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Il Verdicchio dei Castelli di Jesi sposa i piatti di Moreno Cedroni

Il Verdicchio dei Castelli di Jesi è uno dei grandi bianchi italiani in grado di reggere il passo dei piatti straordinari, complessi e di grande pulizia di Moreno Cedroni, che necessitano di vini altrettanto completi

di Guido Ricciarelli
 
08 novembre 2014 | 11:55

Il Verdicchio dei Castelli di Jesi sposa i piatti di Moreno Cedroni

Il Verdicchio dei Castelli di Jesi è uno dei grandi bianchi italiani in grado di reggere il passo dei piatti straordinari, complessi e di grande pulizia di Moreno Cedroni, che necessitano di vini altrettanto completi

di Guido Ricciarelli
08 novembre 2014 | 11:55
 

Regione straordinaria le Marche, a mio avviso non ancora conosciuta come meriterebbe, oltre che per la sua storia e le sue bellezze naturali, per i valori di eccellenza che esprime nella combinata cibo/vino. Per il nostro test di longevità ci dirigiamo a Senigallia, dove officiano chef bistellati del calibro di Moreno Cedroni (nella foto) e Mauro Uliassi.

Moreno Cedroni

Il primo round ha per teatro la Madonnina del Pescatore e protagonista nel bicchiere il Verdicchio dei Castelli di Jesi, senza dubbio uno dei più grandi bianchi italiani nella percezione dei degustatori esperti. Molto lavoro resta da fare per la sua immagine verso il consumatore comune, ancora legata a tratti folkloristici duri a morire.

I menu di Moreno Cedroni recano l’indicazione dell’anno di creazione di ogni piatto e mi pareva stimolante affiancare ai soli due piatti concepiti nel 2010 e tuttora in carta, due vini della stessa annata. Ecco dunque andare in scena il doppio abbinamento fra Insalata di polpo, gelatina di pane e aceto, la sua maionese con il Verdicchio Classico Riserva San Paolo di Pievalta e la Ricciola, salsa di porro e lemon grass, viola del pensiero, basilico ed amaranto fritto con il Verdicchio Classico Riserva Villa Bucci di Bucci.

Piatti straordinari e complessi, di grande pulizia e precisione, che necessitano di vini altrettanto completi, in grado di reggere il loro passo, deciso e scattante. La vitalità tutta biodinamica del bianco di Pievalta (distaccamento marchigiano della franciacortina Barone Pizzini) si dipana su ricordi di nocciola, innervata da un’insospettabile energia agrumata che trascina il sorso verso un finale sapido e succoso, teso ed articolato al tempo stesso.

Uno splendido conseguimento per un vino in perfetta forma che può ulteriormente sfidare il tempo. Dall’altra parte il Verdicchio per antonomasia, la Riserva Villa Bucci, portabandiera indiscusso della denominazione. Espressivo e intenso il profilo aromatico di erbe di campo e fiori gialli, ancora la nocciola e l’agrume perfettamente fusi in una materia cremosa e saporita. Incessante la progressione gustativa di un vino dal lunghissimo futuro. Due colpi e due centri.

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