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A Bergamo tre viticoltrici si raccontano «Fare vino è una sfida personale»

Alla Residenza Bergamo+, Vanna Buelli per La Rocchetta, Cristina Kettlittz per Castello di Grumello e Marta Mondonico per Le Mojole hanno raccontato fatiche e conquiste da quando sono viticoltrici. A moderare la serata “La vite è donna”, il direttore di Italia a Tavola Alberto Lupini ed Elena Miano di Ospiti a Tavola

di Marco Di Giovanni
 
06 maggio 2016 | 10:33

A Bergamo tre viticoltrici si raccontano «Fare vino è una sfida personale»

Alla Residenza Bergamo+, Vanna Buelli per La Rocchetta, Cristina Kettlittz per Castello di Grumello e Marta Mondonico per Le Mojole hanno raccontato fatiche e conquiste da quando sono viticoltrici. A moderare la serata “La vite è donna”, il direttore di Italia a Tavola Alberto Lupini ed Elena Miano di Ospiti a Tavola

di Marco Di Giovanni
06 maggio 2016 | 10:33
 

Bergamo, seppur non una zona di ampia produzione, di certo può vantare qualità, dinamicità e soprattutto protagonisti preparati e appassionati per la produzione di vino. Anzi, per l'occasione sarebbe più corretto parlare di protagoniste. La Residenza Bergamo+ in Via Mazzini 4, ha infatti ospitato tre produttrici, le quali hanno raccontato le loro esperienze e il loro impegno nel prendere in mano e portare avanti, fino al successo, tre grandi cantine della bergamasca: Vanna Buelli per Tenuta La Rocchetta, Cristina Kettlittz per Tenuta Castello di Grumello e Marta Mondonico per Tenuta Le Mojole. Tutte e tre, queste “Donne per il vino” hanno ripercorso quel loro iter ricco di ostacoli e di soddisfazioni, stimolate dalle domande del direttore di Italia a Tavola Alberto Lupini e da Elena Miano di Ospiti a Tavola.



La Residenza Bergamo + si è prestata divinamente all'occasione: una vera culla per modernità e architettura, punta di diamante per la città, ha accolto ieri, 5 maggio, molteplici ospiti, i quali hanno potuto godere dei suoi spazi aperti sorseggiando dapprima gli ottimi vini delle tre aziende, stuzzicando qua e là piccoli assaggi offerti, per poi accomodarsi in sala. Dopo un momento di convivialità si è passati al fulcro della serata, con le tre protagoniste pronte a raccontare le rispettive storie.

Elena Miano, Cristina Kettlittz, Marta Mondonico, Vanna Buelli e Alberto LupiniElena Miano, Cristina Kettlittz, Marta Mondonico, Vanna Buelli e Alberto Lupini
Elena Miano, Cristina Kettlittz, Marta Mondonico, Vanna Buelli e Alberto Lupini

A rompere il ghiaccio Alberto Lupini, direttore di Italia a Tavola: «Abbiamo qui tre imprenditrici del vino, tre produttrici che hanno a che fare con una delle imprese più antiche dell'uomo, tre donne che per portare avanti le loro passioni sono venute qui, a Bergamo. Cosa vi ha portato a fare del vino sulle nostre colline?». La parola alle tre imprenditrici, allora, che, pur facendo uno stesso lavoro, sono «donne molto diverse tra loro - ha precisato Elena Miano - con tre aziende diverse per dimensione, con differenti caratteri».

Alberto Lupini
Alberto Lupini

Marta Mondonico per Le Mojole ha provato a rispondere un po' per tutte: certamente donne diverse, ma in effetti accomunate da un'eguale passione. «Penso sia io che Vanna e Cristina abbiamo scelto di fare vino per sentimento. Cristina ha voluto portare avanti la terra comprata dal nonno, continuare la sua tradizione; Vanna ha gestito il terreno che è da sempre appartenuto alla famiglia del marito, mettendolo a frutto; per quanto riguarda me, non avevo alcun background nella viticoltura, eppure seguii la scelta di mio marito, che volle comprare le Mojole, e decisi di prendermene cura».

Marta Mondonico
Marta Mondonico

E quali siano stati in effetti i segreti che hanno portato queste donne alla “vittoria”, se vogliamo, nella sfida con loro stesse, Alberto Lupini l'ha colto immediatamente: «Fare squadra è fondamentale nell'agricoltura». Tutte e tre le produttrici, bergamasche d'acquisizione, non avevano sufficiente cultura in fatto di vino, e con umiltà, hanno formato squadre unite ed affiatate, molto preparate anche, com'è stato per Cristina Kettlittz, ad esempio. «È stato importante il binomio con la famiglia Zadra dal Trentino. Carlo Zadra ha lavorato con noi, l'uomo che, insieme a Luigi Veronelli, ha riportato in vita la viticoltura bergamasca. Io ho fatto squadra principalmente con il figlio, Paolo: abbiamo iniziato insieme, dando quella spinta di cui l'azienda aveva bisogno, e ora abbiamo creato non solo dell'ottimo vino, ma anche una Tenuta aperta al pubblico, dove le persone possono davvero percepire nell'aria la passione, la fatica e la gioia che ci accompagna ogni giorno nella produzione delle nostre etichette».

Cristina Kettlittz
Cristina Kettlittz

Tutte storie non facili, piene di sfide, con la terra, con la produzione, con la conoscenza, ma soprattutto con se stessi, com'è stato in particolare per Vanna Buelli: «Portare in auge questa piccola cantina per me è stata una scommessa con mio marito, ma soprattutto con me stessa: ho fatto anni, come le mie colleghe, a “spaccarmi la schiena”, portando casse di vino dove venivano richieste, facendo ogni cosa fosse necessaria, e alla fine, quando vidi nel '99 la prima medaglia d'argento al Vinitaly, capii di essere sulla strada giusta». Insomma, tre donne con la D maiuscola, che hanno perseguito un'obiettivo davvero desiderato, incuranti degli ostacoli, pronte ogni volta ad affrontare grandi sacrifici, dalla vita frenetica a «scordarsi il tacco dodici, il trucco, il vestito elegante e il profumo, che disturba il palato quando assaggi il vino» come ricorda Marta Mondonico.

Vanna Buelli
Vanna Buelli

Un'intervento avvincente, che lascia trapelare la forza femminile che ormai ben si fonde con questo mondo. Perché, come dice l'evento, “La vite è donna”, e queste tre Donne del vino, come le altre 800 circa in Italia, lo sanno bene. Un buon intermezzo poi è stata la cena a buffet, con ottimi assaggi di pasta e mini-gustose-composizioni da mangiare in un sol boccone, sempre assaggiando gli squisiti vini delle tre aziende, dai bianchi ai rossi alle bollicine.

Elena Miano
Elena Miano

La conclusione è stata affidata alle mani, e alle esperte parole, del giornalista enogastornomico e wine writer Massimo Zanichelli con il suo spazio Enoarte. Un viaggio di abbinamenti tra arte ed enologia, un'esperienza sensoriale che portasse gli ospiti a criticare un vino e degustare un quadro. E così è stato: tre vini, uno per ogni azienda, hanno accompagnato le opere di Giovanni Gerolamo Savoldo, Jacopo Bassano, Monet e Andy Warhol seguendo un tris di temi: variazioni, repliche e serialità.

Massimo Zanichelli
Massimo Zanichelli

Un veloce excursus: le bollicine di un Nature di La Rocchetta, metodo classico molto rigoroso, vino secco, con poco zucchero residuo. Il gusto rarefatto, un aspetto luminoso: tutti elementi che ben si ritrovavano nella Maddalena (o Veneziana) di Savoldo, un tris di quadri tra i quali dettagli più o meno evidenti cambiavano, dal colore della veste - prima azzurra poi oro, come il vino, appunto - alla presenza-assenza di paesaggio.



Poi Donna Marta di Le Mojole, un 2012 di taglio bordolese “alla pari”, Merlot e Cabernet circa nelle stesse quantità, un rosso che ben si adattava al sangue sempre più protagonista del tris di quadri di Jacopo Bassano, notturni e drammatici, o alle tre Erodiade di Francesco Cairo, rappresentanti l'estati morbosa, quasi un anticipo del decadentismo, della donna che, non avendo avuto per sè il Battista, ne chiese ad Erode la testa.



Ultimo il Moscato Passito del Castello di Grumello, ideale da abbinare ai formaggi: «Un vero matrimonio d'amore come direbbe Veronelli» ha precisato Zanichelli. A quest'ultimo abbinate le Cattedrali di Monet e a seguire le Marylin di Andy Warhol, che hanno reso l'arte, l'icona, alla portata di tutti. «Il vino è un prodotto artigianale e seriale - dice l'esperto - proprio come le 31 Cattedrali di Monet. Ma non è più un pezzo unico, sono tante, tante bottiglie di un'unica etichetta, proprio com'è per la Marylin di Warhol. Noi, seppur le bottiglie siano diverse, seppure anche i quadri lo siano, viviamo di icone. Prosit». Una più che degna conclusione ad una serata che ha celebrato il vino, l'arte che sta all'interno della sua preparazione, e le donne che di quest'arte si sono innamorate.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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