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Expo 2015, per il filone appalti truccati Antonio Acerbo agli arresti domiciliari

In seguito ad accertamenti sul suo coinvolgimento nell'inchiesta dei presunti appalti truccati, l'ex responsabile unico del Padiglione Italia di Expo 2015, Antonio Acerbo è stato condanato agli arresti domiciliari

 
15 ottobre 2014 | 16:05

Expo 2015, per il filone appalti truccati Antonio Acerbo agli arresti domiciliari

In seguito ad accertamenti sul suo coinvolgimento nell'inchiesta dei presunti appalti truccati, l'ex responsabile unico del Padiglione Italia di Expo 2015, Antonio Acerbo è stato condanato agli arresti domiciliari

15 ottobre 2014 | 16:05
 

Nuove ombre su Expo 2015; l'ex responsabile unico del Padiglione Italia di Expo 2015, Antonio Acerbo (nella foto), l'imprenditore Giandomenico Maltauro, cugino di Enrico già coinvolto nell'indagine sulla cosiddetta “cupola degli appalti” e arrestato lo scorso maggio, e il facility manager del Padiglione Italia Andrea Castellotti, già direttore commerciale della società Tagliabue, sono agli arresti domiciliari.



Sono gli sviluppi di un secondo filone di indagine relativo all'appalto sulle “Vie d'acqua” e condotto dai pm di Milano, Claudio Gittardi e Antonio D'Alessio che ipotizzano i reati di corruzione e turbativa d'asta in un arco temporale che va dal 2012 al luglio 2013. Antonio Acerbo, agli imprenditori, non chiedeva denaro ma lavori per il figlio, che opera nel campo delle consulenze, in cambio della possibilità di entrare nel business di Expo attraverso le gare d'appalto.

Sono due, in particolare, gli episodi finiti all'attenzione degli inquirenti: una consulenza da circa 30mila euro data dalla Maltauro al figlio di Acerbo e un altro lavoro promesso ma poi non assegnato. Duro il giudizio del presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, che parla di vicenda "preoccupante" e di «un danno che deriva da un soggetto che però è già uscito da alcuni giorni dalla struttura di Expo».

Questo nuovo sviluppo dell'indagine su Expo deriva da perquisizioni e interrogatori successivi all'avviso di garanzia, notificato ad Antonio Acerbo nelle settimane scorse, che aveva portato alle sue dimissioni dalla carica di responsabile del Padiglione Italia e da quella di sub commissario Expo. Tra le intercettazioni più significative una riguarda la seconda consulenza che avrebbe dovuto essere assegnata al figlio, indagato per riciclaggio, oltre a quello da 30mila euro ottenuta da Maltauro tempo prima.

Antonio Acerbo

A prometterla sarebbe stato Giuseppe Asti, ad della Tagliabue, ditta inserita nell'associazione temporanea delle imprese (Ati) che si aggiudicò la gara per le vie d'acqua, una delle opere più importanti legate all'Esposizione Universale di Milano. La consulenza alla fine non fu assegnata perché, questa è la spiegazione di Asti in una telefonata agli atti dell'inchiesta, “non sapevamo che lavoro” fargli fare.

Asti, che è indagato, era stato sentito a settembre dai pm e le sue dichiarazioni sono considerate cruciali per ricostruire il modus operandi di Acerbo. I militari della Guardia di Finanza, oltre a notificare i provvedimenti cautelari, hanno eseguito una serie di perquisizioni nelle sedi Maltauro e Tagliabue. Il gip Fabio Antezza ha respinto la richiesta dei domiciliari avanzata dalla procura nei confronti di Enrico Maltauro: l'imprenditore aveva confermato in diversi interrogatori la presenza di una “cupola degli appalti”.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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