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Testo unico del vino, un punto di partenza La filiera fa squadra al 51° Vinitaly

Al Vinitaly una tavola rotonda sulla Pac post 2020, al centro il tema vino: si sollecita più velocità nell'emanazione dei decreti, più importanza alla figura dell'enologo, più organizzazione e il bisogno di fare squadra

di Gabriele Ancona
 
11 aprile 2017 | 10:11

Testo unico del vino, un punto di partenza La filiera fa squadra al 51° Vinitaly

Al Vinitaly una tavola rotonda sulla Pac post 2020, al centro il tema vino: si sollecita più velocità nell'emanazione dei decreti, più importanza alla figura dell'enologo, più organizzazione e il bisogno di fare squadra

di Gabriele Ancona
11 aprile 2017 | 10:11
 

La Politica agricola comune - Pac post 2020 al centro di un tavolo di lavoro che al Vinitaly ha visto la filiera italiana del vino confrontarsi sulle strategie da adottare per migliorare la competitività del settore. Presenti, moderati dal giornalista del Sole 24 Ore Lello Naso, Ruenza Santandrea, coordinatrice settore vitivinicolo Alleanza cooperative Agroalimentari, Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura, Dino Scanavino, presidente Confederazione italiana agricoltori, Antonio Rallo, presidente Unione italiana vini, Sandro Boscaini, presidente Federvini, Riccardo Ricci Curbastro, presidente Federdoc e Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi.

Testo unico del vino, un punto di partenza La filiera fa squadra al 51° Vinitaly

Ruenza Santandrea, dopo aver ricordato i pregevoli risultati ottenuti dal lavoro di squadra delle organizzazioni della filiera, affiancate dal Ministero e dalle altre istituzioni competenti, ha ribadito la necessità che si proceda rapidamente con l’emanazione dei Decreti applicativi del Testo Unico e che «la filiera possa avere al ministero delle Politiche agricole un interlocutore unico che coordini i diversi dipartimenti e uffici coinvolti». Sul piano interno - ha puntualizzato - è opportuno che il settore «si impegni per riavvicinare anche i giovani al mondo del vino, svecchiando in qualche modo il proprio ruolo e il modo di raccontarsi, provando anche a smussare la connotazione a tratti elitaria legata al vino».

«Il settore vitivinicolo - ha commentato Massimiliano Giansanti - è oggi in equilibrio e guarda alla sue potenzialità applicando una visione di lungo periodo. È un settore che coniuga perfettamente tradizione e innovazione e per questo è un esempio per molte produzioni. Per il futuro, nella misura in cui la politica vitivinicola europea e nazionale sarà in grado di appoggiare i processi innovativi e di rispondere alle esigenze strutturali e di mercato delle aziende, appoggiandole, i margini di crescita sono incoraggianti».

«Nel post 2020 - ha sottolineato il presidente Confederazione italiana agricoltori Scanavino - le nuove regole dovranno consolidare la leadership qualitativa delle nostre produzioni, contrastando la polverizzazione imprenditoriale, favorendo l’organizzazione e incentivando le innovazioni. Sono inoltre necessari nuovi strumenti di promozione per proseguire sulla strada dell’internazionalizzazione e affermarsi all’interno dei nuovi mercati di sbocco. Oltre a ciò, il vigneto Italia necessita di regole semplici e facili da applicare. In quest’ottica, il Testo Unico del Vino ha rappresentato un importante passo avanti e, adesso, dovrà contenere uno sforzo aggiuntivo di semplificazione e flessibilità nella fase applicativa. Va bene dematerializzare, ma è altrettanto importante che ci siano gli strumenti adatti ed efficaci per raggiungere l’obiettivo».

«Sull’export vinicolo italiano - è intervenuto Antonio Rallo, presidente Uiv - dobbiamo avere il coraggio della verità. Dopo alcuni anni di crescita, nel 2016 abbiamo perso colpi sui mercati internazionali dove i vini fermi in bottiglia sono calati del 4,5% in volumi e dello 0,7% in valore. Il fenomeno Prosecco, grazie al quale il saldo dell’export lo scorso anno è salito del 4,3% (5,6 miliardi di euro), va sostenuto con ogni mezzo, ma non possiamo affidarci solo a questo prodotto per migliorare le nostre performance. Gli asset su cui ci giochiamo il futuro dell’export vinicolo italiano sono tre: strategie di sistema con Ice per orientare con efficacia le azioni di promozione e comunicazione sui mercati; recupero della capacità di spesa dei fondi Ocm promozione; spinta della Ue verso gli accordi di libero scambio».

Gli ha fatto eco Sandro Boscaini, presidente Federvini: «Dobbiamo sviluppare una perfetta sinergia tra operatori economici e amministrazione centralizzata a livello nazionale, affinché essa possa essere efficace, tempestiva e di pieno sostegno all’azione economica per strutturare e rinforzare le posizioni delle aziende sui mercati. In una ottica di “sistema”, gli alleggerimenti amministrativi a favore delle aziende, proposti nel dispositivo del Testo Unico, devono avere una rapida definizione, in modo da usufruire rapidamente dei vantaggi legati a strumenti di competitività concreti, validi ed efficaci».

Il presidente Federdoc Riccardo Ricci Curbastro ha invece sollecitato «una maggiore attenzione e disponibilità al confronto da parte del Ministro Martina sui temi che riguardano la politica vitivinicola, con particolare riferimento all’Ocm vino».

«Il Testo Unico - ha concluso il dibattito Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi - è stato un grande risultato, frutto di un lavoro intenso durato anni, che ha visto impegnati, uniti per un solo obiettivo, Parlamento e organizzazioni del settore vitivinicolo. Si è fatto molto, certamente, ma non si è fatto tutto: pretendere che sia perfetto così com’è è impensabile. Assoenologi, avendo partecipato a tutto il lungo iter legislativo, sa perfettamente che il Testo Unico è una creatura dalle molte anime, ma così doveva essere, non c’era alternativa. L’assenza del ruolo dell’enologo nell’intero articolato del Testo Unico non può però non essere rilevata da Assoenologi. Ruolo che invece è chiaramente espresso, sia a livello di normativa comunitaria che nazionale. Il Testo Unico ha tracciato la strada. Una strada che ora va completata con i corretti segnali, affinché chi la percorre sappia sempre qual è la giusta direzione. I decreti applicativi sono, in questo senso, un’occasione importante che non possiamo mancare».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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