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Per combattere il virus del raffreddore basta conoscere il suo codice genetico

Uno studio inglese ha decifrato i messaggi che regolano l'assemblaggio del rinovirus, il responsabile del raffreddore: il codice è nascosto nel suo patrimonio genetico. Ora è possibile interromperne la trasmissione. Tuttavia è ancora difficile ipotizzare il ricorso a una terapia genetica per colpire l'assemblaggio del virus

15 marzo 2015 | 10:29
Per combattere il virus del raffreddore 
basta conoscere il suo codice genetico
Per combattere il virus del raffreddore 
basta conoscere il suo codice genetico

Per combattere il virus del raffreddore basta conoscere il suo codice genetico

Uno studio inglese ha decifrato i messaggi che regolano l'assemblaggio del rinovirus, il responsabile del raffreddore: il codice è nascosto nel suo patrimonio genetico. Ora è possibile interromperne la trasmissione. Tuttavia è ancora difficile ipotizzare il ricorso a una terapia genetica per colpire l'assemblaggio del virus

15 marzo 2015 | 10:29
 

Il virus del raffreddore dipende da un codice genetico, che ne regola l’infezione, a svelarlo è un ricerca condotta dalle università inglesi di Leeds e York pubblicata sulla rivista Pnas. Riportiamo per intero, da Humanitasalute.it, i risultati della ricerca e i commenti degli esperti, Francesca Puggioni, pneumologa di Humanitas, e Luca Malvezzi, otorinolaringoiatra di Humanitas.



Sono stati decifrati quei segnali che permettono l'assemblaggio del virus del virus del raffreddore: bloccare questo processo vuol dire renderlo inefficace e, quindi, prevenire le malattie. I ricercatori hanno studiato la struttura dell'acido ribonucleico (Rna) di una molecola di virus del raffreddore, il rinovirus. Secondo lo scienziato che ha guidato il team, per questi virus è stata scoperta una sorta di "macchina Enigma", ovvero il sistema di decodifica che nascondeva questi segnali: ora è possibile leggere i messaggi, decifrarli e anche interromperne la trasmissione.

Per gli autori dello studio, era noto da decenni che l'Rna porta con sé i messaggi che creano le proteine virali, ma non l'esistenza di un secondo codice che governa l'assemblaggio del virus. Lo studio va oltre perché dimostra che sarebbe possibile progettare delle molecole che interferiscono con il codice, rendendolo non interpretabile e, quindi, stoppare efficacemente il virus.

«Dal punto di vista della ricerca scientifica - sostiene Francesca Puggioni - lo studio è di estrema importanza. Gli scienziati hanno infatti individuato quel codice di proteine Rna che fa in modo che il virus si assembli. Dopo essere entrato nelle cellule dell'organismo il virus usa la forza della cellula infettata per produrre il suo codice genetico e quindi prendere forma».
 
Il raffreddore dovrebbe durare al massimo sette giorni
Tuttavia il valore pratico dello studio è ancora da valutare: «È difficile ipotizzare il ricorso a una terapia genetica per colpire l'assemblaggio delvirus ai primi sintomi di un raffreddore. Quello che più realisticamente si può ipotizzare - conclude la dottoressa Puggioni - è che in futuro, grazie allo studio, si possa definire una terapia da somministrare a scopo preventivo come una sorta di profilassi nei soggetti a rischio già affetti da altre patologie a carico dell'apparato respiratorio».

Alle parole della dottoressa Puggioni fa eco il dottor Luca Malvezzi, che sottolinea le possibili implicazioni dello studio anche «dal punto di vista epigenetico. Ogni scoperta è importante perché può aprire la strada verso nuovi orizzonti. Potrebbe essere interessante ad esempio capire come si comporta la cellula in alcune situazioni particolari come quando è in corso un processo infiammatorio: quali sono le strategie che mette in atto per difendersi, perché queste strategie in certe situazioni portano a una risoluzione della malattia e in altre a una sua evoluzione».

Al di là dell'utilità della ricerca, è importante sottolineare l'impatto nella vita di tutti i giorni del raffreddore che, come nota la dottoressa Puggioni, «fa perdere agli Stati Uniti 150 milioni di giorni di lavoro». «Bisogna distinguere - aggiunge il dottor Malvezzi - tra soggetti sani e categorie a rischio. Per i primi il disturbo dura qualche giorno e sì, con un po’ di attenzione e riposo la situazione rientra senza alcuno strascico. Mantenere al caldo le zone colpite dal virus aumenta le possibilità di pronta guarigione perché rallenta la replicazione virale».

«D’altra parte - continua Malvezzi - anche il nostro organismo attua questa strategia difensiva aumentando la temperatura corporea (febbre). E allora non bisogna contrastare questa strategia ad esempio utilizzando in modo improprio il paracetamolo, utile solo per temperatura superiori e ai 38,5 °C. Per le categorie a rischio, i bambini, gli anziani, i soggetti con disturbi respiratori come asma e bronchite croniche, fibrosi cistica,bronchiectasie o persone non immunocompetenti l’attenzione va posta subito nell’inviare il paziente alle cure idonee evitando che un banale raffreddore possa evolvere in complicanze anche serie e lunghe ospedalizzazioni».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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