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Maltempo nel carrello, consumi a picco +4% i prezzi delle verdure

L’effetto del maltempo rischia di compromettere ulteriormente i consumi: gli acquisti familiari di frutta e verdura degli italiani sono crollati di oltre il 20% negli anni della crisi; il 53% compra in base a sconti. Solo quest’anno gli italiani hanno tagliato su latte e derivati (-4,8%), sulla carne di maiale (-4,8%), sulle uova (-2,8%)

 
14 ottobre 2014 | 14:24

Maltempo nel carrello, consumi a picco +4% i prezzi delle verdure

L’effetto del maltempo rischia di compromettere ulteriormente i consumi: gli acquisti familiari di frutta e verdura degli italiani sono crollati di oltre il 20% negli anni della crisi; il 53% compra in base a sconti. Solo quest’anno gli italiani hanno tagliato su latte e derivati (-4,8%), sulla carne di maiale (-4,8%), sulle uova (-2,8%)

14 ottobre 2014 | 14:24
 

Gli effetti del maltempo si fanno sentire sul carrello della spesa con un aumento record dei prezzi delle verdure del 4% a settembre rispetto al mese precedente, in netta controtendenza alla deflazione che colpisce l’economia generale ed anche il settore alimentare. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi all’inflazione a settembre.

Si tratta di un rialzo congiunturale che è il risultato della pesante ondata di maltempo che ha distrutto le coltivazioni nelle campagne dove sono state toccate quotazioni insostenibili per le principali produzione. In generale per il settore alimentare si registra un calo dei prezzi dello 0,2% rispetto all’anno scorso con flessioni che riguardano la frutta (-4,6%), la carne suina (-0,7%) mentre aumentano leggermente i prezzi del pollame (+0,4% su base annua) e delle altre carni (0,5%).



L’effetto del maltempo rischia di compromettere ulteriormente i consumi che gli acquisti familiari di frutta e verdura degli italiani sono crollati di oltre il 20% negli anni della crisi per un quantitativo che nel 2014 è sceso addirittura al di sotto dei 400 grammi per persona raccomandati dal Consiglio dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo l’analisi della Coldiretti. Nel 2014 gli acquisti familiari di prodotti ortofrutticoli sono scesi al disotto dei 320 chili all’anno per effetto di una spirale recessiva che sta mettendo a rischio le imprese e la salute consumatori.

La Cia-Confederazione italiana agricoltori sottolinea che il dato di settembre conferma la situazione “immobile” dei consumi, con le famiglie che continuano a comprare solo il necessario, in primis per la tavola. Da un lato si taglia su carne, latte, uova e vegetali, dall’altro si sceglie in base all’offerta speciale, si abbandonano i grandi brand e si abbattono gli sprechi in cucina.

I prezzi degli alimentari segnano un tasso tendenziale nullo dopo tre mesi consecutivi di flessione e i listini al dettaglio di frutta (-4,6%) e verdura (-1,4%) ancora in territorio negativo. Solo quest’anno gli italiani hanno ulteriormente tagliato su latte e derivati (-4,8%), sulla carne di maiale (-4,8%), sulle uova (-2,8%), sull’ortofrutta (-1,1%), così come su vino (-2,8%) e acqua minerale (-1,4%). Ma non sono solo le quantità a essere ridotte: dall’inizio della crisi a oggi le famiglie hanno cambiato radicalmente abitudini e modi di fare la spesa al supermercato.

Pur di risparmiare, infatti, il 53% gira più esercizi commerciali dove compra in base a sconti, promozioni e offerte speciali; il 42% privilegia i cosiddetti “formati convenienza”; il 32% abbandona i grandi brand per le marche più economiche e i prodotti di primo prezzo e il 24% ricomincia a fare cucina di recupero, evitando sprechi e avanzi in cucina.

«Ora la partita - commenta Confesercenti - si gioca tutta sulla fiducia: un’economia stagnante, con migliaia di aziende che continuano a chiudere i battenti, con la conseguente perdita di posti di lavoro soprattutto per i giovani, non fanno altro che alimentare una spirale negativa che rafforza la deflazione. Bisogna agire subito, poiché gli attesi miglioramenti del dato statistico nei prossimi mesi non sarebbero, comunque, sufficienti a cambiare uno scenario di pericoloso avvitamento economico. Inoltre, l’ipotesi di un aumento dell’Iva si tradurrebbe in un ulteriore colpo di grazia per la domanda interna: i costi di questa scelta scellerata si abbatterebbero su famiglie ed imprese, già stremate da una pressione fiscale insopportabile ed un credito asfittico che non accenna a ripartire».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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