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Annata d’oro per gli olivicoltori attenti Prodotti di qualità se la cura è quotidiana

Gli olivicoltori devono intervenire sugli oliveti già in primavera con trattamenti precauzionali per ottenere un prodotto finale di alta qualità. Da parte sua, invece, il consumatore deve sapere riconoscere un buon olio

di Fausto Borella
 
17 settembre 2016 | 14:34

Annata d’oro per gli olivicoltori attenti Prodotti di qualità se la cura è quotidiana

Gli olivicoltori devono intervenire sugli oliveti già in primavera con trattamenti precauzionali per ottenere un prodotto finale di alta qualità. Da parte sua, invece, il consumatore deve sapere riconoscere un buon olio

di Fausto Borella
17 settembre 2016 | 14:34
 

Dopo la devastante annata che ha colpito quasi tutta l’Italia olivicola nel 2014, i produttori di olio, dal Trentino alla Sicilia, hanno imparato che per aver un buon raccolto, non devono aspettare solo i mesi canonici della frangitura di ottobre e novembre, ma devono intervenire nell’oliveto, già dalla fine della primavera. Oramai sono troppe le malattie e le intemperie che incombono sulla pianta e per aver un buon raccolto, sano e ben sviluppato, devono essere eseguiti alcuni accorgimenti per mantenere sempre sana la drupa, per poi avere un prodotto di eccellenza.



Troppo spesso vengono diffusi allarmismi insensati, che danneggiano quell’economia di olio extravergine sana e pura che da anni vengono venduti nelle migliori enoteche e dai distributori di fiducia. Chi quest’estate non ha fatto la cicala (e chiamo in causa i proprietari olivicoli), ma ha è intervenuto con trattamenti precauzionali o fitofarmacologici per combattere la mosca olearia e ha avuto la possibilità di irrigare le piante, tra poche settimane andrà a raccogliere un’oliva sana e succosa, che darà un ingrediente salubre e di grande persistenza. Chi al contrario, ha sperato che cessassero le alte temperature e ha fatto una simil danza della pioggia per veder rinvigorire le olive, si ritroverà, letteralmente, con un pugno di mosche.

Il consumatore a questo punto deve fare la sua parte e non deve più sottostare alle bieche leggi di mercato dei super sconti ma deve comprendere qual è il reale prodotto di qualità. È arrivato il momento di riconoscere chi produce seriamente e chi merita la fiducia del consumatore; a costo di spendere ben oltre dieci euro per una bottiglia di olio da mezzo litro, scura, ben sigillato e con il tappo anti rabbocco.

Il consumatore deve saper leggere l’etichetta per comprendere se esiste un’annata di produzione, se la tabella nutrizionale parla chiaro, con vitamina E, e polifenoli totali ben evidenziati e se è una Dop, Igp o una monocultivar di una particolare zona geografica. Comprendo che le spese in campagna per mantenere l’oliveto siano troppo spesso eccessive, ma manca un ultimo sforzo. Non vi fermate ora. Il meteo racconta che nelle prossime settimane arriveranno pioggia e abbassamento di temperature.

Date un ultimo trattamento preventivo con una finestra di 24/25 giorni e potrete raccogliere la vostra fatica entro la metà di ottobre, così da anticipare un ultimo arrivo del maledetto insetto. Questi consigli valgono sia per le aziende convertite al biologico sia per tutte le altre.
Rendiamo l’oliveto Italia un vero campo in cui sappiamo riconoscere le migliori eccellenze, senza proclami e senza Cassandre che non solo ci fanno male, ma fanno il gioco dell’industria, già fin troppo presente negli scaffali. Ad ogni frangitura, si “convertono” migliaia di appassionati all’acquisto dell’olio consapevole, benefico e di qualità. Continuiamo tutti insieme per questa strada e la sfida sarà vinta.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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