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Borbottone, morbidoso, narciso Carlo Sichel si racconta

di Carla Latini
 
19 novembre 2017 | 17:52

Borbottone, morbidoso, narciso Carlo Sichel si racconta

di Carla Latini
19 novembre 2017 | 17:52
 

Abbiamo sollevato il cappello da cuoco a Carlo Sichel del ristorante Il Carato di Catania, che ci ha svelato i suoi segreti: da cosa voleva diventare da grande a ciò che non manca mai nel suo frigo.

Classe 1959 (“mi fici vecchiu”, dice), Carlo Sichel si laurea in giurisprudenza e apre, nel 1992, Il Carato a Catania. L’amico Veronelli lo spinge verso il mondo del vino, il suo primo amore. Anche se autodidatta, tiene corsi di formazione e lavora per la Facoltà di Agraria. Il Carato, solo vino e poco cibo, diventa una “prigione”. Accetta il consiglio di Cremona e si rimette a studiare. Dalla cultura classica passa a quella chimica e fisica degli alimenti (confessa che “mi ficinu calari u latti”).

(Borbottone, morbidoso, narciso Carlo Sichel si racconta)

Porta la sua conoscenza della storia della cucina siciliana a Londra e a New York. Torna in Italia, collabora con “Pinuzzo” Cuttaia e con l’Albergaccio di Castellina in Chianti (Si). Non pago, torna all’estero e rivoluziona la linea di cucina de Il Pomodoro di Bogotà. Viene inebriato dai prodotti, dai luoghi, dalle donne, dai sigari, dal ritmo della musica e dal mojito. Torna in sé e sperimenta una stagione in un paesino sui Carpazi, Szczawnica. Qui dirige un hotel 5 stelle, due, tre stelle e un bar di lusso. Tornato dalla Polonia insegna a privati e professionisti nella scuola Congusto.

L’aspetto e la sapienza sono quelle del saggio e rassicurante Maestro. Ma la cucina chiama e lui, sempre “borbottone” (come si è definito) e narciso quanto basta, passa un anno in una struttura bellissima, il MA di Catania. Il suo carattere “morbidoso”, tuttavia, prende il sopravvento e decide, insieme alla moglie Paola, cuoca anche lei, di riaprire Il Carato. Considera questa scelta la chiusura del cerchio della sua vita enogastronomica. Il Carato di oggi è cucina (tradizionale e ben fatta, creativa al punto giusto) e grandi vini di contorno.


Da bambino cosa sognavi di diventare?
Pilota di macchine da corsa

Il primo sapore che ti ricordi.
La zuppa di pane cotto a legna e latte appena munto

Qual è il senso più importante?
L'olfatto

Il piatto più difficile che tu abbia mai realizzato.
Quello che devo ancora creare

Come hai speso il primo stipendio?
In Alitalia

Quali sono i tre piatti che nella vita non si può assolutamente fare a meno di provare?
Pasta con la salsa di pomodoro fresco, trippa all’Olivetana, tortellini in brodo di gallina

Cosa non manca mai nel frigo di casa tua?
Una bottiglia di Champagne

Qual è il tuo cibo consolatorio?
La mafalda con la mortadella

Che rapporto hai con le tecnologie?
Il giusto rapporto

All’Inferno ti obbligano a mangiare sempre un piatto: quale?
La pizza

Chi inviteresti alla cena dei tuoi sogni?
Mia moglie, nel senso che, per ovvi motivi, è raro riuscire a cenare assieme

Quale quadro o opera d’arte rappresenta meglio la tua cucina?
“Scogliere a Belle-Île” di Claude Monet

Se la tua cucina fosse una canzone quale sarebbe?
“Un gelato al limon” di Paolo Conte

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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