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Grazie al disidratatore di rifiuti 80% in meno di frazione organica

Con l’uso di disidratatori tutti i rifiuti alimentari possono essere trattati rapidamente. Quelli professionali, destinati a ristorazione collettiva e commerciale, possono trattare 30-50 kg di rifiuti al giorno. Il volume è ridotto fino all’80% e la polpa secca risultante viene raccolta per lo smaltimento.

di Alessio Decina e Massimo Artorige Giubilesi
09 dicembre 2017 | 09:26
Grazie al disidratatore di rifiuti 
80% in meno di frazione organica
Grazie al disidratatore di rifiuti 
80% in meno di frazione organica

Grazie al disidratatore di rifiuti 80% in meno di frazione organica

Con l’uso di disidratatori tutti i rifiuti alimentari possono essere trattati rapidamente. Quelli professionali, destinati a ristorazione collettiva e commerciale, possono trattare 30-50 kg di rifiuti al giorno. Il volume è ridotto fino all’80% e la polpa secca risultante viene raccolta per lo smaltimento.

di Alessio Decina e Massimo Artorige Giubilesi
09 dicembre 2017 | 09:26
 

Con l’uso di disidratatori tutti i rifiuti alimentari possono essere trattati rapidamente. Quelli professionali, destinati a ristorazione collettiva e commerciale, possono trattare 30-50 kg di rifiuti al giorno. Il volume è ridotto fino all’80% e la polpa secca risultante viene raccolta per lo smaltimento.

Doverosa una premessa in merito allo smaltimento della frazione umida di rifiuti organici. Si dovrà tenere presente un distinguo: parlare di disidratatori significa immaginare una macchina che separa la parte acquosa dello scarto dalle fibre, riducendone essenzialmente la massa, che dovrà poi essere smaltita separatamente e convenzionalmente, tali sistemi sono del tutto differenti dai “dissipatori”, ovvero sistemi di triturazione direttamente connessi agli scarichi fognari largamente in uso, anche domestico, negli Usa; tali sistemi tritano lo scarto e lo convogliano nello scarico.

(Grazie al disidratatore di rifiuti 80% in meno di frazione organica)

Tale distinguo, oltre che tecnico, è fondamentale per inquadrare gli aspetti legislativi e autorizzativi circa l’impiego di tali macchine. Se i disidratatori, infatti, rappresentano un trattamento in loco con smaltimento per conferimento, con le seconde si realizza uno smaltimento diretto in pubblica fognatura, che ad oggi si configura come una violazione. Questo per più ragioni che potremmo riassumere come di natura tecnica (si potrebbero creare ostruzioni ai pubblici condotti date dall’accumulo di materiali a bassa fluidità e solvibilità, oltre all’impossibilità di trattare tali scarti a valle nei depuratori comunali) e di natura ambientale (in quanto tali residui potrebbero non venire trattati correttamente e accumulati generando un potenziale pericolo per l’ambiente).

Anche se questa seconda istanza sta trovando opposizione nella comunità scientifica impegnata nello studio del trattamento dei rifiuti urbani, è probabile che in futuro si verifichino degli adeguamenti tecnici ed impiantistici che consentiranno tali installazioni, con conseguenti vantaggi anche economici nello smaltimento dei rifiuti.

Ad oggi la normativa nazionale in materia di tutela delle risorse idriche vieta lo smaltimento dei rifiuti, anche se triturati, in fognatura, così come indicato dall’art. 107 del decreto legislativo n. 152 del 2006, modificato al comma 3. Tale divieto viene poi ripreso, con diverse sfumature, dalle Regioni nell’ambito dei vari regolamenti circa il trattamento dei rifiuti o la protezione delle acque e la gestione dei reflui, che trovano poi applicazione nei regolamenti di igiene o comunali.

Ci concentreremo quindi sull’ipotesi di installazione di essiccatori per la disidratazione della frazione organica. Dove l’80% della massa dei rifiuti umidi è data da acqua, un disidratatore di rifiuti riduce il volume delle sostanze organiche eliminando la componente acquosa. In commercio esistono disidratatori di rifiuti per uso domestico o per uso industriale.

Le macchine hanno ingombri molto variabili in funzione dei volumi di trattamento, variano da impieghi domestici (per produzioni di 2-5 kg) a disidratatori industriali che operano in continuo. Macchine di medie dimensioni possono essere impiegate all’interno di strutture commerciali o nell’ambito della ristorazione collettiva. La loro capienza, in termini di volumi di trattamento, può in genere variare dai 30 kg ai 50 kg, considerata una taglia adeguata a tali contesti in termini di produzione di scarto organico.

Si tratta di sistemi “stand alone” con un ingombro ridotto adattabile a qualsiasi cucina o locale rifiuti. Questi sistemi sono molto semplici da utilizzare non presentando particolari complessità gestionali. Il residuo organico viene caricato nella tramoggia, viene macinato e disidratato utilizzando una speciale centrifuga. A questo punto il residuo secco è disidratato, privo di odore e facile da smaltire, il suo peso è stato ridotto dell’80% e il volume dal 50 al 75% e risulta più facile da movimentare, anche e soprattutto nel caso in cui, come spesso capita il locale rifiuti sia posto ad un livello inferiore rispetto a quello stradale. Non trascurabili inoltre i vantaggi igienici, in quanto il residuo secco è intrinsecamente meno soggetto al rapido sviluppo batterico, quindi all’insorgere di odori, infestazioni di insetti e animali e residui organici nei bidoni e nei locali che li ospitano, come invece risulta prassi in presenza dei canonici rifiuti organici.

I dissipatori sono normalmente dotati di un sistema magnetico per intercettare residui metallici, come posate o altri piccoli elementi che potrebbero essere gettati accidentalmente nella macchina, provocandone il blocco; questa è infatti la prima causa di malfunzionamento che si registra nei contesti in cui vengono impiegate tali attrezzature. Altro elemento da considerare è la presenza di residui organici ad alta densità come ossa o gusci di crostacei: alcune macchine sono dotate di appositi programmi che separano e smaltiscono diversamente tali elementi in quanto non adatti al ciclo di disidratazione.

Sarà quindi da considerare nella scelta della macchina la tipologia di programmi e cicli di disidratazione possibili, mediamente si tratta di cicli regolabili tra i 2 e i 14 minuti oppure in continuo per la produzione di grandi volumi di rifiuti umidi, più adatto a centri cottura e mense. Altro fattore da considerare è il consumo d’acqua, infatti alcune macchine sono dotate di un sistema di recupero integrato, che reimpiega l’acqua estratta dalla disidratazione riducendone sensibilmente il consumo e creando un vantaggio sia economico che ambientale.

Per informazioni: www.giubilesiassociati.com

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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