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Trattoria Innarone, amore per la cucina e atmosfera famigliare d’altri tempi

Cucina della vera tradizione, fatta di semplicità e amore per il territorio, quella della Trattoria Innarone, in una piccola frazione di Caserta. Un luogo in cui ci si sente subito a casa e si apprezza la tradizione

di Vincenzo D’Antonio
 
19 dicembre 2016 | 12:17

Trattoria Innarone, amore per la cucina e atmosfera famigliare d’altri tempi

Cucina della vera tradizione, fatta di semplicità e amore per il territorio, quella della Trattoria Innarone, in una piccola frazione di Caserta. Un luogo in cui ci si sente subito a casa e si apprezza la tradizione

di Vincenzo D’Antonio
19 dicembre 2016 | 12:17
 

Averle, frazioncine collinari così graziose, a fronte di città che sonnecchia nella piana. La città di cui si parla è Caserta. Grazioso, austero a tratti, cerniera tra capoluogo e la ben nota Caserta vecchia, il borgo di Casolla. Di origine antichissime, serba relittario industriale di quando fu, fino all’immediato dopoguerra polo europeo per la produzione di colla. Ameno paesaggio collinare, occhio fin sul Golfo di Napoli.

A metà strada, strada intesa come sentiero pedonale e mulattiera, tra la Caserta vecchia e la Caserta nuova, a Casolla si effettuava sosta per il ristoro e sovente anche per il cambio della vettura. Vettura, così era chiamato il prezioso mulo! Un saper ristorare, quindi, che ha radici profonde nel tempo antico. Circa centocinquanta anni di vita per la Trattoria Innarone.

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Ci si sente subito a casa e non è un banale modo di dire; è la verità! Accoglienza schietta da parte di papà Giovanni e figlio Daniele. Mamma Maria in cucina e fidanzata Sabrina in sala, così come in sala anche Francesco, il fratello di Daniele. E papà Giovanni? Ovunque. Sì, ubiquo, appare ad esaudire desideri ancor prima che il cliente li esprima. Cucina della vera tradizione, quella talmente radicata che non vi è bisogno di attribuzioni ulteriori per descriverla.

Ed un segreto che segreto non è a lasciare immediatamente comprendere il perché di tanta bontà nei piatti e di tanto duraturo successo di clientela. Una parola sola, impegnativa, è vero, ma qui del tutto appropriata: amore. Amore per il proprio lavoro e per il territorio, amore e rispetto per il cliente. Rispetto e rapporti stabili e duraturi, basati sul reciproco rispetto, con i fornitori.

La grande rara dote della semplicità: ai fornelli, al forno a legna, in sala. Sale comunicanti, arredi che anch’essi concorrono al confortevole effetto “casa propria”. Il tempo di sedersi, siamo già in convivialità con Giovanni e con Daniele e, cosa bellissima, anche con gli altri avventori. In tavola pezzi di frittatine e spicchi di saporito casatiello. A seguire, giusti i tempi e già allegro il calice, in tavola il pancotto di broccoli e fagioli. Di grande bontà, evoca le gioie del dolce passato.

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I vini, prima bianco e poi rosso, sono due chicche del territorio. Dalla cantina di Don Lisandro il bianco Lancella, da sole uve Pallagrello bianco, ed il rosso Terzarulo, accorto blend di Pallagrello nero e Casavecchia. Il sorriso di Giovanni ed il piatto che non può mancare: lagane e fagioli. L’atmosfera è deliziosa, inenarrabile quasi. Il prode Daniele, così tanto giovane e così tanto savio, dopo esperienze in cucina ed anche in sala, tertium… datur e la terza possibilità diviene il cimento di pizzaiolo. Bravo, bravissimo!

Ascolta tutti, è attento alle tendenze, sa che può solo imparare e può guardare lontano se sale sulle spalle dei giganti. È modesto, dote rara, ma sa poi cimentarsi in sue sperimentazioni. Memorabili, dopo mediati assaggi, la margherita classica, la pizza ortiche e salame e la pizza con scarola riccia e fiordilatte. Daniele ha già la mano buona e sa fare scouting. Utile e dilettevole la lavagnetta con le proposte del giorno. Parcheggio comodo, tavoli all’aperto nella bella stagione. È posto buono, è posto giusto. Prezzi di commovente bontà.

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