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Pizzaioli aretini schiacciati dalle sagre «Meno tasse per i ristoratori!»

L’associazione Pizzerie aretine chiede alle amministrazioni comunali di applicare normative più rigide nei confronti delle sagre, che tolgono molti clienti ai ristoranti, già costretti a pagare tasse molto alte. La speranza è che i comuni e le province diminuiscano la quota di tasse e contributi vari

di Alessandro Maurilli
 
08 luglio 2015 | 15:53

Pizzaioli aretini schiacciati dalle sagre «Meno tasse per i ristoratori!»

L’associazione Pizzerie aretine chiede alle amministrazioni comunali di applicare normative più rigide nei confronti delle sagre, che tolgono molti clienti ai ristoranti, già costretti a pagare tasse molto alte. La speranza è che i comuni e le province diminuiscano la quota di tasse e contributi vari

di Alessandro Maurilli
08 luglio 2015 | 15:53
 

«Volete le sagre? Aiutate i ristoratori con sgravi fiscali». È la proposta-provocazione che lancia l’associazione Pizzerie aretine, costola della Confcommercio, in risposta al pullulare di sagre nel territorio durante il periodo estivo. Nulla contro le sagre storiche che appartengono agli eventi culturali tipici di un paese. La protesta dei pizzaioli aretini, ma in generale della maggior parte dei ristoratori, è rivolta alle cosiddette sagre tarocche. Un sistema contro il quale Italia a Tavola si sta battendo da anni, nella speranza che vengano finalmente fissate delle regole chiare. Proprio con questi obiettivi nel 2010, la nostra testata ha redatto il Manifesto della sagra autentica insieme a Davide Paolini, Fipe, Fiepet, l’associazione delle pro loco e alcuni esperti.



«Stiamo vivendo una deregulation del settore - commenta la proposta il presidente dei pizzaioli aretini, Renato Pancini - non vogliamo andare contro le sagre che in certi casi rappresentano storicamente la vita di ogni piccolo borgo della nostra provincia, ma non siamo disposti a vederne nascere di tutti i tipi e nuove senza controllo».

L’associazione aretina fa riferimento agli sforzi che negli ultimi anni avevano visto comuni e provincia insieme per cercare di creare regolamenti più rigidi per la proposizione di appuntamenti catalogabili nel settore delle “sagre” appunto. «A quanto pare non si è fatto molto in questo senso e oggi ci ritroviamo ad avere sagre che durano quasi un mese operative ogni giorno - aggiunge Pancini - sottraendo in un periodo già non facile per la ristorazione, clienti ai ristoranti e ai pubblici esercizi del territorio».

La richiesta dei pizzaioli aretini segue quella Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) Veneto e Appe (Associazione provinciale pubblici esercizi di Padova), che già la scorsa settimana hanno inviato una lettera indirizzata alla sezione Commercio della Regione Veneto, chiedendo una regolamentazione omogenea che disciplini lo svolgimento di questo tipo di eventi.

Ecco allora cosa propongono i pizzaioli aretini. I comuni che rilasciano permessi per sagre dovrebbero in qualche modo diminuire la quota di qualche tassa, come Tari, Tasi o altri tributi locali. «L’importante è che intervengano anche con un piccolo segnale che per il nostro animo ora sarebbe importante - dice Renato Pancini - e che soprattutto ci aiuterebbe a continuare a pagare dipendenti e fornitori anche in questo periodo di minori entrate senza costringerci all’indebitamento».

Unito a questo l’associazione di Confcommercio Arezzo propone anche di rivedere il sistema di regolamentazione delle sagre, che ne delimiti anche la durata soprattutto, cercando una formula per premiare quelle storiche e per non incoraggiare ogni singola piccola realtà ad organizzarne di nuove.

Renato Pancini chiede anche l’obbligo di pubblicare i bilanci di questi appuntamenti “estemporanei”. «Noi siamo vessati ogni giorno da controlli sanitari, fiscali e di qualsiasi natura - continua il presidente dei pizzaioli di Arezzo - che vengano fatti nella stessa maniera anche a queste organizzazioni e vogliamo soprattutto che i bilanci vengano pubblicati così da capire se sono momenti a valenza culturale, così come dovrebbe essere, o solo espedienti utilizzati per fare cassa».

«Apprezziamo la proposta degli esercenti di Confcommercio - spiega Giulio Consoli, fondatore della Sagra della Pizza di Marciano della Chiana (Ar), una delle più storiche del territorio - ma dal nostro punto di vista possiamo dire che in tanti anni di festa non abbiamo mai avuto scontri con i ristoratori locali, anzi, abbiamo da sempre basato la nostra festa come traino per il piccolo borgo visti i tanti turisti che magari la sera dopo la sagra tornano a provare il ristorante».

Dal crostino alla pizza, passando per il cacciucco e la lumaca di terra. Poi ancora pici, bistecca, cinghiale. Da maggio a settembre sono oltre 200 le sagre in programma nella sola provincia di Arezzo. La Provincia di Arezzo nel 2008 tentò di fare una mappatura delle sagre cercando di premiare quelle che avevano storia, tradizione, cultura e che potevano quindi trovare un motivo vero di esistere.

«Non fu un lavoro semplice - spiega Zelinda Ceccarelli, allora responsabile della promozione agricoltura e prodotti tipici della Provincia di Arezzo - ma il senso era proprio quello di scoraggiare il nascere di sagre spesso anche poco appropriate, che non rispondevano ai prodotti tipici dei nostri territori e che per cercare maggiore appeal nel consumatore spesso uscivano proprio dalla promozione delle materie prime che abbiamo». Il lavoro fu concluso, ma evidentemente le singole amministrazioni comunali hanno dato poca attenzione a questa iniziativa.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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