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Sisma, agricoltori e allevatori in rivolta Fuori Montecitorio, chiedono più aiuti

Centinaia di agricoltori e allevatori colpiti dal terremoto con pecore al seguito si sono presentati davanti a Montecitorio questa mattina per protestare contro i ritardi del Governo nel fornire loro aiuti. I danni causati dal sisma si aggirerebbero attorno ai 2,3 miliardi di euro con vendite calate anche del 90%

 
07 marzo 2017 | 10:16

Sisma, agricoltori e allevatori in rivolta Fuori Montecitorio, chiedono più aiuti

Centinaia di agricoltori e allevatori colpiti dal terremoto con pecore al seguito si sono presentati davanti a Montecitorio questa mattina per protestare contro i ritardi del Governo nel fornire loro aiuti. I danni causati dal sisma si aggirerebbero attorno ai 2,3 miliardi di euro con vendite calate anche del 90%

07 marzo 2017 | 10:16
 

Sono già centinaia gli agricoltori e gli allevatori giunti dalle aree terremotate di Marche, Abruzzo, Umbria e Lazio a Roma davanti Piazza Montecitorio dove pascolano anche alcune pecore sopravvissute dalle stalle crollate. Ci sono anche i sindaci dei Comuni colpiti riconoscibili dalle insegne delle diverse delegazioni mentre i cartelli degli agricoltori denunciano: «Ho perso gli animali non la dignità», «Senza agricoltura Arquata muore» o «Meno chiacchiere più stalle», «A.A.A. cercasi normalità».

Sisma, agricoltori e allevatori in rivolta  Fuori Montecitorio, chiedono più aiuti

Ma ci sono anche striscioni della Coldiretti «La burocrazia uccide più del terremoto» o «L’Italia migliore merita giustizia» assieme a un «Coraggio Italia». Un grande tavolo è stato apparecchiato con i prodotti locali salvati dalle macerie, dalle lenticchie di Castelluccio al ciauscolo, dal pecorino Amatriciano a quello di Farindola e molto altro, che rischiano ora di sparire per le difficoltà del mercato locale provocate dalla crisi del turismo e dallo spopolamento dovuto all’esodo forzato ma anche ai ritardi nella costruzione degli alloggi temporanei.

È tutto pronto anche per la proiezione del filmato-denuncia #stalletradite sui gravi ritardi della ricostruzione nelle aree rurali dove si sommano inefficienze, incompetenze e furberie. È già arrivato anche il presidente nazionale della Coldiretti Roberto Moncalvo per incontrare il presidente del Senato Piero Grasso mentre la presidente della camera Laura Boldrini ha dovuto annullare l’incontro dopo essere stata operata d'urgenza.
 
Nelle aree rurali terremotate si contano danni diretti ed indiretti per 2,3 miliardi tra strade e infrastrutture, case rurali, stalle, fienili, magazzini ma anche stabilimenti di trasformazione, rivendite, macchine agricole, macchinari di lavorazione e animali morti e feriti ai quali vanno aggiunte le perdite per il crollo della produzione di latte e delle coltivazioni e per gli effetti negativi sul commercio per la fuga dei turisti e dei residenti.

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Sono 25mila le aziende agricole e le stalle nei 131 comuni terremotati di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo con 292mila ettari di terreni agricoli coltivati soprattutto a seminativi e prati e pascoli da imprese per la quasi totalità a gestione familiare (96,5%). Significativa la presenza di allevamenti con quasi 65mila bovini, 40mila pecore e oltre 11mila maiali dalle quali si evidenzia anche un fiorente indotto agroindustriale con caseifici, salumifici e frantoi dai quali si ottengono specialità di pregio famose in tutto il mondo.

«Il terremoto ha colpito un territorio a prevalente economia agricola che occorre ora sostenere concretamente per non rassegnarsi all’abbandono e allo spopolamento», ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare l’esigenza che «la ricostruzione vada di pari passo con la ripresa dell’economia che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo».  A rischio c’è un patrimonio di specialità conservate da generazioni nelle campagne diventate simbolo del Made in Italy in tutto il mondo.
 
I prodotti locali salvati dalle macerie rischiano ora di sparire per il crollo del 90% del mercato locale provocato dalla crisi del turismo e dallo spopolamento dovuto all’esodo forzato ma anche ai ritardi nella costruzione degli alloggi temporanei. Il crack delle vendite ha colpito maggiormente i formaggi, dal pecorino alle caciotte, anche in ragione del fatto che nelle zone colpite dal sisma è molto radicata l’attività di allevamento.

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L’abbandono forzato delle popolazioni, trasferite sulla costa, e la fuga dei turisti hanno fatto venir meno la clientela, mettendo in grave difficoltà le aziende che, oltre a non vendere, devono comunque mungere tutti i giorni con la necessità di trasformare il latte o cederlo a qualche caseificio, peraltro in una situazione in cui molte strutture di questo tipo sono inagibili. In difficoltà anche il settore dei salumi, a partire da quelli pregiati a denominazione di origine, dove al blocco delle vendite si è accompagnato quello della produzione a causa dell’inagibilità dei laboratori che si trovano nelle zone del cratere. Ma l’assenza di acquirenti sta interessando un po’ tutte le produzioni, compresi farro, lenticchie e altri legumi.
 
Gli effetti del terremoto si sono sentiti sulle presenze dei 3.400 agriturismi complessivamente attivi nelle quattro regioni colpite dove i turisti sono più che dimezzati mentre nel cratere i 444 agriturismi presenti sono praticamente vuoti. La Coldiretti chiede di incentivare il turismo nelle regioni colpite dal sisma prevedendo la detraibilità delle spese sostenute dai turisti per i soggiorni nelle strutture ricettive agrituristiche che potrebbero essere considerate oneri deducibili a lato della dichiarazione dei redditi.

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