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Giuseppe Daddio: In cucina nulla è più contemporaneo della tradizione

Un buon pasticcere deve conoscere le basi della cucina, anche per poter creare il dolce più adatto a una cena. Giuseppe Daddio sostiene l’importanza dell’estetica del piatto, ma non a discapito del gusto

 
10 febbraio 2016 | 15:37

Giuseppe Daddio: In cucina nulla è più contemporaneo della tradizione

Un buon pasticcere deve conoscere le basi della cucina, anche per poter creare il dolce più adatto a una cena. Giuseppe Daddio sostiene l’importanza dell’estetica del piatto, ma non a discapito del gusto

10 febbraio 2016 | 15:37
 

Una carriera nel mondo della gastronomia che inizia molto presto quella di Giuseppe Daddio (nella foto), e che vanta anche esperienze internazionali. Tra apprendistati, collaborazioni con importanti chef e partecipazioni televisive, Daddio si conferma un professionista del settore, pronto trasmettere le sue conoscenze anche a chi si approccia per la prima volta al mondo della cucina. Così diventa direttore della scuola di cucina e pasticceria “Dolce e Salato” di Maddaloni (Ce), dove insieme al pasticcere Aniello di Caprio insegna l'arte del gusto.

Giuseppe Daddio

Partire dalle basi tradizionali è fondamentale, sia per chi insegna sia per chi impara, ed è per questo motivo che all’estetica del piatto, a cui ci hanno abituato la cucina e la pasticceria contemporanea, deve corrispondere la qualità del gusto.

«Bisogna fare un passo indietro - sostiene Daddio - perché nulla è più contemporaneo della tradizione. Parlando di tendenze, vorrei che ci fosse l’innovazione ma solo di pari passo con il gusto. Negli ultimi anni vedo una pasticceria fatta di plastica, fatta di colori pastello, colori che rasentano tutto ciò che è tradizione, gusto e arte artigianale. Parlo da cuoco, e confermo che la pasticceria è una branca della cucina; il tutto si concretizza nella gastronomia, e quindi i pasticceri a mio avviso dovrebbero conoscere le basi della cucina per legare il dolce ai piatti del menu».

«I giovani che aspirano a fare questo lavoro devono sicuramente partire dalle basi, perché esse sono i pilastri di una profonda fondazione. Senza basi si rischia di creare castelli di sabbia e dopo un po’ di anni, dalla passione finta si finirebbe in una vera compassione».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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