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Nuove sfide per il Chianti Classico Liberatore: «Siamo in un’isola felice»

Il Consorzio Chianti Classico rappresenta un'area distrettuale dove il vino è l’elemento di riferimento attorno al quale ruotano altri comparti, dal turismo alla ristorazione; lo conferma il direttore Giuseppe Liberatore

di Alberto Lupini
direttore
 
18 febbraio 2016 | 10:14

Nuove sfide per il Chianti Classico Liberatore: «Siamo in un’isola felice»

Il Consorzio Chianti Classico rappresenta un'area distrettuale dove il vino è l’elemento di riferimento attorno al quale ruotano altri comparti, dal turismo alla ristorazione; lo conferma il direttore Giuseppe Liberatore

di Alberto Lupini
direttore
18 febbraio 2016 | 10:14
 

Un Consorzio quello del Chianti Classico che ha 300 anni, ma che è pronto a imbarcarsi in nuove sfide, a partire dalla candidatura del territorio a patrimonio Unesco, fino alla sinergia con altri produttori, come quelli dell’olio, a dimostrazione che l’eccellenza non ha confini.

«Tutto questo non è successo oggi - dichiara Giuseppe Liberatore (nella foto), direttore generale Consorzio Chianti Classico - faccio presente che il Consorzio olio Dop Chianti Classico è nato nel 1975, la fondazione per la tutela del territorio del Chianti Classico nel 1978 e l'ultima nata è questa company, questa Srl che gestisce la parte commerciale attraverso il merchandising, diciamo pure che il Consorzio del Chianti Classico è l'elemento attorno al quale ruotano tutti questi altri organismi. Questo dipende dal fatto che siamo in presenza di una vera e propria area distrettuale, dove il vino è l'elemento di riferimento e tutte queste attività gli ruotano intorno, come il turismo, che è uno degli elementi più importanti dei bilanci delle nostre aziende, e soprattutto la parte della ristorazione e degli alberghi».



«Possiamo dire di essere in un'isola felice - sostiene Liberatore - considerando anche dei dati economici molto interessanti e perché abbiamo una disoccupazione al di sotto del 2%, quindi assolutamente fisiologica. Abbiamo un distretto che si può stimare intorno al miliardo di euro, parlo di tutte le attività che ci competono, vino turismo e molte altre; stiamo facendo uno studio in merito a questi dati, che presenteremo il 24 settembre quando sarà ricordato il giorno della celebrazione della firma».

Una struttura solida quella del Consorzio Chianti Classico, che dal punto di vista produttivo in termini sia quantitativi sia qualitativi ha registrato dei cambiamenti con l'introduzione, due anni fa, della Gran Selezione.

«L'introduzione della Gran Selezione - continua Liberatore - c'è stata soprattutto per dare visibilità e per mettere in un segmento ben preciso i nostri prodotti di punta, ovvero prodotti di altissimo livello che non temono nessun tipo di confronto con nessun vino nel mondo, ma che prima della Gran Selezione erano relegati in un range troppo ampio, quello del Chianti Classico di annata e Riserva. Questo lo dimostrano anche i dati: questi vini sono stati premiati ultimamente, raggiungendo il primo e il sesto posto sulle riviste più importanti a livello mondiale, proprio perché sono di grande livello. Noi non abbiamo fatto altro che posizionare questi prodotti in una nicchia, una nicchia che vale oggi il 4-5% della nostra denominazione e non credo che saliremo di molto probabilmente arriveremo massimo al 6-7%, e che rappresenta esattamente l'eccellenza della nostra denominazione».



«Ritengo che noi abbiamo la forza di riportare in poco tempo anche i grandi Supertuscan - sostiene il direttore del Consorzio - che sono fuori ma che chiaramente sono compatibili geograficamente con il nostro disciplinare, che prevede che i vini abbiano almeno l'80% di Sangiovese, perché questa è la nostra regola».

Giuseppe Liberatore

«Mediamente produciamo tra i 35 e 40 milioni di bottiglie - conclude Liberatore - quest'anno ne abbiamo prodotti 38 milioni, stiamo parlando di quasi 290mila ettolitri di prodotto, sicuramente un peso importante, ma conosciamo la frammentarietà delle produzioni a livello nazionale. Il Chianti Classico con questa “rivoluzione” messa in atto ha davvero cambiato pelle, perché oltre alla storia della Gran Selezione c'è anche la Riserva per esempio che è un altro segmento molto importante che vale circa il 30% della nostra produzione e che ha cambiato volto; oggi la Riserva per essere dichiarata tale ha bisogno che venga richiesta la certificazione a monte, non più come una volta che diventava Riserva un Chianti Classico di annata solo dopo due anni di tempo. La certificazione non arriva dal Consorzio, ma dagli enti esterni di certificazione, che nulla hanno a che fare con i consorzi. Fino a 10 anni fa i consorzi si occupavano anche di questo, poi una legge comunitaria ha ritenuto opprimo che questi controlli fossero affidati ad enti esterni per non creare commistioni tra controllori e controllati, anche da questo punto di vista abbiamo ulteriori garanzie nei confronti del prodotto».


Consorzio Vino Chianti Classico
via Sangallo 41, Loc. Sambuca - 50028 Tavarnelle Val di Pesa (Fi)
Tel 055 82285
www.chianticlassico.com

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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