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La lezione di memoria dell’Albania Arrivano in Italia 30 sanitari

Un annuncio di amicizia e sostegno morale è arrivato dal capo del Governo Edi Rama che ha inviato a Bergamo aiuti in segno di riconoscenza e vicinanza ricordando gli aiuti forniti durante la Guerra dei Balcani.

 
29 marzo 2020 | 15:41

La lezione di memoria dell’Albania Arrivano in Italia 30 sanitari

Un annuncio di amicizia e sostegno morale è arrivato dal capo del Governo Edi Rama che ha inviato a Bergamo aiuti in segno di riconoscenza e vicinanza ricordando gli aiuti forniti durante la Guerra dei Balcani.

29 marzo 2020 | 15:41
 

Non esiste civiltà senza memoria e non può dirsi essere umano degno di questo nome un individuo privo di memoria. Si parla ovviamente di capacità di ricordare un’esperienza passata e farne tesoro per il futuro. Ebbene, se in questa quarantena forzata ci ostiniamo a sforzarci di fare “memoria” di questa esperienza, c’è chi invece ha già fatto memoria di avvenimenti passati e ora quella stessa la mette a frutto, al nostro servizio. Un intervento che dovrebbe fare vergognare altri Paesi europei, a partire dalla Germania che inizialmente aveva persino bloccato la vendita all'Italia di mascherine e respiratori. Per non parlare della dimenticanza da parte di Berlino della cancellazione dei suoi debiti di guerra dopo il secondo conflitto mondiale. 

Edi Rama - La lezione di memoria dell’Albania Arrivano in Italia 30 sanitari
Edi Rama

Stiamo parlando dell’Albania che, memore della collaborazione fitta portata avanti durante la Guerra dei Balcani, oggi ha deciso di inviare 30 tra medici e infermieri in Italia. Tappa a Fiumicino, poi direzione Bergamo per aiutare i sanitari nella dura lotta contro il coronavirus. Un aiuto quasi improvviso annunciato in doppia lingua (italiano e albanese) dal capo del governo Edi Rama tramite Facebook: «L'Italia - ha detto - è casa nostra e noi non siamo un Paese privo di memoria. L'Italia deve vincere e vincerà questa guerra anche per noi, per l'Europa e il mondo intero. Dio vi benedica».

Un “credito” di cui non avevamo tenuto forse conto e che, anzi, per anni si era trasformato in un fardello con il binomio albanese-uguale-malvivente che si era impossessato delle nostre teste poco sviluppate. E invece eccoli qui pronti a inviarci aiuti. Nessuna dinamica futura di alleanze come si può presupporre per la Cina; nessuna alleanza che affonda le radici nelle due Guerre mondiali, ma un’idea di vicinanza e amicizia sbocciata a metà anni Novanta che consente anche ai più giovani di leggere in modo concreto questo gesto degli albanesi. Non vinceranno da soli la battaglia: non sarà “l’armata russa” oppure le tonnellate di materiale arrivato dalla Cina, ma è un aiuto inaspettato, simbolico quasi, che arriva da un piccolo Paese e che per proporzioni e dinamiche forse andrebbe apprezzato ancor di più.

«So che a qualcuno in Albania sembrerà strano che 30 medici e infermieri della nostra piccola armata in tenuta bianca partano oggi per la linea del fuoco - ha sottolineato Rama nel suo breve discorso - so che 30 medici e infermieri non rovesceranno il rapporto tra la forza micidiale del nemico invisibile e le forze in tenuta bianca che lo stanno combattendo sulla linea del fuoco dall'altra parte del mare. Ma so che anche laggiù è casa nostra, da quando l'Italia e le nostre sorelle ed i nostri fratelli ci hanno salvati, ospitati e adottati in casa loro quando l'Albania bruciava di dolori immensi». Italia e Albania stanno «combattendo lo stesso nemico invisibile, le risorse umane e logistiche di questa guerra non sono illimitate - ha continuato il capo del governo di Tirana - ma noi non possiamo tenerle in riserva in attesa che siano chiamate, mentre in Italia, dove si stanno curando negli ospedali anche feriti di guerra albanesi, hanno un enorme bisogno di aiuto».

«È vero - ha concluso - che tutti sono rinchiusi dentro le loro frontiere, anche Paesi ricchissimi hanno voltato le spalle ad altri, ma forse perché non siamo ricchi e privi di memoria non ci possiamo permettere di non dimostrare all'Italia che gli albanesi e l'Albania non abbandonano mai l'amico in difficoltà. Questa è una guerra in cui nessuno può vincere da solo e voi cari membri coraggiosi di questa missione per la vita state partendo per una guerra che è anche la nostra, oggi noi siamo tutti italiani». Siamo tutti, semplicemente, uomini e tutti uguali come ci sta ricordando la Natura.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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