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Brutti di mare, da un anno a Milano Si festeggia tra obiettivi e novità

di Guido Gabaldi
 
23 ottobre 2017 | 14:20

Brutti di mare, da un anno a Milano Si festeggia tra obiettivi e novità

di Guido Gabaldi
23 ottobre 2017 | 14:20
 

Le innovazioni vanno messe alla prova per capire se raggiungono il cuore e la testa della gente: vale anche per la ristorazione. Ecco perché, ad un anno dall’inaugurazione, si è voluto fare un bilancio a “Brutti di Mare”.

Il ristorante/pescheria a Milano in zona Darsena punta a distinguersi per i suoi frutti di mare, depurati in proprio: è infatti dotato di un Centro depurazione, l’unico collegato ad un’attività ristorativa, qui in Lombardia, con cui i tre soci Mirko De Rosa, Valentino Pittau e Francesco Sicilia cercano di andare al cuore del sapore e del profumo di mare. Grazie alla depurazione controllata in loco, i molluschi si possono mangiare anche crudi, senza troppi pensieri; ed è un tema su cui non si scherza, essendo legato a doppio filo alla salute dei clienti.

(Brutti di mare, da un anno a Milano Si festeggia tra obiettivi e novità)

Ne parlo con Arianna Brambilla, responsabile dell'ufficio stampa.

I clienti, appunto, si sono affezionati ai “Brutti di mare” di Milano?
Dopo un anno di attività, il bilancio è senz’altro incoraggiante. L’affluenza è aumentata, giorno dopo giorno e soprattutto sera dopo sera, perché la cena è il punto forte: a volte bisogna mandar via la gente, purtroppo, perché il locale è tutto pieno. Dovremo cercare di lavorare di più e meglio a pranzo, e per questo ci stiamo attrezzando: infatti, durante la pausa dal lavoro il locale è meno frequentato, nonostante le nostre proposte siano in linea con la concorrenza (ci si aggira sui quindici euro), ma offrano in più il profumo e la sicurezza del pesce freschissimo e dei frutti di mare depurati.

(Brutti di mare, da un anno a Milano Si festeggia tra obiettivi e novità)

E con quali novità li sorprenderemo questi clienti, dopo il giro di boa del primo anno?
«Con una specie di ritorno alla tradizione - risponde Mirko De Rosa - nell’ambito del nuovo menu.

Mirko, uno dei soci, è di Gallipoli, e ci tiene a sottolineare il legame anche gastronomico col suo Salento. Ecco quindi i Gamberi viola di Gallipoli (crudi), la Scapece gallipolina, la Pasta alla chitarra al nero di seppia con ricci e bufala; e poi ancora Pasta, patate e cozze, il Pesce spada alla gallipolina su bietola al limone, e al momento del dessert il Pasticciotto. Fermo restando che, ci tiene a sottolinearlo Mirko, «i protagonisti sono e saranno sempre i frutti di mare del nostro efficientissimo Centro di depurazione. La seconda grande novità è Michele Ghedini, uno dei protagonisti della 6ª edizione di Masterchef, che lavora con noi da circa sei mesi».

Mi sembra l’occasione giusta per chiedere a Michele, ventiduenne attore-allievo cuoco di origine mantovana, qualche soffiata da insider sul programma televisivo.

Allora Michele, come sono queste chefstar dietro le quinte? I concorrenti vengono maltrattati anche lì?
Sono andato a Masterchef per imparare, come tutti quanti, e se i maestri sono quelli giusti qualche scappellotto mediatico ci sta. Ma a luci spente c’è anche l’occasione per ridere e scherzare, e in particolare Cannavacciuolo è bravo a fare da paciere quando scatta qualche tensione. Sembra burbero, in trasmissione, ma in realtà non lo è. Quanto a Cracco, si sa che sono rimasto particolarmente legato a lui, dato che durante il programma mi ha trattato come un figlio.

Ma al di là del copione e delle esigenze di scena, cosa rimane a voi concorrenti, di concreto, una volta finita la trasmissione?
Masterchef ti dà una visibilità enorme, in primo luogo; e poi a me è servito a capire se avevo davvero del talento o era meglio lasciar perdere. Mi sono convinto che è il caso di insistere anche grazie a quest’avventura televisiva.

Michele Ghedini (Brutti di mare, da un anno a Milano Si festeggia tra obiettivi e novità)
Michele Ghedini

E l’esperienza qui da “Brutti di Mare” come la valuteresti?
La tv è il trampolino di lancio, la cucina di un ristorante invece è la scuola vera e propria: quello che s’impara qui non si apprende altrove. Io ho la fortuna di avere incontrato un grande maestro, in questo locale, che è il cuoco Giorgio Rattini: mi ha anche lasciato qualche spazio di autonomia, per mettere alla prova la mia creatività. Ho ancora tanto bisogno di crescere, ovviamente, ed è per questo che vedo altre città nel mio futuro, e magari qualche osteria. Credo, infatti, che gli anni a venire avranno per protagonista non la nouvelle cuisine ma l’osteria all’italiana, in cui si riparte dalla tradizione per reinterpretarla in chiave contemporanea.

Brutti di mare, con le sue onde in rilievo ad agitare il soffitto, il lungo bancone degli aperitivi e le pareti sabbiate, non ricorda molto un’osteria ma qualcosa del laboratorio, a ben vedere, ce l’ha: sicuramente la manualità e la passione di Mirko De Rosa (quando sono arrivato stava aprendo le cozze a mano) e ora anche di Michele Ghedini. Tutti gli appassionati di pesce et similia devono perciò augurarsi che questo locale consolidi i risultati del primo anno, e si proietti in avanti alla ricerca di altre prelibatezze del mare, magari anche brutte, ma sempre più buone.

Per informazioni: www.bruttidimare.it

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