mondo la dieta mediterranea è ancora da esportare (fatto che avviene solo per le cucine di lusso), ma in Italia se ne sta perdendo l’uso per il semplice motivo che la crisi ha impoverito il piatto e lo stile di vita imperante sta spingendo verso il precotto o il cibo confezionato, che non sempre hanno i valori nutrizionali del fresco.



È quanto è emerso a Venezia durante l’ultima giornata di “The future of science”, l’incontro promosso da Umberto Veronesi e dedicato al tema dello sradicamento della fame nel mondo. Ad affrontarlo sono stati Maria Benedetti Donati, dell’Istituto neurologico mediterraneo, e Katia Petroni, biologa dell’Università di Milano.

Se gli effetti della dieta mediterranea erano noti da tempo, di recente il dato è stato ribadito dalla ricerca che, ha detto Donati, ha certificato gli effetti benefici «del consumo di frutta, verdura, pesce, cereali integrali, frutta secca, olio d’oliva e vino in moderazione». Il tutto, ha aggiunto la ricercatrice, con risultati positivi dimostrati «non solo nella prevenzione primaria della salute ma anche di quella secondaria, come malattie vascolari, tumori ormono-dipendenti e di alcune malattie neurodegenerative».

Il fatto che la dieta mediterranea sia in regressione, per Donati «implica un progressivo peggioramento delle condizioni di salute della popolazione italiana, a cominciare dall’aumento dei casi di obesità».

Katia Petroni ha sottolineato il valore di questo metodo nutrizionale, confermato - ha spiegato - da una nuova branca della scienza, la “nutrigenomica”, la quale cerca di comprendere «come i nutrienti influenzino l’espressione genica, il metabolismo e la salute, con lo scopo ultimo di identificare potenziali biomarkers genici e proteici che possano aiutare nella diagnosi precoce di malattie legate all’alimentazione».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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