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Da nonna Gisella al Brasile A Tavola con... Ivan Zazzaroni

Ivan Zazzaroni giornalista sportivo, direttore editoriale digitale del Gruppo Amodei e popolare giudice di Ballando con le Stelle si racconta a tavola tra emozioni, ricordi, pizza e bollicine. «Il più grande? Baggio»

di Andrea Radic
 
02 settembre 2017 | 11:23

Da nonna Gisella al Brasile A Tavola con... Ivan Zazzaroni

Ivan Zazzaroni giornalista sportivo, direttore editoriale digitale del Gruppo Amodei e popolare giudice di Ballando con le Stelle si racconta a tavola tra emozioni, ricordi, pizza e bollicine. «Il più grande? Baggio»

di Andrea Radic
02 settembre 2017 | 11:23
 

Ivan Zazzaroni giornalista sportivo, direttore editoriale digitale del Gruppo Amodei, esperto ed equilibrato commentatore di calcio, anche a Radio Dj, popolare personaggio televisivo come giudice a Ballando con le Stelle racconta il suo rapporto tra il cibo e la vita, seduto al tavolo del ristorante Ratanà dove lo chef Cesare Battisti interpreta con innovativa tradizione il nuovo protagonismo del food a Milano.

Ivan Zazzaroni - Da nonna Gisella al Brasile A Tavola con... Ivan Zazzaroni
Ivan Zazzaroni

«I grandi uomini del calcio? Roberto Baggio, il numero uno in assoluto, grande carisma, mi ha lasciato molto e poi Socrates, il brasiliano, grande disponibilità, Zico sicuramente, Batistuta, Zanetti. Oggi è diverso i giocatori sono tenuti più a distanza».

Che rapporto ha con il cibo?
Non mi definisco gourmet ma curioso di scoprire, di assaggiare piatti particolari. Ad esempio il pesce di lago, penso al Garda e poi impazzisco per la pizza gourmet come quella di Sirani a Bagnolo Mella (Bs) l'ha inventata lui. Oppure "La Stella" a Desenzano e a Monza "Era Pizza" aperta da uno studioso di farine che riesce a renderla leggerissima ma di gran gusto.

La tavola è condivisione?
Un principio da salvaguardare, un momento importante quello a tavola, per stare insieme e parlarsi, fare un bilancio quotidiano con le persone care, lasciarsi andare a un sorriso, una battuta, ci sta anche l'arrabbiatura.

Il sapore della sua infanzia?
La cucina di nonna Gisella, lei si dedicava a tre cose, il tortellino in brodo, il Pantone, una torta bolognese della tradizione, e il bollito. La domenica si andava dai nonni, entravi e sentivi l'odore del brodo, sgrassato, lo sento ancora nel naso. Diventavo matto anche per la crosta del Parmigiano buttata nel brodo, diventava gommosa ma spettacolare. Sono stato un bambino felice, se hai avuto un'infanzia serena, avrai buone radici quando cresci.

Zazzaroni ai fornelli?
Meglio a tavola, anche se ho cucinato per mio figlio Gianmaria quando era piccolo, mi inventavo dei sughi dando nomi diversi, ma dentro c'erano sempre peperoni, pomodori, capperi, a volte un'alicetta, secondo ma cuocevo malissimo, sono convinto che lui mangiasse per solidarietà, per amore.

Cesare Battisti e Ivan Zazzaroni - Da nonna Gisella al Brasile A Tavola con... Ivan Zazzaroni
Cesare Battisti e Ivan Zazzaroni

Il vino cosa stimola in lei?
Mio padre e mio nonno avevano un rapporto con il vino quasi fraterno, io ho meno capacità di "filtrarlo" mi basta un bicchiere e comincio a dire cose che non potete immaginare oppure mi addormento, reggo meglio la birra.

Bianco, Rosso o Bollicine?
La mia compagna è bresciana, conosciamo bene la Franciacorta e diversi produttori come Monterossa, adoro il loro Cabochon.

Cucina tradizionale o innovativa?
Cucina buona, non scelgo in particolare tra innovativa e tradizionale. Amo mangiare bene e quindi spazio a tutto, senza preferenza, ecco non sono un mangiatore di carne, perché ho gusti salutari, pesce, verdura, ogni tanto un sushi.

La regione e la città che per lei sono sinonimo di buona cucina?
Tre luoghi in centro sud, Santa Cesarea Terme mi ha colpito sotto tutti i punti di vista. Napoli per come la vivo io, un rapporto con i napoletani molto forte, e delle cozze alla brace al Giardino Eden di Ischia, mangiate davanti al castello aragonese, da lacrime agli occhi. Infine l'Umbria: Perugia, Assisi, Spoleto, era appena dopo il terremoto la gente era spaventata ma tutto era incantevole. E poi un Paese straniero.

Il suo luogo del cuore?
Bologna, non posso tradirla. La mia famiglia è custode delle Torri da sessant'anni, cominciò a gestirle mio nonno, oggi Ennio e Roberto miei cugini. Un rapporto viscerale con la gente, i vecchi bolognesi che stanno sparendo e i mitici Colli Bolognesi, da ragazzo un punto di riferimento per andare con le ragazze, quando cresci sono uno sfogatoio, quando ero arrabbiato andavo sui colli e in dieci minuti passava tutto. I miei percorsi, i miei profumi.

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