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Schioppettino di Prepotto, rosso friulano Profumi di frutti di bosco e note speziate

Lo Schioppettino di Prepotto arrivava alla corte imperiale d'Austria, trasportato in botti di rovere. Il vitigno ha rischiato di andare perduto, escluso dall’elenco dei vitigni autorizzati fino al 1983

di Piera Genta
 
28 febbraio 2016 | 12:23

Schioppettino di Prepotto, rosso friulano Profumi di frutti di bosco e note speziate

Lo Schioppettino di Prepotto arrivava alla corte imperiale d'Austria, trasportato in botti di rovere. Il vitigno ha rischiato di andare perduto, escluso dall’elenco dei vitigni autorizzati fino al 1983

di Piera Genta
28 febbraio 2016 | 12:23
 

Un rosso friulano che si produce esclusivamente nel comune di Prepotto, in provincia di Udine, a sud-est di Cividale del Friuli, proprio a ridosso della Slovenia. Nella valle dello Judrio. Dal 2008 questo territorio è una sottozona di produzione per lo Schioppettino, Pòkalza in sloveno, nell’ambito della Doc Colli Orientali del Friuli. Dal nome curioso «perché il chicco di tale uva resiste al dente e, schiacciato, sprizza polpa e umore con uno scoppiettrio caratteristico» come lo descrive Chino Ermacora, scrittore friulano.



Conosciuto anche con il nome di Ribolla Nera, le prime testimonianze storiche risalgono a documenti datati 1282 ritrovati nel Castello di Albana, si attesta la presenza di questa varietà dal 1863, in occasione di una esposizione di uve curata dall’Associazione agraria friulana. Un vino che arrivava alla corte imperiale d'Austria, trasportato in botti di rovere, sigillato dopo che i Magnifici Signori, deputati al controllo, dichiaravano il luogo di produzione delle uve e garantivano il prodotto con giuramento.

Ma anche un vitigno che ha rischiato di andare perduto, escluso dall’elenco dei vitigni autorizzati fino al 1983, e rinato grazie soprattutto all’intervento del comune di Prepotto e dei coniugi Rapuzzi della cantina Ronchi di Cialla che si sono adoperati per salvare questo patrimonio enologico. Il viticoltore venne premiato nel 1976 alla prima edizione del Premio Risit d’Aur (Barbatella d’oro) istituito dalla famiglia Nonino proprio per il suo lavoro di recupero. Nel 2004 si è costituita l’Associazione produttori composta da quasi la totalità delle aziende del territorio.

Un severo disciplinare limita le rese in vigna e impone un affinamento minimo di 12 mesi in legno per un vino dal colore rosso rubino intenso con profumi di frutti di sottobosco e una nota di pepe verde. Buon equilibrio, con tannino discreto, retrogusto amarognolo.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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