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Bondi: Senza aiuti e turismo a novembre chiudo la gelateria

Il presidente dei Gelatieri Artigiani Fiorentini avrebbe preferito una gestione diversa dell'emergenza. Con Firenze senza turismo, la sua attività è in crisi. Ha riaperto solo per far sapere che esiste. Ha aggiunto: «Siamo un'attività stagionale». Se d'estate mancherà il turismo e d'inverno la cassa integrazione, «chiuderò i primi di novembre».

di Marco Di Giovanni
 
29 maggio 2020 | 06:50

Bondi: Senza aiuti e turismo a novembre chiudo la gelateria

Il presidente dei Gelatieri Artigiani Fiorentini avrebbe preferito una gestione diversa dell'emergenza. Con Firenze senza turismo, la sua attività è in crisi. Ha riaperto solo per far sapere che esiste. Ha aggiunto: «Siamo un'attività stagionale». Se d'estate mancherà il turismo e d'inverno la cassa integrazione, «chiuderò i primi di novembre».

di Marco Di Giovanni
29 maggio 2020 | 06:50
 

È del 26 maggio un nostro servizio che parla di boom del gelato. Allentate le limitazioni e colpiti dal primo caldo tardo-primaverile, gli italiani si sono riversati nelle strade, chiedendo chi coni chi coppette, ridando speranza al settore "gelateria artigianale". Ma non dappertutto è così. E a parlarne con Italia a Tavola è proprio il maestro gelatiere, presidente dei Gelatieri Artigiani Fiorentini e vincitore del Premio Personaggio dell'anno di Italia a Tavola categoria Pasticceri nel 2018. La sua realtà, I gelati del Bondi, è a Firenze, angolo tra via Faenza e via Nazionale, in centro città insomma.

Vetulio Bondi - Il gelato va, ma non dappertutto Bondi: «Il guaio del centro città»

Vetulio Bondi

Ed in centro città, la gente che affolla le gelaterie non c'è. «Ci sono delle differenziazioni da fare», ci anticipa Vetulio. «È vero, le persone escono dopo questo lockdown, tendono ad uscire. Passeggiata e gelato, cono o coppetta che sia». Non è però sempre vero, va, come suggerisce il gelatiere, localizzato «Si tratta delle gelaterie di periferia, quelle di quartiere. Perché oggi la gente vuole uscire e viversi il quartiere».
Centro Firenze di certo non conta il numero di persone abitanti quanti sono i suoi posti letto. Una città che vive, come ci ricorda Bondi, «per l'85% di turismo, e anche il restante 15% sono settori strettamente collegati» non può certo dirsi quartiere come fosse in periferia; può dirsi città deserta, come Venezia allo stesso modo (che di turismo vive al 95%, ricorda ancora Vetulio). Il turismo non c'è. Tornerà dal 3 giugno, forse, ma in quale misura, nell'immediato, e in una grande città d'arte (piuttosto che in spiaggia)? E, ripetiamo, chi abita fuori Firenze, resta nel suo quartiere. Si è instaurato un processo di fidelizzazione tra consumatore e gelateria del posto.

Gli scatti che Vetulio Bondi ci ha inviato, che inquadrano via Faenza e via Nazionale praticamente deserte - Il gelato va, ma non dappertutto Bondi: «Il guaio del centro città»
Gli scatti che Vetulio Bondi ci ha inviato, che inquadrano via Faenza e via Nazionale praticamente deserte

«Non lo nego, se questo è un trend, che ci accompagnerà per tutta l'estate, noi chiuderemo per la fine di novembre. Chiuderemo proprio l'attività». Un'attività, quella di Bondi, che oltre ad essere pluripremiata, esiste dal lontano 1982. Poi, più intensamente: «I veri morti li conteremo i primi di novembre», una triste coincidenza sul calendario. Vetulio lamenta sì i problemi ai vertici nella gestione di questa emergenza sotto tanti aspetti, in primis quello economico, di necessità delle imprese per sopravvivere. E, riferendosi alla sua attività, spiega: «La Cassa integrazione per noi dovrebbe togliersi a luglio e mettersi a dicembre, gennaio, febbraio... Sapete perché? Perché noi siamo un'attività stagionale. Il gelato è stagionale. La gente può pensare che il nostro guadagno sia tanto, ma non ricordano che quel guadagno prettamente stagionale deve essere spalmato su di un intero anno». E se la stagione che si avvicina sarà con scarso turismo, esterno o interno che sia, le mancanze andranno poi a risentirsi nel periodo dell'anno in cui si prende molto molto meno.

«Io ho delle persone di cui mi fido, che lavorano per me. Io le ho assunte a tempo indeterminato, per tutto l'anno e per mille motivi. Pensa a me che faccio formazione professionale in giro per il mondo, ad esempio». Vetulio aveva programmate masterclasses un po' ovunque nel mesi trascorsi, da Singapore a Los Angeles fino al North Carolina. «Avere persone fidate mi permette di potermi muovere per insegnare».

Vetulio è amareggiato, lo dice chiaramente. «Amareggiato a 360 gradi». E ancora, «io vorrei gridare al mondo intero del malessere di tutti i gelatieri d'Italia». Parole forti quelle di Bondi, che pur essendo personaggio noto ha a che fare con le realtà di tutti coloro che si ritrovano a dover far fronte a «sedici mensilità da pagare ai dipendenti, affitto, utenze, personale...».

Facciamo due passi indietro, per avere un'idea cronologica dell'attività del gelatiere. Vetulio ha aperto il 4 maggio: «Io ho aperto, seguendo tutte le misure. Ho aperto per far vedere che esisto, ma tornassi indietro non so se lo farei». Le realtà che come la sua - simile qualità di prodotto, simile posizione geografica, simile condizione - hanno riaperto il 4 «hanno avuto un decremento del business, un guadagno che oscilla tra un dodicesimo e un nono rispetto all'anno precedente». Il weekend appena trascorso, descritto come una due giorni di vero e proprio boom per il gelato, Vetulio ha incassato un sedicesimo rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

E per l'estate? Ne abbiamo parlato insieme. Il turismo magari si riprenderà un poco, ma si sposterà soprattutto lungo le coste o in quei luoghi naturali che garantiscano una maggior sicurezza, una sorta di tutela intrinseca che allontani la possibilità di contagio. «Il turismo estivo sarà infinitesimale. Quello che mi hanno suggerito è di tenere chiuso e riaprire i primi di marzo del 2021».

Le frecce tricolori che passano su Firenze in questo momento difficile - Il gelato va, ma non dappertutto Bondi: «Il guaio del centro città»
Le frecce tricolori che passano su Firenze in questo momento difficile

Conclude Bondi, pensieroso: «Non so nemmeno io, penso prenderò quello che verrà, al limite farò altro». Un'esternazione di amarezza, ma anche un grido d'allarme alle istituzioni che in tutto questo tempo «non si sono preoccupate di chiamare un oste, un gelatiere, un barista» per le loro task force, per «farsi spiegare quali fossero le reali problematiche».

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