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«Voglio fare il cuoco, non l'elettricista» Mamma Adriana racconta Enrico Crippa

Adriana Ghezzi, mamma del tristellato Enrico Crippa, ci consegna un ritratto preciso e dolce di un uomo cresciuto in fretta. A quindici anni da Marchesi e a diciassette in Francia con il solo libro di scuola

di Andrea Radic
 
30 maggio 2017 | 11:10

«Voglio fare il cuoco, non l'elettricista» Mamma Adriana racconta Enrico Crippa

Adriana Ghezzi, mamma del tristellato Enrico Crippa, ci consegna un ritratto preciso e dolce di un uomo cresciuto in fretta. A quindici anni da Marchesi e a diciassette in Francia con il solo libro di scuola

di Andrea Radic
30 maggio 2017 | 11:10
 

La prima volta che ha preso l'aereo, è arrivata fino in Giappone per andare a trovare suo figlio, Enrico Crippa che lì ci lavorava. «Sedici ore di viaggio - racconta la nipote Samantha - eravamo un po' preoccupati per la zia, invece mi sveglio in aereo e la trovo che chiacchiera con le hostess».

«Voglio fare il cuoco, non l'elettricista» Mamma Adriana racconta Enrico Crippa

Lei è Adriana Ghezzi la mamma di Enrico Crippa, «A Osaka - racconta - nel ristorante dove lavorava, volevano uno chef francese per una settimana per proporre a quattro mani, la cucina d'oltralpe, Enrico suggerisce di chiamare chi era stato suo capo nella cucina del Palme D'Or a Cannes e così arriva Christian Wileller che dice a Enrico "Sapevo che saresti arrivato fino a qui"».

Al cuore di mamma non si comanda, sin da quando il sabato sera attendeva il figlio sedicenne fuori dal ristorante di Gualtiero Marchesi in via Bonvesin de la Riva. «Non lo facevamo tornare a casa da solo a quell'età. Ricordo quanto era gentile il direttore di sala, usciva in strada e ci offriva da bere nell'attesa».

La signora Adriana lo ha rivisto oggi quel signore gentile, proprio al Marchesino di Gualtiero Marchesi, dove il figlio Enrico è stato insignito del prestigioso premio "Grand Prix de l'Art de la Cuisine" dalla Academie Internationale de la Gastronomie. Un riconoscimento cui tutti gli chef aspirano. Lo ha ricevuto un italiano che, come racconta la mamma «la prima volta che mi detto voglio fare il cuoco faceva la quinta elementare, suo papà gli diceva di fare l'elettricista e lui veniva da me a dirmi mamma non voglio fare l'elettricista ma il cuoco».

«Voglio fare il cuoco, non l'elettricista» Mamma Adriana racconta Enrico Crippa
La brigata del Marchesino con Gualtiero Marchesi e Enrico Crippa

Che piatti amava Enrico da bambino?
Era un bambino molto curioso in cucina come a tavola, mangiava di tutto, amava molto le mie cotolette alla milanese. Sperimentava e leggeva molti libri di cucina. Quando tornava dalle prime esperienze nei ristoranti, arrivava carico di libri sulla gastronomia, li vedevo ammucchiati per terra quando aprivo la porta della sua cameretta. Ecco lì ho capito che quella era la sua strada.

Enrico stava con lei in cucina?
Guardava e curiosava, a Natale ci riuniamo in famiglia e ciascuno cucina qualcosa, io penso all'insalata di piovra, ai gamberetti scottati e preparo i miei biscotti che tutti adorano.

Enrico Crippa ha iniziato da giovane, lo avete sostenuto?
A sedici anni non compiuti da Gualtiero Marchesi e due anni dopo in Francia a Cannes dove è andato con il solo libro di francese, quello di scuola, al ristorante la Palme d'Or dell'hotel Martinez ha trovato la sua strada. Vinse anche un concorso di cucina, premiato addirittura dal presidente Francois Mitterand per un piatto che era un disegno, un quadro. Aveva usato per la prima volta il bisturi chirurgico per realizzarlo. Abbiamo sempre consentito ai nostri figli di realizzare ciò in cui credevano.

«Voglio fare il cuoco, non l'elettricista» Mamma Adriana racconta Enrico Crippa
Adriana Ghezzi

Un ragazzo deciso…
Quando lavorava in un ristorante ci restava tutto l'anno, voleva capire come le stagioni cambiavano anche in cucina.

Eravate felici e preoccupati?
Preoccupati per un ragazzo così giovane già in giro da solo all'estero, ma felici perché capivamo che era il suo futuro.

Lei va a cena da suo figlio ad Alba?
Certo, qualche volta all'anno, a volte mi chiedo come faccia a trovare certe combinazioni, a realizzare certi piatti, mi risponde che inventa. Consiglio a tutti di andarci, e a chi pensa che sia caro, dico: rinunciate a tre pizze all'anno e provate questa esperienza, almeno quando si parla di cucina, di alta cucina, si capisce cosa vuole dire e si comprende il lavoro e la passione che ci sta dietro.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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