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È scontro fra Slow Food e McDonald's Le due facce di un’Expo senza anima

Secondo Carlo Petrini, ideatore di Slow food, Expo potrebbe essere un'occasione persa, perché ha dato più spazio alle multinazionali. McDonald's ribatte: «Offriamo una reale opportunità di lavoro e non della filosofia approssimativa condita di retorica terzomondista. In migliaia ci scelgono liberamente»

21 maggio 2015 | 11:05
È scontro fra Slow Food e McDonald's 
Le due facce di un’Expo senza anima
È scontro fra Slow Food e McDonald's 
Le due facce di un’Expo senza anima

È scontro fra Slow Food e McDonald's Le due facce di un’Expo senza anima

Secondo Carlo Petrini, ideatore di Slow food, Expo potrebbe essere un'occasione persa, perché ha dato più spazio alle multinazionali. McDonald's ribatte: «Offriamo una reale opportunità di lavoro e non della filosofia approssimativa condita di retorica terzomondista. In migliaia ci scelgono liberamente»

21 maggio 2015 | 11:05
 

È sempre più evidente che le due anime di Expo non riescono a convivere: da una parte McDonald's, il colosso dei fast food, che propone un tipo di ristorazione per bambini in stile Disneyland, dall'altra Slow Food, che vuole difendere gli interessi dei produttori del Terzo Mondo. Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, che era stato incaricato di contribuire a sviluppare i contenuti di Expo 2015, si è accorto forse troppo tardi che è stao dato più spazio alle grandi multinazionali che ai piccoli produttori.

L'Esposizione universale 2015 vista dal padiglione di Slow food ha dunque i contorni di «un'occasione persa», come ha affermato Carlo Petrini, parlando a margine dell'inaugurazione del suo spazio a Expo. Un'occasione persa, spiega, perché «mancano i contenuti» e la ragione non è dovuta a scarso interesse, ma alla «insipienza della classe politica» che non ha saputo «accettare la sfida del tema: la politica aveva l'occasione per fare una figura straordinaria. Peccato». L'ideatore di Slow food dice che se fosse dipeso da lui sarebbe stata data «più rilevanza ai piccoli produttori, meno agli Stati e alle grandi multinazionali».



«In tutte le città del mondo esiste Slow Food ed esiste McDonald's - dichiara Petrini - il problema è che dovendo parlare di cibo, è importante capire la differenza che c’è tra il prezzo e la qualità. I piccoli produttori sono il perno dell'alimentazione e rappresentano nel mondo l'80% del cibo di tutti i viventi. Però queste piccole realtà non hanno la potenza e le risorse finanziarie delle multinazionali ed io speravo che l'attenzione verso i piccolo potesse essere maggiore».

Il padiglione di Slow food «ha saputo interpretare l'idea originale che era stata alla base dell'Expo: valorizzare la biodiversità, dare valore agli orti come simbolo dell'impegno e della lotta contro la fame per sostenere le comunità locali». Certo l'essere uno degli ultimi padiglioni del Decumano non aiuta l'afflusso di visitatori, «spero solo - aggiunge Petrini - che ci una maggiore distribuzione dei flussi di presenze; avere un solo ingresso penalizza chi è distante, bisogna aprire gli altri ingressi. Arrabbiato per questo? Non lo sono mai».

Immediata la replica della multinazionale del fast food che è anche sponsor dell'Expo, dove è presente con uno “store” che presenta anche menu innovativi. «Offriamo una reale opportunità di lavoro e non della filosofia approssimativa condita di retorica terzomondista - si legge in un comunicato di McDonald’s - ci domandiamo perché chi proclama l'importanza della biodiversità non accetti poi l'idea della diversità dell'offerta e soprattutto non dimostri rispetto per la libertà e la capacità di scelta delle persone».

Poi la stoccata: «Migliaia di persone ci scelgono liberamente, magari dopo essere passate a visitare l'immenso, triste e poco frequentato padiglione di Slow Food. E siamo orgogliosi che per il nostro progetto Fattore Futuro, che ha ottenuto il patrocinio del ministero dell'Agricoltura, si siano candidati oltre cento giovani agricoltori da tutta Italia».

Anche Oscar Farinetti, patron di Eataly, ha detto la sua: «Rischiamo che diventi un'occasione persa, ma lavoreremo fino al 31 ottobre per non perderla». Sebbene sia convinto che c'è da lavorare, per Farinetti l'Esposizione andrà meglio del previsto: «Altro che venti milioni - continua il patron di Eataly - ci saranno trenta milioni di visitatori. Si doveva parlare un po' di più di contadini, di allevatori e pescatori, ma visto che Petrini ha ragione noi adesso ci diamo da fare e ne parliamo». Farinetti ad esempio annuncia la volontà di «portare i nostri seimila fornitori, che sono contadini, qui ad Expo, tutti insieme» per valorizzarli.

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