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Nero di Troia, vitigno storico e di qualità Il terzo più diffuso in Puglia

Il Nero di Troia, vitigno ricco di precursori aromatici che evolvono nel corso del tempo determina vini completamente diversi, con note fruttate se giovani e più ricchi di note speziate per i prodotti invecchiati

di Piera Genta
 
17 maggio 2015 | 15:37

Nero di Troia, vitigno storico e di qualità Il terzo più diffuso in Puglia

Il Nero di Troia, vitigno ricco di precursori aromatici che evolvono nel corso del tempo determina vini completamente diversi, con note fruttate se giovani e più ricchi di note speziate per i prodotti invecchiati

di Piera Genta
17 maggio 2015 | 15:37
 

In Alta Murgia presso il Teatro Comunale di Corato si è svolto un focus sul Nero di Troia, terzo vitigno autoctono a bacca nera più diffuso in Puglia identitario della zona centro settentrionale, che costituisce la base della denominazione Castel del Monte Doc. Un incontro che ha voluto evidenziare nella sua prima fase le peculiarità del vitigno e l’influenza del territorio e nel proseguio tracciare alcune strategie di marketing e di valorizzazione per migliorare il posizionamento del Nero di Troia come volano della zona.



Apertura dei lavori a Francesco Liantonio, presidente del Consorzio di tutela vini Doc Castel del Monte, con la storia del Consorzio, nato nel 1998, 8 cantine (Cantina della Riforma Fondiaria, Cefalicchio, La Cantina di Andria, Santa Lucia, cantina Tor de falchi, Conte Spagnoletti Zeuli, Rivera, Torrevento), un come simbolo Castel del Monte, castello federiciano e patrimonio Unesco. Molte delle aziende sono situate all’interno del Parco dell’Alta Murgia che rappresenta il più esteso Parco rurale d’Italia e uno dei più grandi del continente europeo.

Gli aspetti tecnici sono stati sviluppati da ricercatori universitari: Paola Piombino, docente di analisi sensoriale presso l’università di Napoli, nel trattare l’aroma del vino ha esaminato uno dei parametri di scelta importanti per il consumatore che vuole, oltre ad un buon rapporto tra qualità e prezzo, una esperienza sensoriale soddisfacente e riconoscibile. Il Nero di Troia, vitigno ricco di precursori aromatici che evolvono nel corso del tempo e sono identificabili sul prodotto finale determina vini completamente diversi, con note fruttate se giovani e più ricchi di note speziate per i prodotti invecchiati. Complessità legate alla materia prima e alla salvaguardia delle differenze compositive durante l’intero ciclo produttivo dalla vigna al prodotto finale.

Il cammino futuro si dirige verso l’enologia varietale che permette di conoscere, conservare ed esaltare le caratteristiche di ogni singolo vitigno per ottimizzare le tecniche che favoriscono l’espressione delle singole particolarità e tipicità. Laura de Palma, docente di viticoltura ed arboricoltura dell’Università degli studi di Foggia, dopo un accenno sulle origini del vitigno e il legame che si suppone tra l’Uva di Troia ed il mitico eroe, Diomede, supportate anche dal ritrovamento delle monete che riproducono un grappolo presso gli scavi di Arpi, antica città dell’Apulia, 5 km a NE di Foggia, ha posto l’accento sulla ecofisiologia vegetale e le relazioni che determina sulla qualità della produzione dell’area Castel del Monte.

Un basamento calcareo dai suoli sottili, clima caldo arido soprattutto nel periodo estivo quando si aggiungono livelli di aridità particolarmente significativi, un ambiente che origina stress di natura termica, idrica e luminosa. Il profilo genetico del vitigno è stato individuato attraverso l’analisi del dna e tutte le informazioni sono state raccolte in un database vinicolo ideato dall’Università di Pisa, implementato grazie al progetto Ager. In chiusura della prima sessione, Luigi Tarricone del Cra di Barletta con una panoramica di confronto tra profili fenolici del Nero di Troia e altre varietà, il rapporto di parentela tra Bombino e Nero di troia, caratteristiche sensoriali, variabilità genetica del vitigno, diversità di cinetica di maturazione e l’evoluzione del vitigno, sistema di potatura, differenza di suoli e ph.

Interessante il rinnovamento delle piante presenti: nel 2012 170mila viti, nel 2013 si è registrato un incremento del 50% e con un ulteriore crescita nel 2014 fino a raggiungere 260mila vendute al sistema produttivo, in termini di ettari annualmente rinnova tra 60 e 70 ettari. La rappresentazione è un vigneto policlonale rappresentato da 5 cloni per controbilanciare le deficienze di un clone rispetto all’altro. Il futuro si dirige verso la viticoltura di precisione, l’utilizzo di un biotipo ad acino piccolo e si sta registrano un interesse sulle tecniche sostenibili della gestione del suolo e sugli effetti dei cambiamenti climatici.

La seconda parte una tavola rotonda il cui tema riguardava il marketing territoriale e le strategie di valorizzazione dei territori vinicoli. Diverse testimonianze iniziate con l’esperienza di Donatella Cinelli Colombini, presidente Consorzio del vino Doc Orcia, una situazione con molti punti in comune e che può fare da modello al Nero di Troia. «Si vince con l’identità e sotto questo punto di vista il Nero di Troia e il suo territorio sono sulla strada giusta», inizia a raccontare e da fondatrice del Movimento Turismo del vino ha raccomandato l’utilizzo delle nuove tecnologie, il web con la costruzione di un sito aziendale tradotto in inglese e soprattutto l’inserimento dell’azienda e dei suoi prodotti su siti fondamentali, Wine-searcher, CellarTracker, in cui i consumatori, soprattutto quelli esteri, vanno a cercare notizie sul vino.

Ogni azienda deve essere narratrice di se stessa; tutti i turisti che visitano la Puglia, meta turistica più desiderata, devono tornare a casa ed essere consumatori del vino della zona, ogni degustazione deve diventare un momento da ricordare, perché dentro ogni vino c’è un racconto, un vissuto, un paesaggio. Anche per Licia Granello, food editor di Repubblica «occorrono segnali e scelte forti per dare riconoscibilità al territorio connotandolo in modo originale» e lancia una provocazione «Io sto con gli olivi di Puglia» chiedendo al Consorzio di farsi promotore di una campagna per promuovere una ricerca per salvare il paesaggio.

Parere positivo sull’attività del Consorzio Castel del Monte anche quello di Giuseppe Liberatore, presidente dell’Aicig (Associazione italiana consorzi indicazioni geografiche) che riunisce i Consorzi di tutela riconosciuti Mipaaf e che rappresenta oltre il 90%, in valore economico, delle produzioni italiane Dop e Igp. Ricopre tutto l’agroalimentare ad eccezione del vino ed ha lo scopo di esaminare direttamente con il sistema pubblico i problemi comuni delle denominazioni d’origine, patrimonio europeo di valori comuni condivisi, frutto di fattori umani ed ambientali di un territorio. E proprio il territorio, il paesaggio rurale, la diffusione della sua cultura, la sua importanza sono gli attori principali di tutte le riflessioni a cui si unisce Mauro Rosati, direttore della Fondazione Qualivita, che evidenzia l’ignoranza della strategia per difendere il concetto economico legato alle indicazioni geografiche proprio sul web.

Il sistema delle indicazioni geografiche nato ufficialmente nel 1992 è l’unico settore italiano cresciuto costantemente che ha creato un nuovo modo di vedere l’agricoltura, un sistema corale fatto di tanti produttori e di qualità dei prodotti che bisogna raccontare e raccontare bene. Alessandro Scorsone, “sommelier di Stato”, si è soffermato sull’importanza del servizio del vino, inteso come arte nobile, un altro aspetto essenziale di comunicazione, soprattutto quando a svolgerlo sono i giovani. Ha sottolineato anche l’importanza di saper raccontare il vino con parole semplici.



Una panoramica sul lavoro svolto finora da tutti gli attori della filiera è stata fornita da Rosa Fiore, dirigente servizio alimentazione - assessorato Risorse agroalimentari della regione Puglia: «Il brand Puglia - ha affermato Rosa Fiore - funziona. Bisogna continuare con il gioco di squadra. Il Nero di Troia ha dalla sua la storia, il racconto, la qualità». A conclusione dei lavori un omaggio al Nero di Troia, Aldo Caputo, coratino di nascita e stella affermata della lirica, protagonista su prestigiosi palcoscenici come il Teatro alla Scala di Milano, il San Carlo di Napoli e il New York City Opera, “Ambasciatore ad honorem del Nero di Troia” con l’accompagnamento ha dedicato due brani al vitigno re della sua terra: “La danza rituale del fuoco” del compositore spagnolo Manuel De Falla e il grande classico napoletano “Dicitencello vuje”.

La giornata si è conclusa con la cena “Cinque Chef per il Sovrano”, cinque importanti interpreti della cucina murgiana (Antonio Di Nunno Locanda di Nunno Canosa di Puglia, Cinzia Piccarreta La Bottega dell’Allegria di Corato, Riccardo Barbera Masseria Barbera di Minervino Murge, Pietro Zito Antichi Sapori di Andria) hanno realizzato alcuni piatti dedicati al Nero di Troia. La cena è stata l’occasione per eleggere gli “Ambasciatori del Nero di Troia”, scelti tra giovani operatori del settore della ristorazione.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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