Ed eccoci alla vigilia di un nuovo anno, ma sempre assillati da problemi vecchi, anzi vecchissimi. L’elenco è lungo e lo conoscete tutti. Solo che a Roma le cose da fare si dicono, si ripetono mille volte, ma le riforme forti tardano ad arrivare. La legge dei compromessi vige ancora fortemente e far perdere a qualcuno le posizioni acquisite è pressoché impossibile. Così il Paese si trascina stancamente in un decadimento che non vede sosta.
Al nuovo anno chiediamo ancora una volta una pace vera e duratura in tutto il mondo; che la religione, pur diversa, sia elemento di unità e di rispetto reciproco, non di divisione e odio; che la ripresa economica finalmente arrivi, con nuovi posti di lavoro; che la disputa politica in Italia sia momento dialettico per arrivare a leggi più giuste e al bene nazionale, non solo occasione per insulti e accordi di comodo.
Che si punti più decisamente alla valorizzazione del patrimonio paesaggistico, storico-artistico ed enogastronomico, ricchezza immensa grazie alla quale il turismo può e deve diventare la prima industria dell’Italia; che si fermi lo sviluppo urbanistico insensato e si salvi il verde rimasto, per una migliore qualità dell’aria e della vita; che si costruiscano al più presto le infrastrutture necessarie ad un Paese civile e moderno; che i ladri e gli imbroglioni, anche fossero in Parlamento, siano puniti con giustizia e severità.
Sottolineo l’auspicio che il territorio venga difeso strenuamente e non dato in pasto ai costruttori. Il pericolo è che si continui a costruire male, in modo più o meno lecito e dove non si potrebbe fare, con una pianificazione del territorio che ignora il rischio idrogeologico, causa un’alterazione del paesaggio e riduce il terreno coltivabile.