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Gli agricoltori Usa chiedono dazi sui formaggi made in Italy

I produttori di formaggio americani del Consortium of Common Food Names hanno chiesto al presidente degli Stati Uniti Donald Trump di limitare le importazioni di formaggi europei, oltre che di chiudere le dogane. Se ciò avvenisse, sarebbe un duro colpo per i prodotti europei e, in particolare, per tanti marchi del made in Italy.

24 maggio 2019 | 17:44
Gli agricoltori Usa chiedono 
dazi sui formaggi made in Italy
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dazi sui formaggi made in Italy

Gli agricoltori Usa chiedono dazi sui formaggi made in Italy

I produttori di formaggio americani del Consortium of Common Food Names hanno chiesto al presidente degli Stati Uniti Donald Trump di limitare le importazioni di formaggi europei, oltre che di chiudere le dogane. Se ciò avvenisse, sarebbe un duro colpo per i prodotti europei e, in particolare, per tanti marchi del made in Italy.

24 maggio 2019 | 17:44
 

I produttori di formaggio americani del Consortium of Common Food Names hanno chiesto al presidente degli Stati Uniti Donald Trump di limitare le importazioni di formaggi europei, oltre che di chiudere le dogane. Se ciò avvenisse, sarebbe un duro colpo per i prodotti europei e, in particolare, per tanti marchi del made in Italy.

Nella loro richiesta, i produttori americani rivendicano la genericità di molte indicazioni geografiche europee, una motivazione del tutto “priva di fondamento e che va smontata”, ha detto il presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano, Nicola Bertinelli.

(Gli agricoltori Usa chiedono dazi sui formaggi made in Italy)

«Il mercato dell'Unione europea è aperto al 100% all'import di indicazioni geografiche americane - ha detto Bertinelli - Così come il Cafè de Colombia e la tequila messicana hanno ottenuto il riconoscimento dell'Unione europea, i produttori del Wisconsin possono richiedere di registrare come Dop o Igp, in base alle regole Ue, ad esempio un loro Cheddar. Nessuna barriera può essere messa a tale percorso. Viceversa, alla pretesa di usurpare nomi e prodotti che per il consumatore europeo sono indicazioni geografiche riconosciute, non potremo che opporre sempre e comunque il più totale sbarramento».

Gli Stati Uniti, ricorda il Consorzio del Parmigiano Reggiano, rappresentano il terzo mercato per il "Re dei formaggi" made in Italy, dopo Italia e Francia con oltre 10mila tonnellate di formaggio esportato.

Sul caso è intervenuta anche la Coldiretti, che ha parlato dell’intenzione degli Stati Uniti di “invadere il vecchio continente con le imitazioni a stelle e strisce dei formaggi europei”, che negli Usa hanno raggiunto solo per i tarocchi di tipo italiano il quantitativo record di 2,4 miliardi di chili all’anno. «L’associazione casearia statunitense - denuncia la Coldiretti - chiede di imporre dazi alle importazioni di formaggi europei se non verrà aperto il mercato dell’Unione ai tarocchi statunitensi venduti anche con nomi che richiamano esplicitamente le specialità casearie più note del Belpaese senza averci nulla a che fare, dalla mozzarella alla ricotta, dal provolone all’asiago, dal parmesan al romano ottenuto però senza latte di pecora. A differenza delle produzioni Dop quelle statunitensi - precisa la Coldiretti - non rispettano i rigidi disciplinari di produzione dell’Unione Europea che definiscono tra l’altro, le aree di produzione, il tipo di alimentazione e modalità di trasformazione».

Una richiesta rafforzata dal fatto, sempre secondo Coldiretti, che con il accordo di libero scambio con il Canada (Ceta) per la prima volta nella storia l’Unione Europea ha legittimato in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali, dall’asiago alla fontina dal gorgonzola, ma può anche essere liberamente prodotto e commercializzato dal Canada falso Parmigiano Reggiano con la traduzione di parmesan.

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